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il dato di fatto cioè che di giudizi di intelligibilità non ci sono
altri che sian validi e veri materialmente e formalmente se non quelli che a
loro soggetto assumono proprio quelle forme, in quanto tutti gli altri giudizi
di intelligibilità in cui il soggetto sia altro dalle forme di intelligibilità
non godono di pari verità e validità, essendo quelli con a soggetto un ontico
autocosciente che sia fenomenico o dal fenomenico destinati ad attendere la
ragione della loro verità e validità da fuori da sé, da certi modi del
fenomenico i quali però pretendono di essere garantiti in tale loro funzione di
ragione da un intelligibile che è da sé e non dal fenomenico e che, essendo
perciò innato od autogenetico rimanda per la legittimità della sua funzione ai
giudizi di intelligibilità con a soggetto un siffatto intelligibile in
generale, o si chiudono in se stessi e non s'appellano a null'altro, nel qual
caso escludono di avere immanenti delle forme di intelligibilità che siano
apodittiche e non soltanto problematiche, essendo gli altri, con a soggetto un
ontico autocosciente che pretende di essere un intelligibile innato ed
autocosciente che non è fenomenico né è dal fenomenico, destinati a naufragare
sotto il peso delle aporie che rendono prima problematico e poi illegittimo il
loro stesso soggetto; è vero, quindi, che dell'intelligibile c'è con
autocoscienza di condizione umana e che esso è l'unità disarticolabile della
forma dell'intelligibilità in generale, è vero che siffatto intelligibile non
sembra avere a suo principio né l'intuizione fenomenica né quanto è operato su
di essa o sui suoi dati, a meno che non si riesca a dimostrare che o degli
intuiti fenomenici o delle dialettiche con a materia degli intuiti fenomenici e
a forma dei nessi colti entro il complesso degli intuiti immediati riescano di
per sé a salire al livello dell'intelligibilità e a godere degli attributi
formali dell'intelligibilità in un giudizio di predicazione che sia analitico,
il che tuttavia non pare che sia un dato immediato della nostra riflessione e
d'altra parte sarebbe un particolare modo di riattribuire l'autogenesi agli
autocoscienti intelligibili con tutto il corteo delle sue aporie, ed è vero quindi
che, almeno per quel che finora ho creduto di trovare in me, si deve parlare di
un'innatezza dell'intelligibilità formale, il che a guardar bene non
contraddice affatto all'esclusione dall'autocoscienza di certi ontici come il
principio di identità di lockiana memoria, perché si tratta di vedere se
quell'esclusione di autocoscienza che è esclusione di innatezza sia esclusione
dalla sfera delle dialettiche ed esclusione dalla sfera dell'autocoscienza in
generale, se cioè il bambino il selvaggio e l'idiota che nulla sanno di un
principio di identità siano una sfera di autocoscienti da cui è esclusa ogni
dialettica che abbia a sua biffa questo principio o solo quelle dialettiche in
cui lo stesso giudizio è principio dello spostamento d'attenzione, e quindi oggetto
di disarticolazione e di ricostruzione per unificazione dialettica e insieme
principio di autocoscienza per le uniche dialettiche intelligibili vere e
valide materialmente e formalmente, quelle formali; ma, una volta ammessa,
anche sotto il segno della problematicità, se si vuole, l'innatezza delle forme
di intelligibilità, se nella sfera delle dialettiche di condizione umana
entrano degli spostamenti d'attenzione che, dopo aver preso a biffe degli
autocoscienti altri da quelle forme
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