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ma non ne hanno né la liceità né il diritto, è una vera contraddizione
in termini; e allora, se è vero che la conclusione di una sostituibilità
permanente di qualcosa di generale del fenomenico a qualcosa di generale
dell'intelligibile non è un ontico autocosciente, non resta che la ragione
della sua apodittica esclusione dalla sfera degli autocoscienti sia
l'esclusione dala stessa sfera di autocoscienti che sono intelligibili innati o
autogenetici; d'altra parte, se sono ontici autocoscienti degli intelligibili
innati o autogenetici, dev'essere ontico autocosciente la totale sostituibilità
di ciascuno con l'ontico che è intelligibile e che insieme immane
inautocosciente entro il fenomenico e insieme dev'essere ontico autocosciente
la apoditticità della dialettica di sostituibilità di porzioni
dell'intelligibile autocosciente con quelle porzioni del fenomenico che stanno
per dir così sotto l'influsso dell'intelligibile inautocoscientemente immanente;
ma siffatta apoditticità non è data e non già per l'esclusione
dell'apoditticità dell'immanenza inautocosciente dell'intelligibile, in quanto
basta far ragione di questa un ontico che non è apodittico in questa sua
funzione, qual è il Dio buono di Gesù, o non è apodittico in nessuna sua
funzione, qual è il Dio alla Javè di Ockham, oppure basta subordinare
l'immanenza inautocosciente dell'intelligibile nel fenomenico ad alcune
modalità formali del fenomenico stesso estese al substrato della sua intelligibilità
inautocosciente, al divenire ad esempio, in quanto modificazione entro la
totalità, e qualcosa di siffatto pensiamo quando non riusciamo più ((a))
sostituire porzioni dell'intelligibile autocosciente dinosauro a porzioni del
fenomenico, perché quell'apoditticità goda di tutti i diritti di essere esclusa
senza offesa all'intelligibilità del fenomenico, ma perché, una volta sistemate
per benino tutte le porzioni, che sono degli intelligibili, di un intelligibile
e una volta poste alcune di esse in rapporto di sostituibilità con alcune
porzioni di un fenomenico, la sostituibilità riuscirà a invertire tutte le
denotanti materiali delle porzioni sostituibili e anche molte di quelle
formali, ma non sarà mai capace di coinvolgere anche la denotante dell'apoditticità
anche se il fenomenico delle cui porzioni si tratta si ripetesse attraverso le
successioni degli insiemi di intuiti simultanei in modo tale che le sue
porzioni che si son rivelate una volta sostituibili ad alcune
dell'intelligibile si manifestassero sempre tali; ma allora l'innatezza o
autogenesi di un intelligibile che deve trovare la sua ragione o meglio il suo
principio nell'intelligibilità del fenomenico, intesa come sostituibilità di
qualcosa che è dell'uno a qualcosa che è dell'altro, non ha la liceità di
erigere questa a suo principio, se non altro perché non sarà mai autocosciente
la perfetta e totale sostituibilità dei sostituibili e si avrà sempre che fare
con degli ontici autocoscienti che son trattati di fatto come sostituibili, ma
che di diritto non sono dei sostituibili come quelli ad alcuni dei quali manca
la denotante della apoditticità che hanno gli altri; il che ci porta all'altra
aporia, quella dell'impossibilità di pensare all'infinito una classe di
fenomenici o piuttosto dell'assenza di ragion sufficiente di un siffatto
pensamento: l'intelligibilità travasata nel fenomenico significa liceità di
conclassificare porzioni imultanee o successive di fenomenico autocosciente e
insieme di prolungare la classificazione all'infinito o meglio a tanti
conclassificati
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quante sono le successioni di complessi di intuiti simultanei che si
daranno tali da albergare una porzione da conclassificarsi alle altre della
classe, volendo dire conclassificazione sostituibilità per ogni conclassificato
di tutte le sue porzioni con quelle che si sono rivelate sostituibili negli
altri già conclassificati; e questo modo dev'essere sotto il segno
dell'apoditticità; ora è evidente che questo modo alle nostre classi di fenomenico
manca, e non perché siano autocoscienti la dialettica di principio a
conseguenza tra l'intelligibile immanente con inautocoscienza entro il
fenomenico e le porzioni che si danno sostituibili all'intelligibile
autocosciente e l'esclusione di apoditticità da tale immanenza, ma perché è un
ontico autocosciente che, qualsivogliano poi siano le conseguenze che ne son
provenute, data una classe di porzioni di fenomenico rese conclassarie per la
sostituibilità di porzioni di ciascuna porzione conclassata a porzioni di un
intelligibile e a porzioni di ciascun altra porzione conclassata, non è
apodittico che la sostituibilità permanga costante in tutte le sue dialettiche
per ciascun futuro conclassato nella stessa classe, non essendo data nessuna
ragione che venga dalla classe o da altro dalla ((della??))classe stessa, e
inoltre perché è ontico autocosciente che classi di conclassari hanno dovuto
albergare nuovi conclassati senza che la sostituibilità di alcune porzioni dei
nuovi con alcune porzioni dei già membri si accompagni alla sostituibilità di
tutte le porzioni, sostituibile l'una l'altra, di questi; che se ci si fissa
sull'innatezza e sull'autogenesi degli intelligibili come l'unica ragione
sufficiente dell'autocoscienza di un'intelligibilità in generale, ossia di
un'intelligibilità formale, la quale non troverebbe altre sue ragioni proprio
in forza di tutti gli argomenti che il fenomenico offre contro l'innatezza o
l'autogenesi degli intelligibili, che cioè se dal dato delle dialettiche
autocoscienti di predicazione ad ontici autocoscienti di attributi che sono
modi formali di intelligibilità si inferisce la necessità di ontici
autocoscienti che sono unificazioni di siffatti modi con qualitativi materiali
e la cui innatezza ed ((od?? ad??)) autogenesi è l'unica modalità che
garantisca loro siffatta necessità dal momento che nessun ontico autocosciente
che sia o del fenomenico o una dialettica operata sul fenomenico è fonte di
quei modi formali, è innegabile che s'introduce ((s’introducono??)) nelle
dialettiche di questo discorso momenti che sono della sfera autocosciente nella
quale appunto si hanno di quelle dialettiche di predicazione di
un'intelligibilità formale a un ontico autocosciente e dalla quale appunto è
esclusa l'inferenza di questi predicati dal fenomenico, ma è escluso del pari
il dubbio che la predicazione dell'intelligibilità formale sia ragione
dell'ontità ed autocoscienza di intelligibili formali-materiali che non sono se
non innati o autogenetici dal momento che nulla di intelligibile è dal fenomenico,
ed è certo che la predicazione e l'insufficienza del fenomenico valgono tutt'al
più a garantire l'innatezza o l'autogenesi di ontici autocoscienti il cui
complesso costituisce la forma e il segno dell'intelligibilità in generale; e a
sostegno di questo come dell'esclusione di altri intelligibili innati od
autogenetici sta il dato di fatto che, nonostante il possesso od ontità
autocosciente di siffatte forme, la loro predicazione ad un ontico
autocosciente non è mai ragione sufficiente dell'intelligibilità di questo,
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