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che la materia di idee deve fondarsi su un'associazione che è altra
dall'inintelligibile spostamento d'attenzione, che l'associazione di contiguità
coincide col modo con cui si danno con autocoscienza i fenomenici e non col
modo con cui lo spostamento d'attenzione s'opera dall'uno all'altro, lascian
pensare a una distinzione tra i due la quale comporta un'inautocoscienza dell'associazione,
con la conseguenza che l'introduzione dell'associazione a giustificare la
conoscenza e la scienza in generale non è né priva di ambiguità né sufficiente
al suo compito; comunque, neppure in una teoria alla Hume lo spostamento
d'attenzione è inferibile da qualcosa di oggettivo anteriore ad esso; quanto
poi al problema della genesi delle dialettiche formali pure ossia alla genesi
dell'autocoscienza dell'intelligibilità pura, esso deve trattarsi a parte
perché la sua soluzione non incide in nulla sull'indipendenza e innatezza dello
spostamento d'attenzione, e la sua soluzione è in funzione della liceità di una
dimostrazione dell'autocoscienza di dialettiche intelligibili
formali-materiali, dipende cioè dal fatto che sia legittima e valida la dimostrazione
che nella sfera degli autocoscienti di condizione umana son presenti
dialettiche che hanno a forma una forma intelligibile e a biffe degli
autocoscienti che non sono denotanti né di questa né di nessun'altra forma
intelligibile: che se questa dimostrazione è lecita, è evidente l'inutilità di
dialettiche autocoscienti di intelligibilità pura le quali valgano da pietra di
paragone per tutte le dialettiche pretendenti all'intelligibilità e insieme
sussistano in sé senza aver tratto origine da nessuna di queste; ma se la
stessa dimostrazione è impossibile per un'autocoscienza di condizione umana, è
evidente che nell'illiceità di avanzare dialettiche che siano sicuramente
intelligibili di per sé e nella necessità di immettere nella sfera degli
autocoscienti dialettiche che sono puramente formali e che offrono quegli
autocoscienti intelligibili puri che nessun'altra dialettica è in grado di
dotare di autocoscienza, le dialettiche formali pure ossia l'intelligibilità
formale pura dev'essere posta come un autocosciente innato, destinato oppur no
a riscontrare se stesso in altre dialettiche e in altri autocoscienti; ma quel
che qui importa è che, una volta stabilita che nessuna dialettica intelligibile
condiziona col suo darsi all'autocoscienza l'ontità dello spostamento
d'attenzione come funzione, una volta cioè accertato che entro la sfera delle
dialettiche di condizione umana quell'autocosciente che è lo spostamento
d'attenzione è ritrovato sì come denotante di una qualsivoglia dialettica ma
non ha a suo principio nessun'altra denotante della stessa dialettica sicché è
principio a se stesso, e tanto meno è conseguenza di una qualche denotante di
una dialettica intelligibile o puramente formale o formale -materiale, è lecito
ammettere delle dialettiche a livello del fenomenico anche se è valida e vera
l'affermazione che nessun intelligibile è o innato o autogenetico, all'infuori
di quelli meramente formali ossia che sono o l'autocoscienza di nessi
formali-materiali dotati degli attributi dell'intelligibilità o l 'autocoscienza
di denotanti di questi nessi; con ciò non è qui nostra intenzione prendere
posizione sulla questione della genesi degli intelligibili formali puri, ci
limitiamo solo a stabilire che le dialettiche entro il fenomenico non
necessitano di innati o autogenetici intelligibili,
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