- 652 -
[pag 652 (350 F2 /3)]
se non altro
per un pensiero che non sia sotto il limite delle condizioni umane, si danno
ontici autocoscienti che nell'atto in cui si pongon a biffe di serie
dialettiche del tipo qui considerato sono delle invariabili funzionali, tali
che ad essi spetta unicamente la funzione o di principi di necessità di
autocoscienza e di termini di qualificazione ad opera di altri o di principi di
qualificazione su di altro e di termini di necessità di autocoscienza, sicché
per essi la sussunzione sotto una delle due leggi è univoca e la convertibilità
tra questa sussunzione e la funzione di biffa è talmente assoluta che non è
lecito(a) la sostituzione in siffatto rapporto di convertibilità di nessun
altro ontico autocosciente all'infuori di quelli che vi son dati, l'obiezione
non fa che confermare quanto è risultato per l'altra strada di sopra e cioè che
la funzione di principio degli ontici funzionali-formali è tale alla condizione
di essere a sua volta dedotta dagli ontici materiali, giacché, infatti, delle
due l'una o le strutture formali-funzionali costituiscono un primo cui tutto il
resto dell'intelligibile delle sfere dialettiche deve uniformarsi, e allora
delle due l'una o si pone che siffatta struttura sia un univoco per sussunzione
a principi univoci, tra cui deve esserci siffatta legge di costanza della forma-funzione
di un intelligibile e quella costante convertibilità fra la funzione di biffa
di un ontico autocosciente e la sua sussunzione sotto la legge, costanti cui
gli intelligibili obbediscono solo in parte, o si accetta che siffatta
struttura si dualizzi in due complessi di sussunti l'uno da certi principi
l'altro da principi contraddittori, senza che poi sia offerta nessuna ragione
della dualità e nessun mezzo a priori e meramente formale per decidere a quale
dei due complessi un intelligibile si uniformi necessariamente, o le stesse
dialettiche formali-funzionali entrano in dipendenza funzionale dall'organismo
materiale dell'ontico autocosciente che entra come biffa in dialettiche
intelligibili e allora sarà lecito accettare un dualismo materiale come un
prius invalicabile ben più facilmente di quanto non sia ammettere un dualismo
di formali intelligibili che per definizione dell'intelligibile in genere
dovrebbero ridursi ad un uno ed univoco e insieme sarà lecito fare dello stesso
materiale il principio di deduzione del formale; che se poi, una volta
stabilito che il modo d'essere materiale di un ontico biffa, in sé e nelle
relazioni che intreccia con altri modi materiali, è principio della deduzione
delle forme che esso univocamente tollera e delle leggi in cui questa univoca
tolleranza prende corpo, insorge la difficoltà di accordare questa deduzione
col circolo vizioso in cui sembra che ci chiudiamo col partire da essa, in
quanto da un lato siffatte leggi formali debbono essere assunte come degli assoluti
primi, dei segni di intelligibilità assoluta e prima, i quali, non appena
eretti a punti di partenza di spostamenti d'attenzione che ne estendano
l'intelligibilità a quella variabile materialità che uniforma loro se stessa
entrando in rapporto con altra materialità e che non ha altro modo di imporre
il proprio diritto ad essere trattata per un intelligibile se non tale
uniformità che altro non è che una sua sussunzione sotto di essi, dall'altro le
stesse leggi conservano questa loro portata di principi di intelligibilità alla
condizione di essere dedotte dalle relazioni in cui le materie o denotanti
materiali degli autocoscienti entrano
- 653 -
[pag
653 (350 F2 /3)]
quando gli
autocoscienti si fanno biffe di certe dialettiche e quindi alla condizione di
fuoruscire dalla loro natura di primi assoluti, con la conseguenza che si
cadrebbe nell'altro circolo vizioso di garantire l'intelligibilità di rapporti
tra materiali pel tramite della relazione in cui i materiali entrano e dei modi
di siffatte relazioni i quali nessun'altra forza avrebbero per garantire tale
loro funzione [di??] principi tranne quella di lasciarsi sussumere sotto
l'intelligibilità stessa dei rapporti ossia sotto la loro formalità; e questa
aporia risulterebbe più chiara ed evidente attraverso quest'altro discorso, che
volendo pretendere di dedurre la formalità intelligibile dai meri rapporti
materiali si entrerebbe nel circolo vizioso di distinguere l'intelligibile
dall'inintelligbile sulla base di una differenziazione di certi caratteri di
certi rapporti da altri caratteri di altri rapporti e sulla base della
sussunzione (,)da un lato dei rapporti in cui le denotanti materiali degli
ontici autocoscienti entrano sotto i primi o sotto i secondi rapporti
(,)dall'altro dalla funzione di biffa che una denotante materiale ha di questi
rapporti sussunti sotto i primi rapporti o di questi altri rapporti sussunti
sotto i secondi, e di pretendere che alla giustapposizione dell'autocoscienza a
questi rapporti con quei certi caratteri e a questi rapporti con questi altri
caratteri si riesca muovendo dall'insieme in generale dei rapporti
autocoscienti di cui son biffe sia queste e queste altre denotanti materiali
sia questi e questi altri ontici autocoscienti riguardanti sotto il punto di
vista delle denotanti materiali che li connotano; e l'aporia non è una mera
conseguenza di una teoria gnoseologica antecedente la quale qualifichi il
materiale in genere nell'uno o nell'altro modo dal punto di vista
dell'intelligibilità, negando o affermando o limitando l'intelligibilità di
questi o di quelli dei materiali o di tutti i materiali, ma è un ente a sé che
sussiste indipendentemente dal fatto che denotiamo il materiale con
l'intelligibilità oppur no; ora, senza voler svolgere una teoria della
conoscenza, è lecito affermare e dimostrare che l'intelligibilità in generale e
quanto di intelligibile ha il diritto e la liceità di essere dedotto da
quest'intelligibile in generale deve essere assunto come un apriori almeno per
un pensiero di condizione umana, ma non nel senso in cui il razionalismo delle
idee comunque innate e quindi anche quello di Kant intendono quando parlano di
un apriorità dell'intelligibile; io ho notato che ogniqualvolta la sfera delle
dialettiche accoglie uno spostamento d'attenzione da un ontico autocosciente ad
un altro le cui ragioni stiano soltanto nelle sollecitazioni che provengono
dalle denotanti materiali dell'uno e dell'altro e nel particolare rapporto in
cui l'una o le une si pongono rispetto alla o alle altre non è necessario presupporre
l'apriorità della modalità formale particolare del rapporto per porre una
ragione sufficiente del rapporto stesso bastando per questo lo spostamento
d'attenzione, in quanto movimento autonomo e primo dell'autocoscienza, e le
modalità che esso assume nel seguire per dir così gli argini di canalizzazione
che all'attenzione si aprono quando questa o queste delle denotanti materiali
l'hanno sollecitata a portarsi da esse con autocoscienza a quest'altra o a
queste altre con autocoscienza - poste con autocoscienza le denotanti materiali
a1 a2 a3... an dell'ontico
autocosciente qualsivoglia A e le denotanti materiali b1 b2
b3... bn dell'ontico autocosciente qualsivoglia B qualora
a1 o a1 a2
|