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gli attributi formali pervadono le dialettiche e le
modalità di queste si diffondono entro gli attributi; sicché, se è vero che
l'autocoscienza dei formali antecede quella dell'intelligibilità delle
dialettiche della classe, si tratta di un'autocoscienza intuitiva come di unità
individue che attendono l'organizzazione dalla loro stessa predicazione alle
dialettiche alla quale solo consegue la disarticolazione e dialettificazione e
quindi autocoscienza piena degli attributi stessi; fra questi è il nostro
principio di identità; e appunto questo ci offre un punto di partenza per
capire e in fondo argomentare quel che fin qui abbiamo sostenuto ossia l'apriorità
dell'autocoscienza degli intelligibili formali come condizione della
predicazione di intelligibilità formale a delle dialettiche a livello
intuitivo, l'intuitività o autocoscienza dei medesimi formali come di ontici
individui la cui unità è insufficiente a consentire dialettiche fra le
denotanti in cui l'unità s'è disarticolata, la necessità che la loro dialettica
di predicazione a dialettiche a livello intuitivo si dia come condizione
necessaria e sufficiente per una loro identificazione con le unificazioni
disarticolabili delle dialettiche a livello intuitivo e quindi in forza del
processo di osmosi identificatrice di ciò che è delle dialettiche con ciò che è
degli intelligibili formali: quel che la nozione del teorema di Pitagora fu per
gli Egizi è il rapporto 3, 4, 5, destinato a rimanere tale fino al giorno in
cui Talete, se non sbaglio, diede vita a un teorema di Pitagora in sé;ora, se
noi mettiamo di fronte l'autocosciente "3, 4, 5"degli Egizi con
l'autocosciente teorema del triangolo rettangolo di Talete, ci rendiamo conto
che il passaggio dall'uno all'altro non è la trasposizione da un fenomenico a
un intelligibile, ma da un preteso intelligibile che è solo di fatto a un
intelligibile che vede confermata la pretesa e il fatto dal diritto; bisogna
tornarsi a chiedere che cosa fu il 3, 4, 5 per gli Egiziani: anzitutto è una
dialettica di sostituzione, in quanto è spostamento d'attenzione dall'aggregato
di certi modi di intuiti appartenenti ad unificazioni di sensoriali in
simultaneità o in successioni di simultaneità, modi che sono rispettivamente la
triplice, quadruplice, quintuplice sostituibilità di un modo, la lunghezza, di
un sensoriale ai modi dei tre intuiti aggregati, al gruppo delle dialettiche
che hanno a loro biffe due o più di quei tre modi, e insieme è erezione
all'autocoscienza della sostituibilità della totalità delle dialettiche del
gruppo all'aggregato unitario dei modi intuiti, in secondo luogo è il
fondamento di una classe, come ciò che insorge da una serie di dialettiche di
sostituibilità fra alcuni dei modi intuiti costituenti questa unificazione di
sensoriali e alcuni dei modi degli intuiti di queste altre unificazioni di
sensoriali e fra alcune delle dialettiche operate su quei modi e alcune delle
dialettiche operate su questi e che si pone come la porzione privilegiata
immanente in tutte le unificazioni di sensoriali della classe offrendosi come
quel complesso di immanenti in una delle unificazioni sostituibile a un
complesso immanente in una delle altre a piacere, con il conseguente scatto del
dictum per cui tutto ciò che si dà autocosciente entro un'unificazione in
quanto membro della classe deve essere predicato al"3, 4, 5 " in
quanto dialettica di sostituibilità e viceversa; ma per gli Egiziani non fu
soltanto questo: la dialettica del 3, 4, 5, non l'avrebbero insegnata come un
dono divino, se l'avessero mantenuta,
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