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[pag 599 (333 F4 / 334 F1)]
con la conseguenza che due principi, o condizioni necessarie e
sufficienti di verità e validità o legittimità, ogni dialettica di predicazione
sovraordina a sé come dei modi generali che essa deve contenere immanenti e
sostituibili a due suoi disarticolati, l'intelligibilità formale del dictum e
l'ontità autocosciente dei modi materiali del dictum entro la qualità delle
biffe che son suo soggetto e suo predicato, senza che mai sia data a priori la
coincidenza dei due o per l'estendersi degli attributi di intelligibilità
formale del dictum all'ontità autocosciente della qualità materiale in tutti i
suoi aspetti o per una manifestazione tale di intelligibilità della qualità
materiale che consenta di predicare alla materia dialettificata
l'intelligibilità pel solo darsi della sua congruenza con tutte le connotanti
della forma della dialettica; che se si obietta che il porsi stesso delle
dialettiche di predicazione a livello del fenomenico, in concomitanza con
l'assunzione da parte di esse del dictum anche in ciò che esso ha di
intelligibile, rende aporetica la costante dualità e distinzione dei loro due
principi, dal momento che il canone della validità materiale comporta che le
dialettiche sian nate dagli stessi modi relazionali dei fenomenici, con la
conseguenza quindi che delle due l'una o ci si rifiuta di far coincidere il
dictum in quel che ha di formalmente intelligbile con il dictum in quel che ha
di materiale e di escluso dalla formalità intelligibile, nel qual caso non si
vede come il fenomenico riesca ad offrire alle dialettiche della materia che
attua in sé qualcosa solo della forma dialettificatrice, o si procede ad
identificare i due, e allora non si vede il bisogno di mantenere le dialettiche
a livello fenomenico non restando che disgiungerle dal fenomenico stesso per
portarle immediatamente e assolutamente nella sfera degli intelligibili; ma
l'aporia cade purchè si trasporti la distinzione fra l'intelligibilità formale
del rapporto di immanenza e l'inintelligibilità formale delle funzioni
reciproche delle qualità che si fan biffe del rapporto dai principi delle
dialettiche di predicazione al complesso di sensoriali simultanei o alla
successione di tali complessi; se qui fosse data o la coincidenza dei due modi o
l'assenza dell'uno o dell'altro, si avrebbe rispettivamente o una rapportazione
di immanenza costante e immutabile che sarebbe concomitante con la costanza e
immutabilità di tutti i qualitativi sensoriali, sicché si avrebbe il diritto di
parlare di una totale indipendenza del sensoriale nel suo tutto e nei suoi
momenti dai rapporti di dipendenza funzionale dalle relazioni spaziali
temporali e dialettiche e dal loro mutare, o una rapportazione che sarebbe
costantemente mutevole nella sua forma come quella che ora accoglierebbe il
nesso di immanenza ora ne accoglierebbe altri inimmaginabili, o infine una
rapportazione di immanenza che sarebbe costantemente valida nonostante il
mutare dei qualitativi in forza di una
scomparsa per dir così dal rapporto di dipendenza del nesso formale dalle
funzioni con questo congruenti delle qualità dei sensoriali; e questo è appunto
quel che fa Kant e quello in cui il nostro discorso corre il rischio di
sfociare: infatti, la trasposizione dei due principi dalla dialettica al fenomenico
comporta che questo alberghi del razionale in quanto formale quando si afferma
che in esso devono pure essere presenti tutte le implicanze di immanenza del
dictum e che insieme esso si sganci dal formalismo razionale quando si afferma
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