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e quindi
l'immanente apodittico del contrario e si fa un mero conseguente di questo,
sicché il rapporto da principio a conseguenza che lega entro l'autocoscienza di
condizione umana contraddittorio a contrario, si manifesta come una mera forma
di condizione necessaria alla quale corrisponde una forma in sé che è il suo
rovescio, come una mera forma logico-strumentale il cui simmetrico ontico è il
suo capovolgimento; giacchè se una contrarietà in sé è priva della liceità di
albergare immanente la denotante della contraddittorietà che dovrebbe apoditticamente provenirle da
un vizio di contraddizione di un tutto ontico in sé che il vizio stesso priva
di ontità e se, d'altra parte, senza siffatta contrarietà la stessa struttura
dell'intelligibile in sé diviene impossibile, l'ontico in sé dovrà cercare
altrove la propria ragione che, se mai si rivelasse inattingibile dalle
dialettiche di condizione umana, dovrebbe da queste essere accolta come
concetto problematico, a forma qualitativamente definita e a qualificazione
zero, ma mai dovrebbe identificarsi con la contraddittorietà, restando poi
compito di una metafisica immanentistica giustificare il divario dell'autocosciente
di condizione umana dall'ontico in sé e insieme lo strano stato delle
dialettiche di condizione umana costrette ad appellarsi al contraddittorio per
inferire da esso come da segno di valore l'autocoscienza della contrarietà e
insieme per valersi di esso come segno di invalidità onde elevarlo a giudice di
cassazione dell'ontità in sé e dell'intelligibilità di certi autocoscienti e di
certe dialettiche; ma una logica alla Hegel, quando si vale così ambiguamente e
contraddittoriamente del principio di contraddizione, quando da questo parte
per farlo principio apodittico dell'ontità in sé del contrario e quindi
denotante, ontica in sé, di questo e con ciò legge prima del divenire e insieme
per muovere da esso come da principio di impossibilità e inintelligibilità
degli ontici autocoscienti entro la cui connotazione soltanto i contrari si
fanno veramente contraddittori, da un lato si fa schiavo e insieme interprete e
banditore del dilemma di cui è prigioniera la dialettica di condizione umana costretta
a dotare di autocoscienza la diversità o contrarietà reciproca di
qualificazioni pel medio di una loro contraddittorietà che non è lecito sia
espulsa dalla sfera delle dialettiche se non a patto che sia elisa la forma
loro di diversi o contrari e che al tempo stesso deve essere elisa in quanto
contraddittorio, e fonte di tutte le illegittimità assurde di cui il
contraddittorio è fonte nei confronti dei rapporti di sostituzione, è
l'autocosciente uno entro cui soltanto le qualificazioni acquistano la forma
della contraddittorietà reciproca, dall'altro giustappone due assiomi o, se si
vuole, giudizi primi da cui necessariamente muove, in quanto, se, mentre
stabilisce che i principi parmenidei dell'intelligibilità in genere debbano
essere definiti in funzione di un'assunzione sul piano delle dialettiche
intelligibili ((e??)) l'esperienza in quanto divenire, fissa che le funzioni,
coincidenti con quei principi, assunte da tutto ciò che è denotante di un
empirico in quanto biffa di una di tali dialettiche, siano svuotate di
equipollenza al fine di assicurare alla molteplicità delle qualificazioni,
senza la quale un divenire non ha né ontità né autocoscienza, il diritto
all'intelligibilità, simultaneamente investe di equipollenza le stesse
funzioni-principi onde conservare ai molti qualitativi quella forma di
contraddittorietà
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