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tutto ciò una volta
avvenuto, ossia datosi con autocoscienza, resta tale e offre autocosciente il
quadro di una intelligibilità e dei suoi modi, anche se l'intuizione
sensoriale, quella delle impressioni di Hume tanto per intenderci, vi
aggiungerà qualcosa o non vi aggiungerà più nulla; ma, allora, se per una
dottrina degli intelligibili di tipo aristotelico è condizione necessaria e
sufficiente per un ontico autocosciente intelligibile di entrare come biffa in
dialettiche ossia di trapassare da quel modo dell'autocoscienza che è
l'intuizione a quello della dialettica, limitatamente però alla manifestazione
o presa di contatto di quella sfera dell'autocoscienza che è delle dialettiche
con quel suo aspetto o porzione di intelligibilità che è data dalle dialettiche
in cui le materie e le forme della sua unità hanno la liceità di dirompere, ma
non certo in vista del fondamento della sua intelligibilità che è sempre da
esso e mai dal suo disarticolarsi per riunificarsi mediante dialettiche, se
cioè questa dottrina allorché parla dell'ontità di intelligibili propone degli
ontici che, o problematici in quanto autocoscienti o immanenti con
inautocoscienza entro e sotto degli autocoscienti sensoriali, che non esigono
affatto di venir dialettificati per ricevere il sigillo dell'intelligibilità,
ma attendono dal fatto di aver reso sé e tutto ciò in cui si son disarticolati
biffe di dialettiche soltanto l'autocoscienza di alcune delle modalità
dell'intelligibilità, e precisamente le relazioni intercorrenti o fra essi o
fra quei qualitativi che la loro unità semplice cela per aver, per dir così,
assorbito nella propria omogenea qualificazione, le quali se non attraverso le
dialettiche s'accompagnano ad autocoscienza, se tutto ciò si dà in tale
dottrina, per una dottrina degli insiemi, per la quale gli autocoscienti
intuiti come tali sono vuoti di qualsiasi delle modalità o qualità il cui
complesso è detto intelligibilità, diventa condizione imprescindibile per
fondare un'intelligibilità in generale e l'intelligibilità particolare degli
autocoscienti intuiti, la dialettificazione di questi e quel che essa
significa, ossia il dirompere della loro unità in autocoscienti disarticolati,
lo spostamento d'attenzione da quel disarticolato all'altro che gli è
sostituito e sostituibile e da cui il primo è sostituito e sostituibile, lo
spostamento d'attenzione dal disarticolato all'unità, da cui il disarticolato
si è sciolto, come da parte a tutto, lo spostamento d'attenzione dall'una unità
all'altra come da sostituibile a sostituibile, ecc.; perché, se una dottrina
delle classi dalla necessità di fondare l'intelligibilità degli autocoscienti
intuiti sullo spostamento o trasferimento dei modi che sono delle forme pure
delle dialettiche a quegli autocoscienti in quanto entrati come biffe delle
dialettiche è tenuta a inferire o postulare l'apriorità di quelle forme in ciò
che hanno di intelligibili, essendo imposto che quel che le rende
intelligibili, ossia quanto di costante e di invariabile qualifica la loro
materia o qualità di forme pure, in altri termini la necessità e universalità
che ritroviamo nella sostituibilità in generale della forma di una dialettica
di sostituibilità e nella funzione di parte rispetto al suo tutto o di un tutto
rispetto a una sua parte in generale della forma di una dialettica di parte a
tutto, ecc., non è mai dagli intuiti che si fanno materia delle dialettiche e
delle rispettive forme e che tutt'al più
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