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così come è assurdo arguirne
una teoria gnoseologica che privi la stessa sfera di qualsivoglia
intelligibilità proprio sulla base dell' intuito fenomenico come unica genesi
del conosciuto in generale; che se si vuole osservare che questa pretesa di
scindere l'intelligibile nei due campi del mero formale e del completo
-perfetto, in quanto qualitativo con immanenza nel ((??del??)) formale, cozza
contro un ritorno all'innatezza ad esempio del principio d'identità, della cui
illiceità sì belle prove ha dato Locke, o contro l'assurdo di un possesso di
formali senza materiali, per il quale mentre da un lato si inibisce alla sfera
delle dialettiche di condizione umana di pervenire alla rappresentazione di
intelligibili perfetti materiali-formali per una strada che sia altra da quella
della traduzione all'autocoscienza di ontici immanenti con inautocoscienza
nell'intuito fenomenico, si attribuisce poi alla stessa sfera la capacità di
seguire una strada che non è dall'intuito fenomenico per quel che riguarda gli
intelligibili formali, che cioè se si afferma che delle due l'una, o si nega
qualsiasi innatezza od autogenesi di intelligibili per mera sollecitazione
dell'empirico, nel qual caso non resta che l'aporia di privare l'insieme degli
ontici autocoscienti di qualsiasi porzione che sia intelligibile e quindi di
negare autocoscienza all'ontità autocosciente((za)) degli intelligibili
formali, o ci si attiene alla necessità di porre come ontico siffatta
autocoscienza e allora non resta che assegnare innatezza o autogenesi a tutti
gli intelligibili dal momento che o, come dice Platone, è impossibile che nella
sfera delle dialettiche si dia una dialettica che non si riveli immediatamente
e simultaneamente intelligibile nella sua forma e nella sua materia con la
conseguenza che l'autocoscienza dell'intelligibile materiale-formale e quella
dell'intelligibile formale fan tutt'uno con un unico atto di reminiscenza, o,
come dicono Aristotele e Tommaso, è impossibile che differente sia la sorgente
genetica degli intelligibili formali e degli altri materiali-formali i quali
debbono essere omogenei per dialettificarsi e che solo in quanto si
dialettificano, si distinguono da un lato in generi e in specie, dall'altro in
formali e in formali-qualitativi, l'osservazione e l'affermazione non tengon
conto di questi dati di fatto, 1) che alla sfera delle dialettiche di
condizione umana è data la liceità di montare teorie, ossia descrizioni di se
stesse, nelle quali alla pretesa che tutta una serie di dialettiche avanzano di
esser legittimamente degne della predicazione degli attributi
dell'intelligibilità fa riscontro l'impossibilità di tutte le stesse a
verificare la pretesa per l'esclusione dalla rispettiva connotazione di una
denotante che sia uno qualsiasi di attributi e le quali quindi devono pure
esser mosse dall'intravvedere, se non altro come mero problematico
(,)l'indipendenza genetica ed ontica dell'autocoscienza dell'intelligibile
formale da quella dell'intelligibile qualitativo-formale, 2) che alla stessa
sfera di dialettiche è data la liceità di costruire teorie, ossia descrizioni
complete, delle condizioni di genesi di certe scienze, come la matematica, le
quali sarebbero ordini di dialettiche in quanto autocoscienti intelligibili
traducenti all'autocoscienza strutture formali intelligibili immesse dalla stessa
sfera dialettica ma inautocoscientemente entro materiali inintelligibili a
costituire con questi degli ontici autocoscienti che sono intelligibili
formali-qualitativi,
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il che presuppone una discrezione dell'intelligibile formale e una sua
indipendenza dall'intelligibile materiale -formale, 3) che la stessa sfera ha
la liceità, che ritroviamo in Hume e in fondo in tutta l'epistemologica
moderna, di predicare a se stessa la struttura di un costante rapporto asintotico
fra gli autocoscienti materiali trattati come intelligibili qualitativi-formali
e gli autocoscienti che sono di diritto intelligibili formali, oppure la
struttura di un rapporto fra l'uno e l'altro autocosciente che è di immanenza
del secondo nel primo e trae da questa a fare di questo un intelligibile di
diritto alla condizione che siano verificate certe condizioni, la conferma
costante dell'esperienza ad esempio, che sono altre dall'immanenza
immediatamente autocosciente del formale nel materiale, il che pone la
necessità di una distinzione fra l'intelligibile formale e la sua autocoscienza
e genesi da un lato e l'intelligibile materiale con la sua autocoscienza e
genesi dall'altro; donde segue che quanti stabiliscono la dipendenza reciproca
o convertibilità dell'intelligibile formale e dell'intelligibile materiale e ne
deducono la necessità di una innatezza od autogenesi dell'intelligibile in
generale, di fatto sono in un circolo vizioso perché della prima si valgono per
muovere alla seconda e viceversa, mentre coloro, come noi, che scindono l'un
intelligibile dall'altro, nell'atto in cui muovono dalla necessità di
attribuire intelligibilità a certe forme come condizione della validità in
genere di una dialettica qualsivoglia di condizione umana, se da un lato
prospettano a sé la questione della genesi e della ragione di siffatta
formalità, dall'altro si liberano dalla necessità di attribuire le gonfie
((???)) di aporie innatezza o autogenesi dell'intelligibile materiale-formale,
al tempo stesso che concedono alla sfera delle dialettiche il mezzo di
pervenire a intelligibili, controllabili sulla base dei posseduti autocoscienti
intelligibili formali, pur muovendo dall'insieme degli intuiti empirici come da
dato primo; che se poi si vuol sostenere che è impossibile un qualsivoglia
spostamento d'attenzione senza che si dia con autocoscienza e insieme con
antecedenza diacronica una dialettica in generale che abbia i caratteri
dell'intelligibilità e che per una dialettica intelligibile in generale è
condizione necessaria e sufficiente non l'autocosciente dialettica meramente
formale, ossia uno spostamento d'attenzione che abbia a biffe le decomposte
denotanti di una delle forme pure dell'intelligibile in genere, e che marci sul
binario offerto da una di queste forme pure, ma una dialettica con
autocoscienza cui l'intelligibilità provenga dall'uso di una delle forme pure
dell'intelligibilità e la materia da un qualsivoglia dato qualitativo
autocosciente che sia altro dalle denotanti di una delle forme pure dell'intelligibilità,
se cioè si pone a principio della conoscenza in generale che questa sia sempre
e soltanto spostamento d'attenzione, che nessun spostamento d'attenzione si dia
senza l'ontico autocosciente di una dialettica intelligibile in generale, che nessuna
dialettica intelligibile in generale si dia senza uno spostamento d'attenzione
di forma intelligibile e di materia non formale, con la conseguenza che
diacronicamente l'ordine di successione degli spostamenti d'attenzione è da una
dialettica intelligibile formale con a materia un qualitativo altro dal formale
a una dialettica in generale che è o formale-materiale della stessa modalità
della prima
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