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aggregati sostituibili o di uno solo dei gruppi di dialettiche della
serie-insieme dei gruppi dialettici sostituibili identici o di una sola delle
dialettiche di uno di questi gruppi è ragione sufficiente perché insorgano con
uno stesso e simultaneo atto di autocoscienza hic et nunc rispettivamente o la
totalità delle dialettiche di quel gruppo di dialettiche che si è fatto
serie-insieme in simultaneità col farsi serie-insieme degli aggregati di
intuiti o l’intero gruppo di dialettiche che entra nell’insieme- serie delle
dialettiche sostituibili o l’aggregato di intuiti che fa serie-insieme
simultaneamente con queste o alcune delle dialettiche del gruppo o alcuni degli
intuiti dell’aggregato, anche nessuna sensazione si faccia contemporaneamente
ontico autocosciente assieme all’ontità di quel solo aggregato o di quel solo
gruppo di dialettiche o di quella sola dialettica del gruppo alla quale si
giustappone l’autocoscienza hic et nunc; è lecito a questo punto offrire come
ragione di questa estensione dell’autocosciente((autocoscienza??)) hic et nunc
ad ontici la cui intuitività sensoriale e immediata non è un ontico appunto
perché non è con un atto di autocoscienza hic et nunc, l’intervento sussidiario
della memoria, ossia una sorta di cooperazione, fra attività con autocoscienza
hic et nunc ed attività prive di autocoscienza hic et nunc ma ricche
dell’attitudine a generarla, per la quale, grazie a un intervento di rapporti
associativi immanenti con inautocoscienza entro la sfera del complesso
autocosciente degli intuiti e delle loro dialettiche, il darsi con
autocoscienza di un solo ontico dell’intero complesso associativamente
concatenato, di cui son membri inanellati a vicenda gli intuiti sostituibili,
gli aggregati sostituibili di intuiti, le dialettiche operate entro gli intuiti
di questo aggregato, le dialettiche sostituibili operate entro gli intuiti
sostituiti di aggregati sostituibili, è ragione o causa capace di sollevare
all’autocoscienza il restante del complesso associativamente concatenato e
quindi di riprodurre con autocoscienza l’intero quadro degli unificati-insiemi
quale la prima serie delle operazioni di dialettiche di sostituibilità-identità
l’ha costituito; ma, a parte che siffatta emersione dall’inautocoscienza non è
un ontico autocosciente che entri come biffa nella sfera delle dialettiche di
sostituibilità operate in complessi di intuiti, a parte cioè che l’ontità
autocosciente di una percezione, ad esempio, che, datasi autocosciente in un
complesso anteriore di intuiti o nello stesso complesso di intuiti simultanei e
unificata assieme con le dialettiche operate sugli intuiti che la compongono in
un tutto insieme di altre percezioni dialettificate con essa in un rapporto di
sostituibilità-identità relativamente ad alcuni dei rispettivi intuiti
dialettificati in sostituibilità-identità e relativamente alle dialettiche
sostituibili-identiche operate su questi intuiti, s’unisce simultaneamente
all’ontità autocosciente sia della sua appartenenza al suo insieme sia
dell’appartenenza di certi suoi intuiti-porzioni al loro insieme sia dell’immanenza
in essa di una o alcune o tutte di quelle certe dialettiche sia
dell’appartenenza di queste al loro insieme, verificandosi siffatta
simultaneità non solo con l’esclusione dell’autocoscienza di alcune di quelle
ontità che si danno in simultanea autocoscienza o addirittura di tutta, ma
anche con l’esclusione della reminiscenza di tutte le operazioni che si son
dovute compiere perché fosse data l’autocoscienza di ciascuno degli insiemi e
quindi con l’esclusione dell’autocoscienza delle ragioni in forza delle quali
la percezione coi suoi intuiti è arricchita di modalità e qualificazioni di cui
l’ontità della sua autocoscienza non è ragione sufficiente, c’è un certo
fenomeno che è ragione sufficiente per escludere siffatta liceità: infatti, è
