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che instaura
fra l'ontico autocosciente unitario e il giudizio, alcune verificano l'identità
dell'autocoscienza hic et nunc con l'autocoscienza in generale, non essendo
tuttavia dato, o almeno non essendo da me accettato, per ora, che tutte le
dialettiche problematiche di sostituibilità fra le due biffe verifichino tale
identità - ha certi suoi modi: a) l'ontico autocosciente è un uno e con la sua
unità, che, se ricondotta alla semplicità del qualitativo peculiare, fa di sé
dell'autocosciente e della qualità altrettanti problematici, stabilisce le unificazioni
delle dialettiche che gli si sostituiscono; b) lo stesso autocosciente è un
unico e con la sua unicità garantisce l'immodificazione di ciascuna dialettica
che gli si sostituisce; fin che i due modi caratterizzano l'autocosciente,
questo con le dialettiche che sono ad esso sostituibili e con le dialettiche di
sostituibilità reciproca fra((??fa??)) l'autocosciente e((o??)) le dialettiche
ad esso sostituibili entrano ciascuno con le funzioni che hanno la capacità di
esplicare nella serie delle dialettiche del privilegio; poiché queste tendono
verso lo stato ideale di conservare le condizioni consenzienti il privilegio
indipendentemente da qualunque condizione in cui esse((??ora??)) con le loro
condizioni privilegianti si trovino, e perciò in particolare dal tempo e da ciò
di cui il tempo è dipendente funzionale, il mutamento, e poiché questa
indipendenza è segnata da un licità di variazione di rapporti e di funzioni
dell'autocosciente e delle sue dialettiche la quale sia di fatto e di diritto
un mutamento ma non riguardi la costruzione di materie e di forme
dell'autocosciente e quindi dele sue dialettiche e le lasci ad ogni suo darsi
quel che sono nella loro assolutezza conservando quindi alla totalità
dell'autocosciente quei suoi modi dell'unità e dell'unicità, l'ideale di quelle
condizioni che è stato di immodificazione per illiceità e illegittimità di
modificazione vien posto in rapporto di dipendenza funzionale da certi altri
modi dell'autocosciente che debbono in esso immanere onde sia data quell'ontità
cui consegue apoditticamente la serie delle condizioni ideali; e questi modi
sono la necessità dell'autocosciente ad essere e ad essere quel che è, ossia
una coazione interiore, che sarà lecito predicarla ((predicare??)) o con
l'imperio della legge o con l'ineluttabilità della causa o con quel
qualsivoglia attributo che sia ragione di una coazione, in forza della quale il
qualitativo semplice i molteplici qualitativi in cui questo dirompe i rapporti
e le funzioni che correlano questi molti hanno ontità e l'hanno secondo i modi
qualitativi che sono dell'autocosciente; sicché data la coessenzialità fra
dialettica ed autocoscienza e fra dialettica e struttura dell'autocosciente,
una coazione insorge dalla prima a costringere l'autocoscienza hic et nunc a
farsi connotante necessaria sia del qualitativo semplice in un concetto
problematico sia di tutto il resto entro il seno di ciascuna dialettica, e con
ciò a coincidere costantemente con l'autocoscienza in generale; e poiché fra le
qualificazioni dell'autocosciente ci sono anche l'unità e unicità, anche queste
cadono sotto l'azione della stessa coazione, del che non c'è neanche bisogno in
quanto, una volta ridotto l'autocosciente con ciò che lo costituisce e con ciò
che gli è sostituibile a un ontico che è ed è secondo certe qualità senza che
mai sia data autocoscienza di una non-ontità del suo essere e delle sue qualità
e quindi con esclusione
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di
autocoscienza di una sua liceità a non porsi con un'autocoscienza in generale e
a non porre i suoi qualitativi come ontici cui si giustappone un'autocoscienza
in generale, la semplicità apodittica del suo qualitativo fonda l'apodittica
unità e l'apodittica immutabilità del suo tutto e delle sue parti fonda
l'apodittica unicità;ma la necessità è a sua volta in dipendenza funzionale da
una certa modalità ontica che si fa condizione della sua ontità: evidentemente
perché un autocosciente abbia ontità e un'ontità secondo certi modi e qualità e
perché l'ontità con questi modi e qualità si unisca come a denotante a
un'autocoscienza in generale con la quale si identificano tutti gli atti leciti
di autocoscienza hic et nunc, sicché nessuna autocoscienza in generale e
nessuna autocoscienza hic et nunc hanno la liceità di farsi denotanti o di un
ontico da cui sia esclusa assolutamente siffatta ontità o di un'ontità con uno
o più modi e qualità differenti, occorre che per quante siano le relazioni in
cui l'autocosciente entra con altro da esso, nessuna sia ragione o di un suo
nullificarsi o di un suo mutarsi; ma siffatto modo si verifica o nel caso che
ciascuna di siffatte relazioni sia tale da sovrapporsi all'ontità qualificata
dell'autocosciente senza condizionarla in modo alcuno o nel caso che, se una
relazione si dà fra l'autocosciente e un altro da esso la quale condizioni la
sua ontità qualificata, l'altro dall'autocosciente sia tale che la sua stessa
ontità qualificata entri con ciò che è altro da esso in una di quelle relazioni
che non la condizionano; poiché le dialettiche di condizione umana riescono a
strutturarsi con una forma che stabilisce un nesso tra due autocoscienti il
quale non consente all'uno dei due di condizionare e modificare l'ontità il
qualitativo o il modale dell'altro solo preordinando a se stesse una dialettica
in cui quest'ultimo autocosciente si faccia biffa di se stesso secondo una
forma in cui esso è ragione della propria ontità dei propri qualificanti e dei
propri modi, questa dialettica, che conduce all'autocoscienza siffatto modo
dell'autocosciente, modo che gli attribuiamo come predicato e che chiamiamo
autosussistenza o sostanza, offre l'autocoscienza della condizione della
necessità come o sostanzialità dell'autocosciente o dialettica
dell'autocosciente con un sostanziale secondo un rapporto, la cui materia sarà
o questa o quella, ma la cui forma sarà sempre l'immutabilità
dell'autocosciente in forza della sua dipendenza totale da un sostanziale; e
allora alla sfera o serie delle dialettiche che posseggon privilegio come
quelle che o conservano, ciascuna per un certo succedersi di se stessa in
quanto ripetuta il quale non abbia la liceità di darsi all'infinito,
l'illiceità di modificarsi mantenendosi al tempo stesso in una dialettica di
sostituibilità con uno stesso autocosciente, o questa stessa illiceità hanno ciascuna
ma in una successione all'infinito di proprie ripetizioni, deve esser predicata
l'una di una duplice serie di modalità differenti, a seconda che si voglian
fissare quelle condizioni che debbono immanere in una sfera dialettica a
successione finita di ripetizioni o in una sfera dialettica a successione
infinita: per la prima bastano l'unità e l'unicità dell'ontico autocosciente di
cui la successione finita di ripetizioni di una dialettica offre dei
sostituibili che sono al tempo stesso sostituibili l'uno all'altro, mentre per
la seconda la successione infinita di dialettiche ripetute tutte
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