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o meramente formale con a materia del qualitativo che è denotante di
un formale o inintelligibile con a materia del qualitativo che non è denotante
di un formale e che non tollera di esser biffa di una forma intelligibile,
evidentemente si monta una descrizione del conoscere che conduce direttamente
come a presupposto all'innatezza o autogenesi della dialettica che è prima in
quest'ordine e che ha a forma una delle forme intelligibili e a biffe dei
qualitativi che tollerano la forma senza coincidere con nessuna delle denotanti
di una forma intelligibile, ma contemporaneamente si fondono in sintesi due
questioni quella della liceità di una dialettica come spostamento d'attenzione
in generale e quella della liceità dell'autocoscienza di una dialettica
assolutamente formale che è spostamento d'attenzione da denotante a denotante
di una delle forme intelligibili secondo una delle forme intelligibili; si
tratta di controllare questo diritto di unificare in un uno le due questioni;
la loro unificazione risale a Parmenide e all'ambiente della scienza geometrica
greca, perché non solo la scoperta delle ragioni della costanza e uniformità di
certi rapporti fra quantitativi determinati e l'osservazione che queste ragioni
coincidono con rapporti tra quantitativi indeterminati di cui gli altri son la
determinazione, se da un lato avviano alla nozione dl principio di ragione,
dall'altro offrono come dato di fatto l'antecedenza diacronica
dell'autocoscienza dei primi rapporti, di cui l'autocoscienza delle ragioni ha
offerto non l'intelligibilità ma la garanzia dell'intelligibilità, rispetto
all'autocoscienza delle ragioni e all'autocoscienza di quelle ragioni delle
ragioni che sono le forme del dialettificare in generale e all'autocoscienza di
un rapporto da principio a conseguenza tra la dialettificazione in quanto
intelligibilità formale e la dialettificazione in quanto spostamento
d'attenzione in generale, ma anche l'autocoscienza di quella dialettica che è
il giudizio primo da cui muove Parmenide, sembra esser la condizione necessaria
e sufficiente dell'autocoscienza delle dialettiche da essa conseguenti con cui
si determinano le denotanti di un'intelligibilità formale pura e
dell'autocoscienza di qualsiasi dialettica; e la stessa unificazione,
attraverso Platone, che dall'autogenesi in generale per reminiscenza degli
intelligibili giunge all'autocoscienza dei principi dell' intelligibilità o
dialettiche intelligibili formali pure e all'autocoscienza dell'intelligibilità
di qualsiasi rapporto e quindi di qualsiasi dialettica in quel che la rende
tale, attraverso Aristotele, che è tenuto a inferire la liceità
dell'autocoscienza dei principi puri dell'intendere e dell'autocoscienza delle
dialettiche a livello fenomenico dal meccanismo dei due intelletti ossia dal
darsi autogenetico di una dialettica intelligibile formale con a materie
qualitativi altri dalle denotanti di una forma intelligibile, attraverso
Galilei, che coll'assegnare all'autocoscienza la capacità del matematizzare in
generale come forma innata fa di questa un ontico che da un lato sale all'autocoscienza
solo pel medio della presa operata su di un qualsivoglia rapporto matematico
tra quantitativi determinati indotto dal fenomenico, pel medio ciò di una
dialettica intelligibile formale con a materia dei qualitativi altri dalle
denotanti di un rapporto matematico puro, e dall'altro associa
all'autocoscienza l'attitudine allo spostamento d'attenzione e quindi a
qualsiasi dialettica,
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