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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 301 F2 - 350 F3
    • 337
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[pag 609 (337 F1 /2)]

e fra cui entrano anche i rapporti con le concomitanti funzioni che vincolano il disarticolato ad altro che sia o dell'unità o fuori dell'unità, è tale solo quando assume a sua seconda biffa la sua stessa prima biffa, ossia quando è il frutto di uno spostamento d'attenzione da un autocosciente al medesimo autocosciente da cui è partito, sicché, ammesso e non concesso che l'attenzione di condizione umana sia capace di concentrarsi su di un autocosciente per farlo principio di un suo (??) spostamento che ritrovi al suo termine quel che aveva all'origine -resta da dimostrarsi che nella sfera delle dialettiche di condizione umana si dia che la totalità delle qualificazioni autocoscienti e delle forme e delle biffe di tutte le dialettiche operate in seno ad un autocosciente resti quantitativamente la stessa quando sia fatta partenza ed arrivo di uno spostamento d'attenzione -, una dialettica che abbia a sua seconda biffa la prima biffa, qualunque forma pretenda di inserire a nesso fra le due e qualsiasi funzione pretenda di assegnare a ciascuna sua biffa per renderle congruenti alla forma adottata, è tenuta a farsi conseguenza di una dialettica che è ragione della pretesa che l'una biffa non è altro dall'altra e che tale funzione attua instaurando una sostituibilità del tipo descritto che abbiam detto puntuale e perfetta; donde segue il capovolgimento dei rapporti dialettici operati entro siffatta dialettica: una dialettica di sostituibilità perfetta e puntuale deve avere a sua seconda biffa l'ontico autocosciente che è sua prima biffa e deve utilizzare a sue biffe un autocosciente che è uno ed unico; dove la sostituibilità non è perfetta e puntuale, ma solo parziale, non è lecito, qualunque sia l'ampiezza della porzione sostituibile, assegnare unicità alle due biffe; ed è appunto questo che le dialettiche della classe a livello fenomenico verificano a buon diritto, il fatto cioè che la classe è una molteplicità di differenti l'uno dall'altro, ciascuno nella sua totalità e ciascuno in ogni sua parte elementare; la situazione non muta quando alla dialettica di sostituibilità fondamento della classe e quindi alle altre dialettiche della classe viene attribuita l'intelligibilità formale: la predicazione degli attributi formali e del principio di identità in particolare non esonera sia le dialettiche che ciascuna delle loro biffe dall'entrare in dialettiche di sostituibilità soltanto parziale, ma si limita ad arricchire le biffe di queste dialettiche di sostituibilità dei modi dell'universale e del necessario e quindi dell'obbligo a darsi secondo siffatta forma di sostituibilità al di dei particolari rapporti di spazio tempo e stato dialettico gravanti su di esse, in modo che divenga un apriori il diritto di ciascuna biffa ad entrare in un immutabile nesso di sostituibilità parziale non solo con uno dei sensoriali o delle dialettiche della classe con cui già si è vincolato secondo la sostituibilità parziale ma con uno dei sensoriali o delle dialettiche che si diano come parti della porzione privilegiata immanente in qualsivoglia unificazione che si dia in autocosciente dialettica di sostituibilità con la porzione privilegiata in sé; una teoria degli insiemi che ponga a centro della sua struttura l'infinità attuale di una classe o insieme non fa altro che assegnare ontità autocosciente a ogni dialettica di sostituibilità fra un'unificazione conclassata e un'altra qualsiasi fra un numero di unificazioni che è un autocosciente


