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è altrettanto vero che nessuna ragione è data per affermare che le
modificazioni di tempo spazio dialettica sono concomitanti di una necessaria
modificazione di tutti i sensoriali e di tutti i rapporti di sensoriali che si
danno secondo il tempo lo spazio e la dialettica; sicché l'unica differenza che
distingue l'inferenza sillogistica e induttiva dalla trasposizione di cui
godono di fatto e con legittimità le dialettiche di una classe costruita sui
fenomenici è che là si parte dai predati ((??predicati??))dialettici di una
classe in generale, fra cui quello della distinzione fra porzione privilegiata
e conclassari, i quali là si chiamano sussumente e sussunti, dopo averli però
arricchiti della denotazione di attributi di intelligibilità formale, e, di
conseguenza, della necessità intelligibile, e si ritiene di essersi procurati
il diritto di passare dalle denotanti immanenti nel sussumente alle stesse
denotanti in quanto immanenti nei sussunti e viceversa senz'altro presupposto
che quello dell'autocoscienza dell'immanenza della denotante entro l'autocosciente
che è principio dell'inferenza, mentre qui, invece, si escludono
l'intelligibilità formale e la conseguente necessità intelligibile e con ciò si
subordinano le due operazioni di trasposizioni alle condizioni che le
presuppongono e ai limiti entro cui è racchiusa la classe; d'altro canto,
quando una certa classe è annullata e sostituita da un'altra o da più altre,
quando cioè le unificazioni di sensoriali che son conclassarie in forza di
certe dialettiche di sostituibilità o restano conclassarie entro la stessa
unità dialettica ma per dialettiche di sostituibilità altre dalle precedenti o
entrano a far parte alcune di questa classe altre di quest'altro per differenti
gruppi di dialettiche di sostituibilità, se questa successione che è anche esclusione
dell'antecedente dalla sfera delle dialettiche legittime ha la sua condizione
necessaria e sufficiente nel costante modo di problematicità in cui la sfera
dialettica di condizione umana mantiene la predicazione degli attributi di
intelligibilità formale alle dialettiche costitutive di una classe e se
siffatto modo di problematicità non è la conseguenza di una certa teoria
globale della conoscenza ma è l'attributo che la sfera stessa mantiene come
dimostrano i comportamenti spontanei della condizione umana in generale
[[Nota a matita dell'autore:”nell'agire quotidiano siam
sempre pronti a cambiare le classificazioni”]], l'annullamento della classe
esclusa dai legittimi non è esclusione dall'autocoscienza alla quale la classe
con tutte le sue dialettiche continua ad accompagnarsi; e poiché in questo
permanere nell'autocoscienza è data la liceità di disarticolarla nelle sue
denotanti o componenti fra cui compare sempre quell'insieme delle due
trasposizioni che costituisce nella sua genericità il dictum de omni, questo
deve ritenersi una delle forme che immangono necessariamente in una classe in
quanto autocosciente in genere - è ancora oggi lecito rifarsi alla classe dei
corpi celesti secondo le dialettiche di sostituibilità assunte da Aristotele a
principio della classificazione e valersi delle due trasposizioni ossia del
dictum de omni per arricchirla di nuove dialettiche ossia di nuovi ontici
autocoscienti entranti come biffe o come forme nelle dialettiche costituenti la
classe -; c'è dunque una necessità, nel senso intelligibile del termine, in
quel particolare modo che è il dictum de omni della classe in genere, in quanto
il dictum con le dialettiche che lo costituiscono in generale compare
necessariamente
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come denotante di una classe in quel che la classe è in generale, cioè
una certa serie di dialettiche e in quanto questo suo darsi è indipendente sia
dalle relazioni di spazio di tempo d'attenzione entro cui e con cui le
dialettiche si son operate sia dalle qualità e dalle modalità formali dei
sensoriali che le dialettiche nella classe hanno utilizzato a biffe e dei
rapporti dei sensoriali entro le unificazioni che le stesse dialettiche hanno
utilizzate a forme, sicché tra classe in genere e dictum passa lo stesso
rapporto che lega una dialettica e certe sue condizioni formali che debbon
esser date perché la dialettica sia tale, il che tuttavia non prova affatto
l'intelligibilità in generale né della dialettica né della classe, ma soltanto
che la sfera delle dialettiche di condizione umana alberga sempre delle
componenti di intelligibilità formale che non si vede come riescano a non
essere apriori; quanto poi al fatto che questo dictum non sia un principio di
intelligibilità del sillogismo e a maggior ragione di una classe, questo è vero
se per principio di intelligibilità si intende un ontico autocosciente che non
solo è ragione della struttura formale di un altro autocosciente, ma anche
della sua verità e validità materiali e formali: infatti, il dictum de omni, o
che sia per un sillogismo o che sia per una classe di fenomenici, non depone
nulla a favore della verità e validità dei due, in quanto non è un modo primo
in seno alle dialettiche costitutive del sillogismo o della classe ma è un modo
inferito da un buon numero di dialettiche che esso presuppone a suoi principi;
nel sillogismo dev'essere dato il rapporto di sussunzione e insieme dev'essere
data l'intelligibilità materiale e formale del sussumente, e dei sussunti in
