- 469 -
[pag 469 (293 F4 / 294 F1)]
e che è la
sfera delle dialettiche che li riguardano, nei confronti della quale lo
spostamento d'attenzione che va dai generi alle specie rileva una serie di
rapporti formali che permane identica ed identicamente rilevata quando lo
spostamento sia dalle specie ai generi; quindi uno dei termini del fondamentale
e primo spostamento d'attenzione cui i due convertiti per accidens rimandano è
la totalità di una certa zona o porzione di intelligibilità, con le sue materie
le sue forme gli spostamenti d'attenzione e le dialettiche da essa consentite,
l'altro è uno spostamento d'attenzione che rileva la sussunzione di un
intelligibile a un altro, e le rispettive funzioni di specie a genere dei due,
entro il tutto, e poiché lo spostamento d'attenzione, che è seconda biffa della
prima dialettica, rispetto alle conseguenze che ne derivano, l'autocoscienza di
siffatta sussunzione, è indifferente che muova dal sussumente verso il sussunto
o che prenda la direzione inversa, è legittima, sempre rispetto alla
conseguenza che la dialettica produce, l'autocoscienza della sussunzione, la
sostituzione dell'un spostamento all'altro; ma, lo spostamento dal sussunto al
sussumente è da una porzione di tutta l'estensione del sussumente a questo e
perciò deve avere a suo segno un giudizio particolare, mentre l'altro
spostamento che è dal sussumente al sussunto, sua specie e quindi da una
denotante generica alla sua connotazione, deve avere a suo segno un giudizio
universale, e i due giudizi godranno della legittimità della sostituzione
reciproca rispetto alle conclusioni che la correlazione indifferente di uno dei
due al tutto entro il quale sono gli spostamenti da essi indicati conduce, le
sussunzioni cioè e i rapporti di genere a specie o specie a genere; e allora i
due giudizi debbono la loro eguaglianza non già all'analisi dei loro rispettivi
contenuti e alla coincidenza dei rapporti in cui i loro rispettivi analizzati
si pongono reciprocamente, bensì all'assunzione delle loro due totalità,
all'analisi del tutto cui le loro due totalità appartengono, al rilievo o
autocoscienza cui s'accompagna la funzione che ciascuna delle due totalità
esplica in siffatto tutto e che arricchisce l'indifferenza che ciascuna
funzione, benché eterogenea dell'altra, ha rispetto al suo prodotto e quindi la
sostituzione legittima dell'una all'altra; e così qui, ancora una volta, posti
i due giudizi convertiti per accidens e lasciati nella loro distinzione,
risultano sostituibili o godenti liceità di sostituzione in forza della
legittimità della stessa, ma solo sulla base della loro rapportazione a
qualcosa che è altro da essi e fuori da essi, anche se questo altro è il tutto
di cui i due sono parti; ma siffatta sostituibilità è equivalenza, col che è
posta l'equivalenza dei due convertiti; un discorso passante attraverso le
stesse dialettiche fonda l'equivalenza di questi due, sia nel caso del
sillogismo che in quello del raziocinio; se infine andiamo a cercare l'ontico
autocosciente che è indicato dal termine equivalenza, fuori della matematica e
della logica, nel campo empirico delle azioni quotidiane, in cui si parla di
un'equivalenza tra una mano e un paio di tenaglie, tale ontico risulta essere
la sostituibilità reciproca degli equivalenti in quanto correlati ciascuno a un
terzo ontico altro dai due rispetto al quale ogni equivalente instaura, con la
sua totalità, un certo rapporto con una funzione di biffa che è accettata e
verificata
|