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con un sollecitatore indiretto ed eterogeneo e insieme
dall'autocoscienza dell'incostanza ((e??)) del nesso intercorrente fra la
genesi automatica dell'intelligibile e l'intuizione dell'empirico, ossia
dall'autocoscienza che siffatto nesso non gode di nessuna apoditticità e che
come si dà l'autocoscienza del rapporto fra l'autocoscienza [di??] un intuito
sensoriale e l'autocoscienza dell' intelligibile che vi dovrebbe immanere
inautocoscienza, così si dà l'autocoscienza di un intuito sensoriale irrelata e
assoluta e con ciò non biffa di una dialettica con l'autocoscienza di siffatto
intelligibile; che se si persiste a rilevare che con l'esclusione o
dell'innatezza di un intelligibile o trascendentale alla Kant o qualitativo
alla Platone si conclude nell'inintelligibilità dell'autocoscienza di un ontico
o di una sua genesi alla Aristotele o alla Tommaso cui dovrebbe spettare la
predicazione dell'insieme degli attributi dell'intelligibilità e della genesi
da un principio cui l'insieme è impredicabile, ossia nell'assenza di una
ragione sufficiente di quel dato di fatto formale che è la predicazione
autocosciente degli attributi di intelligibilità a un autocosciente
qualsivoglia, sia questo degno o indegno della predicazione, si fa presente che
né la sfera delle dialettiche che io chiamo di mia autocoscienza né quella di
qualsivoglia altra autocoscienza ha il diritto di inferire dall'illiceità di
inferire dal fenomenico dell'esperienza l'insieme degli attributi
dell’intelligibilità la necessità di attribuire a un'autocoscienza di
condizione umana in generale o l'innatezza di intelligibili
trascendentali-qualitativi o una genesi di essi all'autocoscienza che non sia
di mera trasposizione di certe porzioni dialettificate dell'esperienza entro la
sfera delle dialettiche dotate di tali attributi, perché, dando vita a siffatta
dialettica, e unendo in essa nella forma della ragion sufficiente
l'insufficienza del fenomenico a farsi principio d'intelligibilità a
un'autosufficienza dell'intelligibile e a una sua indipendenza ontica dal
fenomenico, si ripete l'errore parmenideo di unicizzare nell'intelligibilità
gli attributi formali con le altre modalità che un ontico autocosciente deve
pure avere per essere tale, si ricade nell'assioma pagano dell'unicità
dell'ontico in generale con l'intelligibile in quanto insieme degli attributi
dell'intelligibilità, e con ciò si dà vita a una dialettica, con a biffa da un
lato una certa descrizione dell'intelligibile, dall'altro una certa struttura
dell'ontico autocosciente e con a forma la sostituibilità-identità, la cui
pretesa di godere di verità e validità formali e materiali ne fa un falso in
quanto la sfera dell'ontico autocosciente coinvolge una dialettica fra dei
qualitativi, ontici o problematici che siano, predicati dagli attributi di
modalità dell'essere, che non sono in rapporto di sostituibilità identità con
le forme dell'intelligibilità, e dei qualitativi che sono le forme
dell'intelligibilità, dialettica che non è mai di identificazione; con la
conseguenza che se è innegabile che l'esperienza non è principio degli attributi
formali dell'intelligibilità, neppure è necessario arguire da ciò teorie
gnoseologiche che escludano dall'esperienza qualunque genesi di intelligibili,
bastando una qualunque teoria o gnoseologica o metafisica che assicuri alla
sfera delle dialettiche una porzione di dialettiche puramente formali
indipendenti dall'esperienza ad assicurare a tale sfera la capacità di
attingere altri suoi contenuti dall'esperienza,
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