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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 301 F2 - 350 F3
    • 308
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[pag 516 (308 F1 /2)]

così come la condizione per cui in un divenire qualsivoglia si diano più qualitativi parziali con identica funzione è che i qualitativi siano identici e si riducano a uno, mentre solo da una differenza di funzioni è apodittico inferire una differenza e una pluralità di qualitativi;ma allora, se la logica di Hegel vuol pervenire a una dialettica di esclusione reciproca di due qualitativi che sian momenti di uno stesso divenire e, attraverso questo, intende assicurare di ((ai??)) due qualitativi una correlazione reciproca di esclusione, e quindi di negazione e di contradditorietà, è tenuta a montare in partenza una dialettica problematica in cui la biffa di sostituzione offerta dalla totalità una ed intelligibile di un divenire offra una diversità di qualitativi parziali disarticolabili cui sia illecito conservare l'identità di funzione che è loro attribuita in forza di quella diversità di funzione che qualitativi differenti hanno nell'unità di un divenire, in base al criterio formale che due differenti si escludono e si negano e si contraddicono solo quando è loro attribuita la liceità di sostituirsi a vicenda relativamente a un fondamento uno ed unico di sostituzione; sicché, se è vero che in tale logica dall'impossibilità di sostituzione reciproca delle due dialettiche di sostituzione, inferita dall'illiceità di sostituzione reciproca dei due predicati con identica funzione, s'inferisce l'illegittimità dell'immanenza dei qualitativi dei due predicati nell'unità del divenire, è altrettanto vero che queste illiceità e illegittimità sono a loro volta inferite dalla differenza dei due qualitativi la quale è a sua volta inferita dalla differenza delle loro funzioni in seno alla totalità una del divenire; se allora la logica di Hegel pretende stabilire l'inintelligibilità della dialettica problematica con la sua impossibile sostituzione reciproca delle due dialettiche di sostituzione e con l'impossibile sostituzione loro all'uno del divenire e con l'impossibile immanenza dei due qualitativi entro l'uno del divenire, deve riconoscere ((che))da un lato che tale impossibilità è fondata su una diversità reciproca dei qualitativi la quale a sua volta è fondata sulla differente loro funzione entro l'unità del divenire, dall'altro che a questa conclusione essa è  giunta, partendo da un principio che è la dialettica ontica, ad autocoscienza hic et nunc, tra il divenire uno di autocoscienza hic et nunc e le dialettiche ad esso sostituibili che fissano la differenza di funzione entro la totalità del divenire della porzione e da essa inferiscono la differenza delle qualità delle porzioni e muovendo da tale principio alla dialettica problematica che rende intelligibile per dialettiche di condizione umana la differenza delle qualità sulla base dell'identità della loro funzione; che se poi questa dialettica problematica si è servita per denunciare la contraddittorietà e quindi inidentità dei qualitativi, ciò ha fatto anzitutto costruendo una dialettica, ossia dotandola di autocoscienza in generale, la quale è illecita e destinata a restar fuori dalla sfera delle dialettiche intelligibili e problematiche, poi sostituendo alla struttura ontica e legittima della disarticolazione di un divenire ontico ad autocoscienza hic et nunc, la struttura non ontica e illegittima della disarticolazione di un divenire ontico ad autocoscienza in generale mai coincidente con un'autocoscienza hic et nunc; c'è in questo gioco dialettico


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[pag 517 (308 F3 /4)]

fra dialettiche di sostituzione della logica di Hegel una vera e propria ambiguità in quanto il divenire, che è assunto a biffa da sostituirsi da dialettiche, è ora predicato dalla disarticolabilità dei divenienti empirici ed ontici ad autocoscienza hic et nunc, quando si tratta di fondare la differenza delle funzioni e quella conseguente delle qualificazioni delle porzioni, ora predicato dalla disarticolabilità dei divenienti problematici ad autocoscienza in generale, quando si tratta di invertire la differenza della qualificazione della proprietà formale della negazione e delle contraddittorietà reciproche; una logica alla Hegel è costretta a questo circolo vizioso al quale non sfuggirebbe neppure se si precludesse il diritto di procedere a interpretare la diversità delle qualificazioni come contraddittorietà, in quanto, se è vero che perché i diversi qualitativi siano correlati reciprocamente in un nesso convertibile di negazione e di contraddizione è necessario che sian immersi nella dialettica problematica che, sfociando nella contraddittorietà con una partenza da un'identità di funzione negata dall'ontica diversità delle funzioni, mutua da questa la diversità delle qualità e quindi la loro insostituibilità in una funzione identica, e con ciò sostituisce a se stessa la dialettica ontica e legittima, è altrettanto vero che in questa non è data la nozione generale di diverso e quindi la diversità dei qualitativi se non sulla base di una loro contraddittorietà e quindi sul ricorso alla dialettica problematica, con la conseguenza che o si ammette che alla conclusione della contraddittorietà dei qualitativi parziali si giunga pel medio di una sincronia assoluta delle due dialettiche quella ontico-legittima e quella ontico problematica e pel medio di un costante gioco di connotazione dell'una con le denotanti offerte dall'altra e viceversa, o si ammette che alla stessa conclusione si giunga pel medio di una connotazione contraddittoria del divenire in generale con denotanti che sono attinte dal divenire ontico-legittimo e da quello ontico-problematico e che se dell'uno son intepretate alla luce dell'altro se di questo sono interpretate alla luce di quello; questa dialettica fondamentalmente aporetica è l'effetto della condizione umana delle dialettiche di contraddizione in generale, le quali son tenute a costruirsi sulla base della pretesa identità e sostituibilità di due ontici autocoscienti in generale rispetto a una qualunque modalità loro e sulla base di una loro struttura tale che quella dell'uno non rivesta tale modalità se la riveste l'altra e viceversa, cioè sulla base dell'illegittimità di tali identità e sostituibilità in forza di una certa ragione che s'identifica con ciò rispetto a cui i due sono contraddittori; e quindi una logica alla Hegel ha il pieno diritto di costruire siffatto gioco aporetico e contraddittorio, ha la piena legittimità di connotare un divenire secondo due strutture ambigue, quella che ha da sé e quella che deve avere per attuare in sé le condizioni che consentono l'impossibile identità e la necessaria contraddittorietà di due sue porzioni, in quanto l'ambiguità e la contraddittorietà si sciolgono in primo luogo perché l'una struttura è quella che materialmente il divenire ha da sé entro la quale questa porzione ha questa funzione e quella porzione ha quella funzione, mentre l'altra struttura è quella che formalmente il divenire riceve dai rapporti che sono delle dialettiche di condizione umane




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