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i primi,
infatti, introducono entro lo spostamento d'attenzione dall'intelligibilità
alla sfera dialettica anche l'esperienza in quanto molteplicità con la funzione
di principio di definizione dell'intelligibile in sé e quindi della dialettica
con la conseguenza che l'ontico cui l'autocoscienza hic et nunc si giustappone
come a intelligibile-sostanza avrà a suoi attributi l'unità e unicità ma non
nel senso assoluto e assolutizzante secondo cui Parmenide le aveva poste come
convertibili e coessenziali al qualitativo e al formale dell'intelligibile in
cui con questi coimmanevano, ma nel senso relativo e condizionale secondo cui
Platone e Aristotele ne fanno dei concomitanti con il qualitativo-formale e dei
convertibili e coessenziali con questo in quanto però assoluto e in sé; in
parole povere, Parmenide nell'atto in cui dichiara convertibili tuti gli
attributi dell'intelligibile estende la convertibilità anche alla funzione che
ciascun convertibile ha nei confronti degli altri sicché se l'uno di essi è
principio di inferenza per qualche conseguenza anche tutti gli altri debbono
essere strutturati in modo da avere la stessa funzione di principio anche nei
confronti della stessa conseguenza e da lasciare intatta e lecita la funzione
del precedente, con la conseguenza che se il qualitativo dell'intelligibile è
principio dell'intelligibilità dell'intelligibile o se lo è l'unità-unicità, i
due lo sono alla condizione che ciascuno s'accordi con l'altro proprio in
siffatta funzione, il che evidentemente non si dà quando i qualitativi siano ad
esempio due perché l'intelligibilità o dell'uno con due o dei due nell'uno o
dei due che son ciascuno un uno non è inferibile dall'unità e unicità;
Aristotele e Platone, invece, fanno per dir così una graduatoria delle funzioni
e quindi del ruolo di principi che rispetto a certe conseguenze hanno le varie
denotanti dell'intelligibilità, e sulla base di quella gerarchia sussumono
alcune funzioni sotto le altre e precisamente quella dell'uno -unico sotto
quella del qualitativo; ed entrambe le parti hanno la liceità di operare ciò
appunto perché la strutturazione della dialettica di sostituibilità fra l'intelligibile
in sé ontico con autocoscienza hic et nunc e la sfera delle dialettiche con
identica autocoscienza è non un dato primo, ma un inferito o se si vuole un
modellato sulla strutturazione della stessa dialettica in quanto però
problematica entro cui l'autocoscienza, che è convertibile con l'ontità della
dialettica e quindi delle biffe e delle forme è un'autocoscienza in generale
che come tale non è in funzione della convertibilità con i suoi convertibili
come quella che è la denotante che un atto di autocoscienza hic et nunc
giustappone a un'ontità ((a??))-piacere con le funzioni di convertibile con
questo ontico e quindi di garante di questo ontico alla condizione però che le
due autocoscienze riescano a identificarsi e cioè a sostituirsi sulla base di
una dipendenza funzionale dell'autocoscienza hic et nunc dalla sua
convertibilità e coessenzialità con l'ontico che ripeta la stessa dipendenza
funzionale dell'autocoscienza in generale; il che evidentemente non è
verificato da quella dialettica problematica da cui partono Parmenide e
Platone-Aristotele, donde segue la
costante arbitrarietà dell'ontico che è l'intelligibile -sostanziale e la
sostituibilità in siffatta funzione di qualsivoglia sua strutturazione
qualitativa e formale;
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