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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 301 F2 - 350 F3
    • 350
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- 652 -


[pag 652 (350 F2 /3)]

se non altro per un pensiero che non sia sotto il limite delle condizioni umane, si danno ontici autocoscienti che nell'atto in cui si pongon a biffe di serie dialettiche del tipo qui considerato sono delle invariabili funzionali, tali che ad essi spetta unicamente la funzione o di principi di necessità di autocoscienza e di termini di qualificazione ad opera di altri o di principi di qualificazione su di altro e di termini di necessità di autocoscienza, sicché per essi la sussunzione sotto una delle due leggi è univoca e la convertibilità tra questa sussunzione e la funzione di biffa è talmente assoluta che non è lecito(a) la sostituzione in siffatto rapporto di convertibilità di nessun altro ontico autocosciente all'infuori di quelli che vi son dati, l'obiezione non fa che confermare quanto è risultato per l'altra strada di sopra e cioè che la funzione di principio degli ontici funzionali-formali è tale alla condizione di essere a sua volta dedotta dagli ontici materiali, giacché, infatti, delle due l'una o le strutture formali-funzionali costituiscono un primo cui tutto il resto dell'intelligibile delle sfere dialettiche deve uniformarsi, e allora delle due l'una o si pone che siffatta struttura sia un univoco per sussunzione a principi univoci, tra cui deve esserci siffatta legge di costanza della forma-funzione di un intelligibile e quella costante convertibilità fra la funzione di biffa di un ontico autocosciente e la sua sussunzione sotto la legge, costanti cui gli intelligibili obbediscono solo in parte, o si accetta che siffatta struttura si dualizzi in due complessi di sussunti l'uno da certi principi l'altro da principi contraddittori, senza che poi sia offerta nessuna ragione della dualità e nessun mezzo a priori e meramente formale per decidere a quale dei due complessi un intelligibile si uniformi necessariamente, o le stesse dialettiche formali-funzionali entrano in dipendenza funzionale dall'organismo materiale dell'ontico autocosciente che entra come biffa in dialettiche intelligibili e allora sarà lecito accettare un dualismo materiale come un prius invalicabile ben più facilmente di quanto non sia ammettere un dualismo di formali intelligibili che per definizione dell'intelligibile in genere dovrebbero ridursi ad un uno ed univoco e insieme sarà lecito fare dello stesso materiale il principio di deduzione del formale; che se poi, una volta stabilito che il modo d'essere materiale di un ontico biffa, in sé e nelle relazioni che intreccia con altri modi materiali, è principio della deduzione delle forme che esso univocamente tollera e delle leggi in cui questa univoca tolleranza prende corpo, insorge la difficoltà di accordare questa deduzione col circolo vizioso in cui sembra che ci chiudiamo col partire da essa, in quanto da un lato siffatte leggi formali debbono essere assunte come degli assoluti primi, dei segni di intelligibilità assoluta e prima, i quali, non appena eretti a punti di partenza di spostamenti d'attenzione che ne estendano l'intelligibilità a quella variabile materialità che uniforma loro se stessa entrando in rapporto con altra materialità e che non ha altro modo di imporre il proprio diritto ad essere trattata per un intelligibile se non tale uniformità che altro non è che una sua sussunzione sotto di essi, dall'altro le stesse leggi conservano questa loro portata di principi di intelligibilità alla condizione di essere dedotte dalle relazioni in cui le materie o denotanti materiali degli autocoscienti entrano


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[pag 653 (350 F2 /3)]

quando gli autocoscienti si fanno biffe di certe dialettiche e quindi alla condizione di fuoruscire dalla loro natura di primi assoluti, con la conseguenza che si cadrebbe nell'altro circolo vizioso di garantire l'intelligibilità di rapporti tra materiali pel tramite della relazione in cui i materiali entrano e dei modi di siffatte relazioni i quali nessun'altra forza avrebbero per garantire tale loro funzione [di??] principi tranne quella di lasciarsi sussumere sotto l'intelligibilità stessa dei rapporti ossia sotto la loro formalità; e questa aporia risulterebbe più chiara ed evidente attraverso quest'altro discorso, che volendo pretendere di dedurre la formalità intelligibile dai meri rapporti materiali si entrerebbe nel circolo vizioso di distinguere l'intelligibile dall'inintelligbile sulla base di una differenziazione di certi caratteri di certi rapporti da altri caratteri di altri rapporti e sulla base della sussunzione (,)da un lato dei rapporti in cui le denotanti materiali degli ontici autocoscienti entrano sotto i primi o sotto i secondi rapporti (,)dall'altro dalla funzione di biffa che una denotante materiale ha di questi rapporti sussunti sotto i primi rapporti o di questi altri rapporti sussunti sotto i secondi, e di pretendere che alla giustapposizione dell'autocoscienza a questi rapporti con quei certi caratteri e a questi rapporti con questi altri caratteri si riesca muovendo dall'insieme in generale dei rapporti autocoscienti di cui son biffe sia queste e queste altre denotanti materiali sia questi e questi altri ontici autocoscienti riguardanti sotto il punto di vista delle denotanti materiali che li connotano; e l'aporia non è una mera conseguenza di una teoria gnoseologica antecedente la quale qualifichi il materiale in genere nell'uno o nell'altro modo dal punto di vista dell'intelligibilità, negando o affermando o limitando l'intelligibilità di questi o di quelli dei materiali o di tutti i materiali, ma è un ente a sé che sussiste indipendentemente dal fatto che denotiamo il materiale con l'intelligibilità oppur no; ora, senza voler svolgere una teoria della conoscenza, è lecito affermare e dimostrare che l'intelligibilità in generale e quanto di intelligibile ha il diritto e la liceità di essere dedotto da quest'intelligibile in generale deve essere assunto come un apriori almeno per un pensiero di condizione umana, ma non nel senso in cui il razionalismo delle idee comunque innate e quindi anche quello di Kant intendono quando parlano di un apriorità dell'intelligibile; io ho notato che ogniqualvolta la sfera delle dialettiche accoglie uno spostamento d'attenzione da un ontico autocosciente ad un altro le cui ragioni stiano soltanto nelle sollecitazioni che provengono dalle denotanti materiali dell'uno e dell'altro e nel particolare rapporto in cui l'una o le une si pongono rispetto alla o alle altre non è necessario presupporre l'apriorità della modalità formale particolare del rapporto per porre una ragione sufficiente del rapporto stesso bastando per questo lo spostamento d'attenzione, in quanto movimento autonomo e primo dell'autocoscienza, e le modalità che esso assume nel seguire per dir così gli argini di canalizzazione che all'attenzione si aprono quando questa o queste delle denotanti materiali l'hanno sollecitata a portarsi da esse con autocoscienza a quest'altra o a queste altre con autocoscienza - poste con autocoscienza le denotanti materiali a1 a2 a3... an dell'ontico autocosciente qualsivoglia A e le denotanti materiali b1 b2 b3... bn dell'ontico autocosciente qualsivoglia B qualora a1 o a1 a2




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