- 487 -
[pag
487 (299 F1 /2)]
sono
in grado di fornire loro la generica loro materia, ossia la generica modalità
della sostituibilità o della funzione di parte a tutto ecc., ma non la
necessità e universalità di tali modi generici, è vero che, posto ciò, non è
affatto necessario quel che vuole Kant, e cioè che l'intelligibilità delle
forme pure entri nell'autocoscienza solo simultaneamente al farsi loro biffe da
parte di intuiti autocoscienti, giacché, se ciò fosse, nulla varrebbe a provare
l'apriorità delle forme se non l'apodittica esclusione di universalità e
necessità dagli intuiti, la quale a sua volta dovrebbe esser dedotta
dall'apriorità delle forme, con un bel circolo vizioso dal quale proprio le
dottrine di tipo aristotelico si salvano con l'attribuzione di immanenza e di
inautocoscienza degli intelligibili nei loro rapporti con gli intuiti, e quindi
è vero che, una volta che si sia dovuto concedere alle forme pure oltre
all'apriorità anche l'autocoscienza, si dona alle dialettiche la liceità di
operare al livello delle pure forme e quindi di giustapporre autocoscienza
all'intelligibilità di una logica pura, e con ciò si concede l'autocoscienza di
un'intelligibilità le cui biffe sono le forme delle dialettiche e quei
materiali qualitativi in cui si disarticolano essendo le forme offerte dalle
funzioni che i materiali si prestano a vicenda entro l'unificazione della forma
pura disarticolata, ma è altrettanto vero che se si vuol rendere conto di ciò
che effettivamente si dà nella sfera dell'intelligibile autocosciente in cui le
dialettiche hanno a loro materie e forme dei qualitativi disarticolati da
intuiti autocoscienti, qualitativi che sono essi stessi degli intuiti, e quindi
se si vuole giustapporre all'intelligibilità meramente formale, che resta
sempre un problematico come quella che è inferita da una postulazione, l'altra
intelligibilità, quella delle dialettiche su e per gli autocoscienti intuiti,
diventa imposizione imprescindibile la dialettificazione degli stessi intuiti;
e allora per una dottrina degli insiemi è condizione necessaria e sufficiente
per l'autocoscienza di un intelligibilità ontica e non problematica che gli
intuiti entrino nelle dialettiche, sia pure solo in quella con cui la dottrina
identifica la intelligibilità in generale, sicché, se per una dottrina di tipo
aristotelico la dialettificazione dei qualitativi intelligibili è un apodittico
relativo, per l'altra dottrina la dialettificazione dei qualitativi intuiti è
un apodittico assoluto; donde segue che per la prima la dialettica degli
intelligibili è un essenziale dell'intelligibilità di un intelligibile la cui
ontità abbia certi modi o si voglia che li abbia, per la seconda la dialettica
degli intuiti è un essenziale dell'intelligibilità in generale di un qualunque
autocosciente che voglia farsi intelligibile; fra gli elementi generici che
tutt' e due le dottrine ammettono come punti di partenza dell'interpretazione
che voglion dare di certuni dei fenomeni autocoscienti, s'instaura una
proporzione per la quale è lecito dire che l'intelligibile qualitativo unitario
e semplice dell'una sta allo stesso suo intelligibile in quanto dialettificato
allo stesso modo che l'autocosciente intuito in sé dell'altra sta a questo suo
stesso intuito in quanto dialettificato e fatto membro di una classe; ma mentre
il primo rapporto si limita a rendere autocosciente il nesso di simmetria, o di
corrispondenza biunivoca o di ragione a conseguenza o di checchè si voglia,
- 488 -
[pag
488 (299 F3 /4)]
che passa
tra l'intelligibile uno e l'intelligibile biffa e non inferisce affatto dallo
stato dell’un intelligibile lo stato dell'altro e di ciascuno stato non fa
affatto la ragion sufficiente dell'intelligibilità dell'altro, sicché la
qualità dell'intelligibilità spetta a ciascuno dei due membri del nesso in modo
assoluto e perché anche fuori dal nesso, il secondo rapporto stabilisce una
corrispondenza generica fra l'un intuito e l'altro e non ha nessuna liceità di
attribuire a ciascun suo membro l'intelligibilità indipendentemente dai modi
con cui si lega quando entra nel rapporto stesso, sicché se qualcosa di
intelligibile proviene all'intuito in generale, questo qualcosa sarà effetto di
uno degli stati sotto cui si dà nell'una e nell'altra sua funzione di biffa del
rapporto, stato che dovrà essere quello della sua dialettificazione la quale
fonda l'intelligibilità dell'intuito che è seconda biffa e l'estende
all'intuito che è prima biffa; ora, in generale, una dialettica è conseguenza e
insieme principio di un ontico con autocoscienza e con ciò procede
necessariamente da un qualitativo che è suo principio alla condizione che sia
necessariamente in un certo modo e che sia necessariamente con autocoscienza e
insieme pone necessariamente un qualitativo che è in un certo modo e che è con
autocoscienza: una dialettica se è sotto un certo aspetto uno spostamento
d'attenzione, è preceduta da due concentrazioni successive d'attenzione
ciascuna delle quali è preceduta dall'autocoscienza che deve accompagnare
ciascun termine che è suo oggetto e dalla disarticolazione di questo termine
nelle sue varie porzioni ciascuna delle quali è a sua volta un qualitativo con
autocoscienza, e sotto un altro aspetto è l'ontico autocosciente
((autocoscienza??)) dalla cui autocoscienza promana l'autocoscienza del
rapporto in cui ciascun autocosciente termine di una concentrazione
d'attenzione si pone con l'altro, autocoscienza che ha la liceità di promanare
da quella della dialettica in forza di quelle dialettiche che hanno posto
nell'autocoscienza un certo rapporto fra un qualitativo disarticolato dall'un
termine e un qualitativo disarticolato dall'altro e insieme il rapporto
unificante ciascun qualitativo parziale col suo tutto; dunque ogni dialettica è
e dev'essere con autocoscienza; ogni intuito sensoriale è un autocosciente, la
cui autocoscienza tuttavia non è la condizione sufficiente per farlo termine
della concentrazione d'attenzione che è presupposta dalla dialettica di
sostituibilità che lo rende conclassario di un altro e assieme a questo
costitutivo di una classe; dev'essere data assieme all'autocoscienza
dell'intuito in quanto sensoriale anche l'auocoscienza di ciascuno dei molti
qualitativi in cui la sua unità dirompe e l'autocoscienza dei vari nessi di
parte a tutte che correndo fra ciascuno dei qualitativi disarticolati e il
tutto dello stesso intuito ricostituiscono attraverso le unificazioni l'unità
originaria del tutto, poi salirà all'autocoscienza pel medio dello spostamento
d'attenzione la sostituzione e quindi la sostituibilità di due delle porzioni
qualitative, una unificata col tutto dell'intuito e l'altra unificata col tutto
di un altro intuito entrato nell'autocoscienza secondo gli stessi modi del
primo, e dei due intuiti; non è lecito identificare tout court la dialettica
con l'autocoscienza, ma neppure di fare dell'una l'ontico che ha la costante ed
unica funzione di presupposto o antecedente necessario dell'altra, perché se è
vero che non si dà dialettica
|