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anche Hegel
e chi ne segue la logica ripetono la stessa situazione e quindi, sotto
l'opposta appartenenza, reintroducono nella propria logica tutto quel che è
della logica degli altri, compresi i principi di identità e di
non-contraddizione:anzitutto lo spostamento d'attenzione su cui si struttura la
dialettica di sostituibilità problematica assume a biffa di partenza la
concentrazione d'attenzione su di un ontico di autocoscienza generica la cui
intelligibilità deve entrare in congruenza con l'esperienza in quanto
divenire;se per l'intelligibilità di una logica alla Platone e alla Aristotele
il montare i rapporti tra qualitativo e modi formali dell'intelligibilità sulla
base dei dati dell'esperienza ossia sulle inferenze che debbon trarsi
dall'asserita immanenza con inautocoscienza, ma con corrispondenza biunivoca
assoluta tra intelligibile e certi raggruppamenti empirici che mutuino il loro
legittimo diritto a farsi sostitutivi del primo, perché questo significa la corrispondenza,
dalla partecipazione ad alcune delle forme dell'intelligibilità,
dell'intelligibile entro l'empirico, vuol dire legittima estensione di certe
altre modalità formali dell'empirico all'intelligibile, e precisamente
necessità di ammettere una pluralità di qualificazioni dell'ontico in generale,
e conseguente necessità di distinguere i molti ontici qualitativi con l'unico
strumento di distinzione che le dialettiche di condizione umana accettino,
ossia con la negazione reciproca dei distinti che è poi esclusione di ciascuno
dall'immanenza entro gli altri ed esclusione della dialettica di identità fra
ciascuno e una qualsiasi delle note di tutti gli altri, e inoltre necessità di
attribuire ontità a tanti intelligibili quanti sono gli aggruppamenti empirici
i cui modi formali di unità e unicità rimandino all'immanenza inautocosciente
((??inautocoscienza??)) di un ontico sostanziale, con conseguente necessità di
accordare l'apodittica immissione di contraddittorio e di negativo con
l'intollerabilità loro in una sfera di dialettica intelligibile pel medio di
una distinzione o separazione tra una contraddittorietà e negazione, assolute e
oggettive, ossia a parte obiecti, tipiche della pluralità di dialettiche
differenti e insieme tutte sostituibili a un medesimo ontico intelligibile, e
la contraddittorietà e negazione, relative e fenomeniche, come quelle che sono
a parte subiecti in quanto non traducono la molteplicità di contraddittori
dalla pluralità delle dialettiche differenti e sostituibili all'unico intelligibile
alla unità qualitativa di quest'ultimo, ma traggono origine dall'applicazione
della forma della negazione o esclusione e di quella sua ragione che è il
contraddittorio a un ontico problematico la verifica della cui ontità conduce a
sottolineare l'illiceità con esclusione delle dialettiche su di esso fondate
tra cui appunto stanno le stesse dialettiche di negazione che hanno ontità solo
per il problematico e per quel che al problematico dà origine, ossia
l'autocoscienza hic et nunc denotante l'unificazione dell'ontico con
un'autocoscienza in generale - le dialettiche di negazione fra due
intelligibili pel medio delle quali è stabilita la contraddittorietà reciproca
delle biffe, hanno sì la loro struttura complessa ciascuna in una dialettica di
immanenza o di sovrasussunzione dell'una biffa entro o sopra la connotazione
dell'altra e l'esclusione di questa dalla serie delle dialettiche legittime, ma
questo complesso dialettico non è primario né originario,
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in quanto alla
sua origine sta una dialettica di sostituibilità reciproca tra un
intelligibile, la cui unità è disarticolabile o in vari qualitativi tra cui si
danno due qualitativi intelligibili eterogenei nella qualificazione ed omogenei
nella funzione o forma di connessione con le restanti qualità (ad esempio
l'intelligibile X tra le cui denotanti son dati gli intelligibili B e C, le cui
qualità B1 e C1 sono tali che B1 ≠ C1,
e le cui funzioni, ammettiamo di specifico necessario di un identico generico,
B2 e C2 sono tali che B2 = C2 ) o
in vari qualitativi intelligibili tra cui ne stanno due, in sé eterogenei nella
qualificazione e nella funzione o forma, ma trattati come omogenei rispetto a
quest'ultima (ad es., l'intelligibile Z, di cui tra le altre son denotanti gli
intelligibili D ed E, le cui qualità D1 ed E1 son tali
che D1 ≠ E1, e le cui funzioni, ad esempio di
specifico necessario rispetto ad un generico relativo, o di generico relativo
rispetto ad uno specifico necessario, D2 ed E2 sono tali
in sé da porsi come D2 ≠ E2 ma sono poste tali che
D2 = E2 ) e una dialettica sostituibile
all'intelligibile; è evidente che, data l'identità delle funzioni, od ontica in
B2 =C2 o
postulata in D2=E2, una pluralità di dialettiche
reciprocamente sostituibili e insieme reciprocamente diverse in quanto ciascuna
modificazione di tutte le altre dev'essere la biffa che si correla in un
rapporto di sostituibilità con l'intelligibile, con la conseguenza che la
dialettica problematica vien privata di ontità in forza di una ragione che è la
coimmanenza dei due qualitativi entro l'unico intelligibile e insieme
l'impossibilità di questa sua struttura in cui un'identità di funzione fa
tutt'uno con un'eterogenetà di qualificazione; ma siffatta ragione è
evidentemente fondata su una dialettica di negazione e contraddizione dei due
qualitativi in quanto tali, dialettica che se in ordine logico è il principio
della necessaria successione, in ordine diacronico è il punto di arrivo della
successione stessa; ma allora questa negazione e contraddizione che traggono
origine da qualcosa di meramente problematico, sussistono in funzione di questo
e della sua pretesa di entrare entro la sfera delle dialettiche intelligibili e
perdono di ragion d'essere e di soggettività in funzione dell'illegittimità
della pretesa; nell'ontico intelligibile legittimito molti sono i qualitativi,
i quali però non si negano entro l'intelligibile l'un l'altro appunto perché
non entrano in contraddizione l'uno con l'altro, come rivela il fatto che vari
intelligibili qualitativi di qualificazione diversa si succedono come denotanti
in una connotazione senza che ciò ingeneri contraddizione e quel che la
contraddizione è alle sue radici, ossia la sostituibilità problematica di
ontici insostituibili, e hanno la liceità di succedersi in siffatto modo perché
quel che per l'intelligibilità in siffatta successione conta, e precisamente la
forma o rapporto funzionale fra due di essi, rispetta quel primato della
qualità, come intelligibile e principio di intelligibilità, sull'unità-unicità,
come intelligibile e principio di intelligibilità, che consiste in un certo
modo del qualitativo che gli consente le sue funzioni senza escludere il modo e
le funzioni dell'unità-unicità, sicché se nell'intelligibile Y si rinviene il
diritto di una disarticolazione della sua unità
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