sufficiente che o nel complesso di intuiti in simultaneità che si dà con
autocosciente hic et nunc o in più di siffatti complessi in diacronia si dia
l’autocoscienza o di una percezione o di un aggregato di intuiti o di uno o più
intuiti o di una o più dialettiche fra intuiti, i quali vengano dialettificati
con autocoscienti formalmente identici in un rapporto di sostituibilità
-identità il quale o sia un vero e valido formalmente e materialmente o sia un
problematico assunto per tale, basta questo, ripeto, perché o la percezione o
l’aggregato o l’intuito o la dialettica vengano inseriti come membri del
rispettivo insieme già dialettificato e a ciascuno venga attribuita l’ontità
autocosciente di quel che in esso non è ontico autocosciente ma è ontico
autocosciente dell’insieme in cui è introdotto in forza di quella dialettica di
sostituibilità-identità; e qui evidentemente non è lecito introdurre a
sussidiario o strumento l’intervento della memoria ossia della traduzione
dall’inautocosciente, già autocosciente, a un’autocoscienza hic et nunc di ciò
che mai è stato con autocoscienza hic et nunc; dunque, un atto di autocoscienza
hic et nunc, in unità acronica o diacronica con una concentrazione d’attenzione
e con gli spostamenti dialettici che ne son consentiti, si unifica come
denotante da un lato alla reinsezione di una percezione, con i suoi intuiti che
vi si unificano e con le dialettiche che hanno a biffe essa e gli intuiti in
essa unificati, nella serie delle percezioni coi loro intuiti e le loro
dialettiche che si sono unificate in insieme per sostituibilità reciproca senza
che simultaneamente atti di autocoscienza reinsorgano a denotare le operazioni
dialettiche con le quali l’isieme è stato costruito
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e le materie
e le forme che si son fatte ragioni-principi della legittimità delle operazioni
e della serie-insieme che ne è conseguita, dall’altro all’inserzione di una
percezione, con i suoi intuiti componenti e con le dialettiche su di essa e su
questi, entro una serie di percezioni
che già pel medio di antecedenti operazioni di sostituibilità è stata resa un
insieme, senza che nel novero di queste operazioni siano entrate quelle
dialettiche che l’inserzione di quella percezione nell’insieme rende necessarie
e con ciò lecite, e, di conseguenza, senza che sia consentita la ripetizione
della sintesi di un’autocoscienza e di un complesso di dialettiche di
sostituibilità appunto perché siffatta sintesi ha la sua ontità prima ed unica
solo all’atto dell’inserzione della percezione nella serie-insieme; sono, più
semplicemente, dati di fatto della sfera delle dialettiche con a biffe degli
intuiti unificati in percezioni l’autocoscienza dell’appartenenza di una
percezione con le sue dialettiche a una serie di sostituibili che sono
percezioni, intuiti di percezioni e dialettiche con a biffe le une e gli altri,
sia che siffatta autocoscienza sia già stata data in un complesso precedente
sia che la stessa autocoscienza non sia ripetizione di nessun autocosciente
precedente, e insieme la legittimità di siffatta appartenenza inferita da
ragioni che non coincidono affatto con la totalità delle operazioni
dialettiche che sulla base della forma
della sostituibilità-identità unificano molti ontici, che son percezioni, intuiti
unificati in queste, dialettiche con a biffe quelle e questi, nell’atto unico
di una serie-insieme di percezioni sostituibili, sicché una sfera di
dialettiche su intuiti ha l’attitudine o a ripetere l’autocoscienza
dell’immanenza di una percezione coi suoi concomitanti autocoscienti entro una
serie di sostituibili o a innovare l’autocoscienza dell’immanenza entro questa
serie di una percezione coi suoi concomitanti autocoscienti la quale si pone
come una nuova unità che aumenta il numero dei membri sostituibili della serie,