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dalle unità aumentabili a piacere di una unità o fra la porzione privlegiata di un'unificazione conclassata e quella di un'altra qualsiasi di quel numero o fra un sensoriale o un gruppo di sensoriali o una dialettica di un'unifcazione della classe e il corrispondente di un'altra a piacere di quel numero, e con ciò rivela il presupposto della predicazione al fondamento della classe degli attributi dell'intelligibilità formale e quindi del principio d'identità, col che tuttavia è evidente che la stessa teoria non si attribuisce il diritto di trattare né il fondamento della classe, sia esso quella dialettica di sostituibilità privilegiata che secondo noi è il motore di una classificazione sia esso qualsivoglia altro autocosciente, né lo stesso fondamento in quanto immanente negli infiniti autocoscienti conclassari né ciascuna delle porzioni in cui il fondamento, o come assoluto o come immanente, si disarticola, come delle biffe di dialettiche che, in forza della forma di sostituibilità puntuale e perfetta, assegnano al fondamento e alle sue porzioni l'unicità, sia perché non le è lecito privare la classe della molteplicità infinita dei suoi conclassari e quindi delle infinite differenze o qualitative o funzionali che distinguono l'una dall'altra sia le unificazioni conclassate sia i fondamenti privilegiati immanenti in ciascuna, sia perché ad ogni dialettica con a forma o la sostituibilità o un altro nesso la quantità degli autocoscienti che intervengono a biffe delle dialettiche consentite dalla classe aumenta(no) e in corrispondenza s'arricchisce la qualificazione di ciascun autocosciente che entra a biffa di una di quelle dialettiche sì che e l'autocosciente e le sue dialettiche diverranno biffe di dialettiche di sostituibilità, o con il corrispondente autocosciente o con la corrispondente dialettica, in quanto però biffe di dialettiche di sostituzione, già denotate dall'autocoscienza o in attesa della nota dell'autocoscienza, la quale avrà il diritto di darsi a sua forma solo la sostituibilità parziale; una classe in quanto intelligibile ha dunque le sue dialettiche che sono in generale degli identici, ossia che apriori è lecito affermare come identici, in sé nella loro forma nelle loro biffe e nelle funzioni di questi, indipendentemente dal loro darsi con autocoscienza e dal particolare reticolato di relazioni spaziali temporali dialettiche in cui andranno ad incastrarsi, se però per identici s'intende non degli unici ma dei molti e differenti che verificano costantemente una sostituibilità parziale; ma allora il nostro principio di identità, A=A, non è l'immanente forma apriori della sostituibilità puntuale e perfetta di un ontico autocosciente a se stesso, nella sua totalità, nella sua unica qualificazione sgorgante dalla unità individua del suo tutto, nelle funzioni che gli spettano in quanto unità individua, nella qualificazione e funzione di ciascuno degli autocoscienti in cui la sua individualità si disarticola, e non sgorga dall'apoditticità di queste sosituibilità che garantiscono, in quanto apodittiche, all'autocosciente un'ontità o qualificazione che è sganciata dalla dipendenza funzionale da qualsivoglia altro ontico che le si relazioni secondo forme del tempo dello spazio o di una dialettica; ma è l'immanenza nell'autocosciente intelligibile della modalità dell'immutabile sostituibilità parziale reciproca di tutti gli autocoscienti che sono parzialmente sostituibili ad esso e quindi della apoditticità di una pluralità di autocoscienti differenti i quali,


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qualsivoglia sia questa differenza, o di qualità o di funzione o di forma, sono a due a due biffe di un'apodittica dialettica di sostituibilità parziale la quale attua apriori e quindi indipendentemente dall'autocoscienza con cui si connota, la forma della sostituibilità per almeno un certo numero delle porzioni delle biffe, tante quante sono richieste per garantire l'appartenenza mediata o immediata delle biffe  a una classe e della dialettica al complesso delle dialettiche che costituisce la classe; che se si pongono la questione della ragione sufficiente in forza della quale, nonostante le differenze che distinguono l'una biffa dall'altra e nonostante la parzialità della loro sostituibilità, e quindi nonostante la loro dualità insuperabile e irriducibile all'unicità, le due biffe vengono trattate come un unico, e la questione della ragione sufficiente in forza della quale la mera predicazione dell'intelligibilità pel medio dell'attribuzione del principio di identità, quantunque non elida quelle modalità del molteplice e del diveniente che alla classe e alle sue dialettiche provengono dal suo darsi al livello del fenomenico e si conservano in esse come loro attributi essenziali anche dopo che l'attribuzione dell'intelligibilità le dovrebbe aver sganciate dalle condizione(i) del fenomenico, pure riesce ad arricchire le dialettiche del dictum di capacità operative escluse dal livello fenomenico, si vedrà che la soluzione di entrambe le questioni è da ricercarsi in un'unica dialettica che è e deve essere presupposta come l'autocosciente principio della legittimità o verità e validità formali e materiali della predicazione di intelligibilità e del conseguente superamento o trascuranza come di inefficaci della dualità insuperabile dei sostituibili e del molteplice -diveniente delle dialettiche; nella classe come complesso in generale di dialettiche a livello fenomenico o che la dialettica di sostituibilità che è porzione privilegiata in ciascuno dei conclassari e insieme fondamento della classificazione si faccia autocosciente assoluto e arricchisca il numero delle dialettiche della classe di quelle di sostituibilità fra la dialettica di sostituibilità in quanto assoluto e la stessa dialettica in quanto porzione privilegiata, o che la dialettica di sostituibilità entri nell'autocoscienza solo con la funzione di porzione privilegiata immanente in ciascun conclassario, la predicazione di intelligibili formali alla dialettica di sostituibilità fondamento della classe trova i suoi valore e potere non in quel che è immediatamente, una dialettica di immanenza fra la totalità della dialettica di sostituibilità e alcune sue note-componenti coincidenti con i formali del predicato, ma nello strano stato dialettico in cui pone tutte le dialettiche di sostituibilità che sono la parte del leone della classe: in sé queste si presentano come triadi di spostamenti d'attenzione, l'uno dei quali rende autocosciente la sostituibilità di una porzione di un'unificazione conclassaria a una porzione di un secondo conclassario, il secondo dei quali pone l'autocoscienza della sostituibilità della porzione che è prima biffa del primo a una porzione di un terzo dei conclassari, il terzo dei quali rende autocosciente la sostituibilità della dialettica di sostituibilità del primo spostamento d'attenzione alla dialettica di sostituibilità del secondo; poiché le unificazioni di sensoriali che son conclassarie sono irriducibili ad un unico autocosciente,




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