quanto ontici autocoscienti reciprocamente irrelati e del rapporto di
sussunzione che li dialettifica perché il dictum de omni scatti, mentre nella
classe questo scattare è l'effetto delle dialettiche di costituzione della
classe stessa; ad esso né nell'uno né nell'altro caso non è lecito venir meno
in quanto effetto di certi antecedenti che sono ontici, ma né nell'uno né
nell'altro caso è lecito farsi principio di intelligibilità perché esso nulla
pone che sia ragione dell'intelligibilità degli ontici e del loro rapporto di
sussunzione nel sillogismo, e nulla pone che sia ragione entro la classe della
verità e validità delle dialettiche in seno a ciascuna unificazione e delle
dialettiche di sostituzione in seno alla molteplicità delle unificazioni; in
seno al sillogismo il dictum de omni limita la sua funzione di principio di
validità ai rapporti in cui i tre presunti intelligbili son reciprocamente
posti, rapporti che son tenuti a verificare il dictum stesso e di conseguenza a
modulare la loro forma sul binario dei rapporti di sussunzione materiale in cui
i tre presunti intelligibili si collegano; che se questa aderenza del formale
al materiale è data, il dictum scatta, ossia il sillogismo si costituisce; e
così dicasi, mutatis mutandis, per la classe; il dictum de omni, dunque, non si
pone come norma peculiare o modo formale peculiare della sfera degli
intelligibili, anche se in questa entra a far sentire la sua presenza; la
classe, come serie primaria di tutte le operazioni con autocoscienza che sian
consentite, è il primo ontico autocosciente a comprenderlo come suo modo, e a
trasmetterlo a tutti gli altri complessi dialettici che ne utilizzino le
conseguenze; e poiché molte delle dialettiche che fan parte di un complesso
dialettico,
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o classe o sillogismo o induzione che sia son appunto sue conseguenze,
il dictum ha tutta la liceità di esser trattato e di esser definito o descritto
come un principio e quindi di esser colto in ciò che esso è con piena
distinzione dalle sue conseguenze; in questa veste esso appare come un insieme
di relazioni fra molti autocoscienti le quali instaurano tutte un unico nesso
di unificazione fra molti altrimenti discontinui, sicché nel suo aspetto
meramente formale esso si pone come la modalità formale generica denotante la
forma di dialettiche che, assumendo a biffe autocoscienti disarticolati,
ripristinano pel tramite dell'unificazione l'unità o individualità originaria
in cui i disarticolati son dati: e questa modalità formale è l'immanenza di
ciascun disarticolato entro l'unità o individualità di un autocosciente
disarticolato e quindi disarticolabile, o, se si vuol essere più precisi, la
sostituibilità di un autocosciente, in quanto discreto ed assoluto, a uno dei
disarticolati in cui un autocosciente uno o individuo si è disgregato, in
quanto però pensato correlato da certi nessi e da certe funzioni al resto dei
disarticolati; in questa sua descrizione, il dictum si pone come un assioma, o
che per assioma s'intenda un autocosciente che trae la propria verità e
validità formali e materiali dalla totalità individua delle sue materie e delle
sue forme e che con ciò pone sé nella sua interezza come ragione immediata
omogenea di se stesso nella sua interezza, o che per assioma s'intenda
l'autocosciente che è trattato come tale e che ha la liceità di esser trattato
come tale perché si è accuratamente badato ad escludere ogni contraddizione fra
i disarticolati della sua interezza; infatti, da un lato questa modalità
formale generica è la descrizione o se si vuole la costruzione secondo
unificazione dell'unità individua di una dialettica che da un lato pone una
serie di autocoscienti disarticolati ma conservanti qualcosa dell'unità o
individualità originaria dell'autocosciente dalla cui disgregazione sono
insorti all'autocoscienza in forza dell'affermazione, se non
dell'autocoscienza, dell'ontità dei nessi relazionali-funzionali che
intercorrono a connetterli, dall'altro pone un autocosciente irrelato discreto
ed assoluto, e instaura la forma della sostituibilità fra questo e uno degli autocoscienti
della serie; ora, nell'unità di questa dialettica non c'è disarticolato che
contraddica a un altro disarticolato della stessa unità e neppure che
contraddica a un'unità o a un disarticolato di un'unità autocosciente entro la
sfera degli autocoscienti e inescludibile da essa, ma c'è soltanto una
deficienza, e precisamente l'incapacità della forma di sostituibilità a porsi
di per sé, per quel che essa è in genere e per quel che essa è come momento
dell'unità di questa dialettica, sotto il principio di ragione, con la
conseguenza che essa è tenuta ad appellarsi ad altro dalla dialettica stessa e
dai suoi momenti per ricevere la ragione della sua verità e validità, essendo
questo altro la verifica, effettuata in uno o in altro modo e dopo e con questa
o dopo e con queste altre operazioni, della sostituibilità all'autocosciente
disarticolato e relato dell'autocosciente discreto ed assoluto; che se si pone
come effettuata siffatta verifica e con ciò si complica la dialettica con
l'autocoscienza delle altre dialettiche che ne riempiono la deficienza,
l'assioma come un non contraddittorio che offre l'intera sua individualità a
ragione della propria validità e verità è posto;
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