e non dialettifica siffatta attitudine
con l’attitudine o a rinnovare la moltitudine delle dialettiche
costruttrici della serie e comprendenti quelle che son state ragioni
dell’immanenza della prima percezione nella serie o ad aggiungere a questa
moltitudine rinnovata tutte le dialettiche che son necessarie al fine di fare
della seconda percezione il membro nuovo della serie; ora, questi dati di fatto
escludono non solo che la sfera delle dialettiche autocoscienti con a biffe e
forme degli intuiti abbia a sua unica struttura formale il complesso unificato
delle forme pure assumendo le quali una molteplicità di dialettiche eleva
all’autocoscienza hic et nunc l’ontico del molteplice fenomenico in generale,
ossia da un lato la pluralità della serie di intuiti, o percezioni o sensoriali
semplici, che in forza della sostituibilità-identità costituiscono una
classe-insieme, dall’altro la
pluralità degli intuiti che per sostituibilità-identità sono membri o biffe di
una classe-insieme, e dall’altro ancora la molteplicità per eterogeneità delle
serie-insiemi degli intuiti sostituibili e quindi di tutti gli intuiti in
generale in quanto assoluti discreti sia come membri sostituibili di uno stesso
insieme sia come membri insostituibili di due insiemi insostituibili, e quindi
non solo che sia dato il diritto di trattare la sfera delle dialettiche su
intuiti come l’unico ontico autocosciente a siffatta materia, ma anche che
questa sfera sia ragion sufficiente di se stessa e di tutte le dialettiche che
ne son biffe o membri dialettificabili, anche quando ad essa si aggiunga come
sussidio la memoria o attitudine a reinvestire di autocoscienza ontici già
denotati di autocoscienza e a riassumerli entro il complesso degli ontici ad
autocoscienza ((ti??)) hic et nunc con le stesse funzioni, che già hanno
esercitato in precedenti complessi; e quindi le dottrine logiche in generale
quando distinguono e contrappongono l’una all’altra due sfere dialettiche non
fan altro che prendere atto di un ontico che è con autocoscienza hic et nunc,
anche se poi pretendono di dotarlo di qualificazioni per la cui legittimità è
dubbio sia sufficiente la mera ontità di cui si prende atto; dell’ontità e
modalità di questa seconda sfera di dialettiche, se si pretendesse inferirle
unicamente dall’impossibilità di rendere ragione, assumendo ad unico
autocosciente principio dell’inferenza il complesso delle forme pure delle
dialettiche operate immediatamente su intuiti, arricchito del sussidio della
memoria, dell’ontità della reinserzione di una percezione, già unificata con
altre in una serie-insieme di molti intuiti sostituibili, entro la stessa
serie, ossia di quella dialettica immanente nella sfera delle dialettiche di
costruzione immediata sull’intuito che per comodo chiamiamo operazione uno, e
dell’ontità dell’inserzione di una percezione, come nuovo intuito sostituibile
di una serie, entro questa stessa, ossia
di quella dialettica della sfera delle dialettiche immediate che per
comodo chiamiamo operazione due, si finirebbe per offrire un concetto meramente
problematico, come quello la cui struttura formale indefinita e la cui funzione
definita di principio dell’operazione uno e dell’operazione due sono
apodittici, ma la definizione della cui struttura formale e materiale e del cui
nesso di ragione a conseguenza con siffatte operazioni è destinata ad essere
indotta dalle operazioni stesse e a restare costantemente fuori da una presa di
autocoscienza hic et nunc; se cioè il discorso fin qui condotto intorno
all’illiceità di unicizzare la sfera delle dialettiche avesse a suo fondamento
la mera impossibilità di inferire da essa tutto ciò che vi compare e in
particolare le operazioni uno e due, e avesse a suo fine quello di affermare
l’ontità in generale di una seconda sfera di dialettiche altra dalla prima
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