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così come la
condizione per cui in un divenire qualsivoglia si diano più qualitativi
parziali con identica funzione è che i qualitativi siano identici e si riducano
a uno, mentre solo da una differenza di funzioni è apodittico inferire una
differenza e una pluralità di qualitativi;ma allora, se la logica di Hegel vuol
pervenire a una dialettica di esclusione reciproca di due qualitativi che sian
momenti di uno stesso divenire e, attraverso questo, intende assicurare di
((ai??)) due qualitativi una correlazione reciproca di esclusione, e quindi di
negazione e di contradditorietà, è tenuta a montare in partenza una dialettica
problematica in cui la biffa di sostituzione offerta dalla totalità una ed
intelligibile di un divenire offra una diversità di qualitativi parziali
disarticolabili cui sia illecito conservare l'identità di funzione che è loro
attribuita in forza di quella diversità di funzione che qualitativi differenti
hanno nell'unità di un divenire, in base al criterio formale che due differenti
si escludono e si negano e si contraddicono solo quando è loro attribuita la
liceità di sostituirsi a vicenda relativamente a un fondamento uno ed unico di
sostituzione; sicché, se è vero che in tale logica dall'impossibilità di
sostituzione reciproca delle due dialettiche di sostituzione, inferita dall'illiceità
di sostituzione reciproca dei due predicati con identica funzione, s'inferisce
l'illegittimità dell'immanenza dei qualitativi dei due predicati nell'unità del
divenire, è altrettanto vero che queste illiceità e illegittimità sono a loro
volta inferite dalla differenza dei due qualitativi la quale è a sua volta
inferita dalla differenza delle loro funzioni in seno alla totalità una del
divenire; se allora la logica di Hegel pretende stabilire l'inintelligibilità
della dialettica problematica con la sua impossibile sostituzione reciproca
delle due dialettiche di sostituzione e con l'impossibile sostituzione loro
all'uno del divenire e con l'impossibile immanenza dei due qualitativi entro
l'uno del divenire, deve riconoscere ((che))da un lato che tale impossibilità è
fondata su una diversità reciproca dei qualitativi la quale a sua volta è
fondata sulla differente loro funzione entro l'unità del divenire, dall'altro
che a questa conclusione essa è giunta,
partendo da un principio che è la dialettica ontica, ad autocoscienza hic et
nunc, tra il divenire uno di autocoscienza hic et nunc e le dialettiche ad esso
sostituibili che fissano la differenza di funzione entro la totalità del
divenire della porzione e da essa inferiscono la differenza delle qualità delle
porzioni e muovendo da tale principio alla dialettica problematica che rende
intelligibile per dialettiche di condizione umana la differenza delle qualità
sulla base dell'identità della loro funzione; che se poi questa dialettica
problematica si è servita per denunciare la contraddittorietà e quindi
inidentità dei qualitativi, ciò ha fatto anzitutto costruendo una dialettica,
ossia dotandola di autocoscienza in generale, la quale è illecita e destinata a
restar fuori dalla sfera delle dialettiche intelligibili e problematiche, poi
sostituendo alla struttura ontica e legittima della disarticolazione di un
divenire ontico ad autocoscienza hic et nunc, la struttura non ontica e
illegittima della disarticolazione di un divenire ontico ad autocoscienza in
generale mai coincidente con un'autocoscienza hic et nunc; c'è in questo gioco
dialettico
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fra
dialettiche di sostituzione della logica di Hegel una vera e propria ambiguità
in quanto il divenire, che è assunto a biffa da sostituirsi da dialettiche, è
ora predicato dalla disarticolabilità dei divenienti empirici ed ontici ad
autocoscienza hic et nunc, quando si tratta di fondare la differenza delle
funzioni e quella conseguente delle qualificazioni delle porzioni, ora predicato
dalla disarticolabilità dei divenienti problematici ad autocoscienza in
generale, quando si tratta di invertire la differenza della qualificazione
della proprietà formale della negazione e delle contraddittorietà reciproche;
una logica alla Hegel è costretta a questo circolo vizioso al quale non
sfuggirebbe neppure se si precludesse il diritto di procedere a interpretare la
diversità delle qualificazioni come contraddittorietà, in quanto, se è vero che
perché i diversi qualitativi siano correlati reciprocamente in un nesso
convertibile di negazione e di contraddizione è necessario che sian immersi
nella dialettica problematica che, sfociando nella contraddittorietà con una
partenza da un'identità di funzione negata dall'ontica diversità delle funzioni,
mutua da questa la diversità delle qualità e quindi la loro insostituibilità in
una funzione identica, e con ciò sostituisce a se stessa la dialettica ontica e
legittima, è altrettanto vero che in questa non è data la nozione generale di
diverso e quindi la diversità dei qualitativi se non sulla base di una loro
contraddittorietà e quindi sul ricorso alla dialettica problematica, con la
conseguenza che o si ammette che alla conclusione della contraddittorietà dei
qualitativi parziali si giunga pel medio di una sincronia assoluta delle due
dialettiche quella ontico-legittima e quella ontico problematica e pel medio di
un costante gioco di connotazione dell'una con le denotanti offerte dall'altra
e viceversa, o si ammette che alla stessa conclusione si giunga pel medio di
una connotazione contraddittoria del divenire in generale con denotanti che
sono attinte dal divenire ontico-legittimo e da quello ontico-problematico e
che se dell'uno son intepretate alla luce dell'altro se di questo sono
interpretate alla luce di quello; questa dialettica fondamentalmente aporetica
è l'effetto della condizione umana delle dialettiche di contraddizione in
generale, le quali son tenute a costruirsi sulla base della pretesa identità e
sostituibilità di due ontici autocoscienti in generale rispetto a una qualunque
modalità loro e sulla base di una loro struttura tale che quella dell'uno non
rivesta tale modalità se la riveste l'altra e viceversa, cioè sulla base
dell'illegittimità di tali identità e sostituibilità in forza di una certa
ragione che s'identifica con ciò rispetto a cui i due sono contraddittori; e
quindi una logica alla Hegel ha il pieno diritto di costruire siffatto gioco
aporetico e contraddittorio, ha la piena legittimità di connotare un divenire
secondo due strutture ambigue, quella che ha da sé e quella che deve avere per
attuare in sé le condizioni che consentono l'impossibile identità e la
necessaria contraddittorietà di due sue porzioni, in quanto l'ambiguità e la
contraddittorietà si sciolgono in primo luogo perché l'una struttura è quella
che materialmente il divenire ha da sé entro la quale questa porzione ha questa
funzione e quella porzione ha quella funzione, mentre l'altra struttura è
quella che formalmente il divenire riceve dai rapporti che sono delle
dialettiche di condizione umane
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