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col
conseguente circolo vizioso che la materialità problematica dell'intelligibile
fonda l'ontità apodittica dell'ontico immediato problematico e l'ontità in sé
apodittica di questi spoglia di problematicità la materialità degli
intelligibili, o con la mera predicazione agli stessi intelligibili degli
attributi formali di intelligibilità, qualsivogliano essi siano, predicazione
la quale, se non è in grado di inferire la legittimità dell'ontità degli
attributi formali e della loro funzione in quanto predicati se non o dalla
problematicità stessa degli intelligibili materiali o dalla ontità in sé dei
loro soggetti che è altrettanto problematica, è altrettanto incapace di
convalidare la legittimità della materialità degli intelligibili soggetti a
meno che non ricorra come a principio alla relazione di predicazione tra questi
e il loro soggetto la quale o è premessa a principio, con tutte le aporie del
primo corno, o è inferita dal rapporto di predicazione dell'intelligibile al fenomenico,
e allora convalida contraddittoriamente quel che per presupposto è un falso e
un meramente preteso; la questione s'impernia tutta su tre punti, se la
predicazione degli intelligibili puramente formali è sufficiente a fondare la
legittimità dell'intelligibile soggetto nella sua forma e anche nella sua
materia, se la legittimità di un intelligibile, nella sua connotazione
materiale, si riduca alla legittimità delle dialettiche che lo assumono a biffa
in quanto meri ontici autocoscienti, se la relazione di predicazione tra
l'intelligibile materiale e formale ed un ontico autocosciente che sia assunto
come indice di un ontico in sé ed assoluto, mediata o immediata che sia, ha il
suo principio logico ed ontico in quegli ontici autocoscienti di fatto e di
diritto che sono le dialettiche di sussunzione del fenomenico sotto il preteso
intelligibile che pel medio della sussunzione arricchisce una porzione del
fenomenico della modalità formale dell'intelligibilità, oppure se ha il suo
principio in un'altra dialettica di sussunzione che è insieme ragion
sufficiente di quella per la quale il fenomenico è sussunto sotto il suo
preteso intelligibile; ci sono alcuni ontici autocoscienti che ci consentono di
prendere posizione nei confronti della riduzione della legittimità di un
qualsivoglia intelligibile alla mera sua intelligibilità formale: questo che è
l'assioma dell'atteggiamento teoretico puro del pensiero di condizione umana
non è assioma dello stesso pensiero quando si porta al piano biologico o
comportamentale, perché è ontico autocosciente immediato che la valutazione che
facciamo di un qualsivoglia concetto è differente secondo che esso sia
legittimo per l'identità fra tutte le sue connotanti formali e gli intelligbili
che vengono assunti a denotanti di quell'ontico autocosciente che chiamiamo
intelligibilità pura, e che lo stesso, conservando inalterata questa identità,
si faccia predicato di un ontico autocosciente che di diritto sia assunto come
il segno immediato o indiretto di un ontico in sé o, se si vuol esser più
esatti, di un ontico autocosciente che nella sfera delle dialettiche è assunto
direttamente o indirettamente come un ontico in sé; se per questa valutazione
intendiamo la predicazione a tale concetto di un'ontità autocosciente che è in
funzione solo del pensiero di condizione umana che lo alberga nelle sue
dialettiche o di un'ontità autocosciente che è in funzione anche di un ontico
che non è quel che è per le condizioni umane del pensiero che lo pensa,
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cioè se
intendiamo la predicazione ad esso di una legittimità che è dipendente
funzionale di modalità che sono le condizioni del pensare umano che si fanno
indipendenti funzionali solo grazie al circolo vizioso di farle dipendenti
funzionali delle condizioni in cui il concetto si trova, in quanto denotato da
certe modalità che il pensiero ha trascelte tra quelle che sono le sue
condizioni umane, o di una legittimità che è dipendente funzionale sia delle
condizioni del pensare umano sia delle modalità che albergano sì in ontici
autocoscienti che sono in un pensiero che è di condizione umana ma che in parte
almeno non è lecito identificare con le modalità di siffatta condizione, sembra
lecito inficiare di illegittimità l'intera differenza di valutazione, in quanto
essa si conclude sempre nell'assenza iniziale di una sussunzione del fenomenico
sotto l'intelligibile, assenza che lascia l'intelligibile esclusivamente nello
stato di condizione di una predicazione di intelligibili formali, e
nell'autocoscienza subentrante di siffatta sussunzione, la quale però perde
quel valore che pretende di avanzare grazie alla semplice osservazione che quel
fenomenico che si pretende essere almeno in parte eterogeneo dalle condizioni
umane del pensare, si rivela poi quanto di più dipendente da siffatte
condizioni si dia entro l'autocosciente in genere; la differente valutazione,
quindi, con il suo differente atteggiamento per cui il concetto è prima assunto
come un mero pensato e poi come un pensato che anche segno di qualcosa che è in
sé, sarebbe il portato del senso comune ossia di una delle modalità
dell'esistere contingente o biologico; ora, a parte il fatto che sarebbe il
caso di vedere che cosa si debba intendere per questa ontità biologica
contingente e per le sue modalità, non risulta che la differenza di valutazione
si limiti al piano del vivere entro il fenomenico, come fenomeno che è tra
fenomeni e che pretende di estendere quel che ha in sé di fenomenico, in quanto
fenomeno tra fenomeni, a quel che lo distingue dal fenomenico in generale, e
infatti la stessa differenza penetra massiccia entro il piano teoretico puro;
mi riferisco ad alcuni dati di fatto che sono ontici autocoscienti al pari di
quella differenza di atteggiamento e di valutazione che si è voluto infirmare:
se ci sono intelligibili i quali, allorchè vengono inseriti in dialettiche,
traggono in un primo momento legittimità dalla predicazione ad essi fatta di
intelligibili formali puri, sono i concetti delle teorie la cui successione
chiamiamo storia della filosofia; c'è da chiedersi perché mai una di queste
teorie abbia voluto predicare ad essi, oltre all'intelligibilità formale, anche
la natura di determinazioni che il pensiero in genere assume allo scopo di
realizzare sempre più perfettamente se stesso in quanto ontico pensante e che
insieme deve realizzare nel modo in cui ciascuno è qualificato e nell'ordine
cronologico in cui ciascuno si è qualificato in quel modo al fine di far
coincidere l'intelligibile che è termine estremo dell'ordine di successione con
il pensiero pensante stesso e insieme tutto l'ordine di successione con le
determinazioni che necessariamente dovevano farsi intelligibile onde il
divenire autocosciente coincidesse con il pensiero stesso in quanto orientato a
farsi ontico autocosciente la cui autocoscienza fa tutt'uno con l'ontità, ossia
autocosciente di sé; evidentemente, la teoria ha a presupposto che totalmente
invalida sia la distinzione che vien fatta
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