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, con la
conseguenza che in forza della legittima sostituzione -identità dell'ontico
autocosciente con tutte le porzioni, che sono anch'esse una molteplicità
infinito-numerabile, di tutti gli unificati membri dell'unificazione
infinito-numerabile, la sostituzione -identità dell'ontico-autocosciente è
legittima sia con una porzione delle porzioni infinito-numerabili sia con una
sola di queste,[[Nota a matita dell'autore:”ci si riferisce
alla formula di Pfander del Dictum de omni: Quidquid de omnibus valet, valet
etiam de quibusdam et singulis”]], c) e neppure, infine, esser lecito
identificarla con una dialettica di predicazione, ossia di sostituibilità
identità, di tre ontici autocoscienti, ciascuno dei quali, in sé in quanto
assoluto, è una totalità, o qualitativo assunto come uno tutto
indipendentemente dalla liceità o illiceità di una sua decomposizione in
qualitativi disarticabili((??disarticolabili??)) e ricondotti ad unità pel
medio di dialettiche unificatrici, e insieme ha liceità di entrare come
porzione disarticolabile e dialetticamente unificabile sia di un ontico
autocosciente della cui unità e totalità è un denotante sia di un ontico
autocosciente che ha a denotanti della sua unità e totalità sia l'ontico
autocosciente preso e assolutamente e come porzione dell'ontico autocosciente
di cui è denotante sia l'ontico autocosciente di cui l'ontico autocosciente
assoluto è denotante [[Nota a matita dell'autore:”ci si
riferisce al dictum de omni et nullo nella formula del Doppo: Pars Partis est
partis totius”;]]; l'illiceità della prima descrizione della forma del dictum
de omni non si ricava dall'ambiguità del vocabolo soggetto, che nella formula
descrittiva è identificato coll'ontico autocosciente in cui l'ontico autocosciente
sussumente è ripetuto come denotante e a cui è riferito come predicato mentre
al tempo stesso deve essere identificato con l'ontico autocosciente entro cui
immane come denotante e quindi cui è inferito come predicato l'autocosciente di
cui l'autocosciente sussumente è denotante e predicato, e infatti, a parte che
siffatta confutazione si regge sull'erezione del dictum de omni a principio di
un sillogismo e ignora che lo stesso dictum de omni fa sentire la sua forza di
ragione sulla totalità delle dialettiche che aspirano all'intelligibilità,
ossia a quella certa connessione con la sfera delle dialettiche operate entro
il complesso simultaneo degli intuiti, e delle quali il sillogismo non è che un
modo o una forma, quel che la confutazione non innalza all'autocoscienza è che
nella struttura formale della dialettica di cui il dictum de omni dovrebbe
essere l'erezione ad autocoscienza hic et nunc non è data la predicazione
universale di un autocosciente ad un altro né come ontico autocosciente in sé
né a maggior ragione come condizione della predicazione dell'autocosciente
predicato ad un autocosciente altro da quello cui precedentemente è predicato;
infatti, nella struttura formale in esame la riflessione, come denotazione ad
opera di un'autocoscienza hic et nunc consentita dagli spostamenti d'attenzione
sulle disarticolazioni della dialettica di sostituzione da cui si pretende
partire per unificare in sostituibilità reciproca delle unificazioni di
intuiti, pone come decomposti disarticolati un aggregato di autocoscienti che
sono porzioni di tutte queste unificazioni di intuiti,
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