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nell'autocoscienza
del primo; [[Nota a matita dell'autore “controllare tutto
il seguente discorso altamente discutibile”]]; accettiamo per ora come vuota di
aporie l'assimilazione o identificazione di questo processo quando ha luogo tra
ontici autocoscienti che stanno tra loro nella relazione di denotato a
denotante, con lo stesso processo quando ha luogo tra ontici autocoscienti che
stanno tra loro in una relazione che è di principio a conseguenza, senza
rilevare quindi che nel secondo processo la successione dei tre spostamenti
d'attenzione segue rigorosamente l'ordine in cui i tre ontici debbono essere scalati
come biffe di un qualsivoglia spostamento d'attenzione - infatti se sul piano
della qualificazione reciproca i tre concetti si susseguono nella scala di
principio di spostamento, di mediano nello spostamento e di termine dello
spostamento, e se sul piano delle ragioni dell'ontità dell'autocoscienza
l'ordine è capovolto e principio di spostamento diviene quel che prima era
termine e quel che era principio di spostamento si fa termine, conservando
l'altro lo stesso grado mediano di prima, negli spostamenti d'attenzione che
consentono le due dialettiche dal primo al terzo attraverso le quattro
dialettiche dal primo al mediano e dal mediano al terzo, lasciando inalterati i
gradi di ciascuno per cui quel che è primo nei rapporti di qualificazione in sé
resta primo nei rapporti di qualificazione utilizzati in vista di qualificare
il primo mediante il terzo, e per cui quel che è primo nei rapporti di
legittimità d'autocoscienza in sé è pure primo negli stessi rapporti in vista
di legittimare l'autocoscienza del terzo dall'autocoscienza del primo - mentre
invece nel primo processo la serie degli spostamenti d'attenzione che si
rifanno all'ordine scalare in sé dei tre ontici autocoscienti al fine di
ricavare da esso il diritto di correlare secondo le due forme il primo al terzo
e il terzo al primo, capovolge siffatto ordine per conseguire il suo scopo -,
infatti, se nell' ordine scalare in sé un primo ontico è posto come ragione
dalla necessità dell'autocoscienza del mediano e questa come ragione della
necessità d'autocoscienza del terzo e se nello stesso ordine scalare in sé quel
che è ultimo nel precedente ordine e quel che nel precedente ordine è primo
divengono rispettivamente primo ed ultimo quando si tratti di valersi di
ciascuno di essi al fine di qualificare l'altro, restando quel che è mediano
là, mediano anche qui, la serie degli spostamenti d'attenzione si vale come di
principio di qualificazione [di??] quel che nell'ordine assoluto è termine e
come di termine nell'ordine della necessità dell'autocoscienza [di??] quel che
nell'ordine assoluto è principio, ed è da aggiungersi che in questa strana
relazione che intercorre tra il sillogismo categorico e il sillogismo ipotetico
son da ricercarsi i problemi e le soluzioni insorgenti nella sfera degli
intelligibili in merito alla loro genesi all'autocoscienza e alla loro genesi
assoluta -; ma a parte questo, entrambe le serie di dialettiche paiono fondare
la loro legittimità sul fatto che il medio non è utilizzato costantemente nella
stessa funzione formale, valendo ora da principio ora da conseguenza, se si
tien conto del fondamento dell'ontità autocoscienza, o viceversa ora da
conseguenza ora da principio, se si tien conto del fondamento della
qualificazione; con la conseguenza che parrebbe che la legittimità dell'inferenza
dell'ultimo spostamento d'attenzione dai due precedenti dipenda totalmente
dalle condizioni che il medio non sia mai né solo principio né solo
conseguenza,
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che il
principio dell'ultimo spostamento d'attenzione rispetto alla legittimità della
sua autocoscienza sia solo principio e mai conseguenza, che il principio
dell'ultimo spostamento d'attenzione rispetto alla qualificazione sia solo
principio e mai conseguenza; in altri termini, pare che lo spostamento d'attenzione
dalle prime due dialettiche all'ultima secondo un rapporto che è da principio a
conseguenza necessaria sussista solo se in tutte le dialettiche il cui insieme
è la serie degli spostamenti l'ontico che è principio della necessità
dell'ontità autocosciente dell'altro e che è termine della qualificazione
attuata da questo e l'ontico che è principio della qualificazione necessaria
dell'altro e che da questo trae la necessità della propria ontità autocosciente
conservano la stessa funzione anche negli altri spostamenti nei confronti
dell'ontico mediano; principio della condizione sarebbe la necessità della
costanza di tutti gli ontici autocoscienti connotanti ciascuno dei due
autocoscienti correlati dallo spostamento in tutte le fasi della serie degli spostamenti
e quindi anche di quegli ontici autocoscienti che sono le funzioni dei due
autocoscienti, allo stesso modo che conseguenza della stessa condizione sarebbe
che quell'ontico autocosciente che è il mediano dovrebbe necessariamente
modificare una sua funzione, quella di principio e quella di conseguenza, a
seconda che venga correlato dialetticamente a questo o a quello dei due
autocoscienti; donde risulta la strana situazione in cui tutta la serie
dialettica viene a trovarsi, quella per cui la sua verità e validità formali e
materiali sono la conseguenza della sussunzione di tutti gli autocoscienti che
sono biffe degli spostamenti d'attenzione sotto la legge della invariabilità
della loro connotazione materiale e formale, la qual legge tuttavia sarebbe concomitante
dell'altra che uno degli autocoscienti almeno deve modificare nel corso
dialettico una sua denotante formale- funzionale, sicché due leggi
contraddittorie costituirebbero i principi formali della verità e validità
materiali e formali di uno stesso processo dialettico; è vero che la
contraddittorietà sembra venir meno in quanto i due principi non sarebbero
univoci, ma eterogenei come quelli che si pongono in funzione della forma
-funzione che ciascun ontico autocosciente ha o di termine primo od ultimo o di
mediano, ma è altrettanto vero che questo rapporto ha la liceità di esser
capovolto, risultando la differente forma-funzione di ciascun ontico
autocosciente la conseguenza della sua sussunzione sotto l'una o l'altra delle
leggi; resta comunque il fatto che se si vuole argomentare la validità e verità
formali e materiali di questo processo dialettico dalle denotanti meramente
formali e funzionali degli ontici autocoscienti dialettizzati e degli
spostamenti dialettici che li hanno a loro biffe, se cioè si vuole montare un
dispositivo argomentativo che concluda alla verità e validità materiali e
formali del termine ultimo della serie delle dialettiche e quindi dell'intera
serie delle dialettiche da ontici autocoscienti connotati esclusivamente da denotanti
formali e in cui le denotanti materiali siano delle variabili determinate
unicamente dalla loro dipendenza funzionale dalle denotanti formali, o si cade
nell'aporia di assumere a principi formali due contraddittori, le due leggi
suddette, per le quali un ontico autocosciente che è biffa di uno degli
spostamenti d'attenzione deve ossequio all'una ma non all'altra e insieme il
complesso degli ontici-biffe
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