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della
necessità di inferire il predicato, ossia gli intelligibili formali puri, dal
soggetto, ossia dall'intelligibilità formale pura della sua comprensione
materiale e formale, venga rispettato in un giudizio categorico universale affermativo
nel cui soggetto, un ontico autocosciente, immangano denotanti materiali
denotate dall'intelligibilità formale pura, il rapporto di predicazione di
siffatto giudizio è da un lato legittimo in quanto fonda la sua forma che è
rapporto di parte a tutto sull'ontità autocosciente dell'immanenza degli
attributi di intelligibilità formale pura nella materia denotante
l'autocosciente, dall'altro principio della legittima pensabilità o
autocoscienza di tali attributi come ontici autocoscienti in sé; donde deriva
che sia per istanze di legittimità formale sia per l'illegittimità di tutti gli
autocoscienti che non le verificano, al pensiero dev'essere dato almeno un
giudizio in cui il soggetto sia un ontico autocoscienza, il predicato gli
attributi di intelligibilità formale pura, il rapporto di predicazione la
conseguenza della presa di coscienza delle modalità della materia del soggetto,
comunque si dia o come principio del giudizio ossia del suo insorgere
nell'autocoscienza o come ragione della validità del giudizio ossia della
legittimità della predicazione; ora, questo giudizio, che chiamiamo giudizio di
intelligibilità a forma perfetta, ha a suo presupposto l'ontità di un
autocosciente che si dia con autocoscienza anteriormente e indipendentemente
dal giudizio stesso e la cui denotazione nelle sue componenti materiali non si
ponga in nessuna nota come dipendente o da inferirsi dal giudizio; questo
autocosciente dev'essere un autocosciente intelligibile in sé, la cui autonoma
intelligibilità è un modo della materia che lo denota e, per necessità di
inferenza, di tutti i rapporti formali che son sue note; chiamiamo questo
autocosciente un intelligibile materiale e formale; ora, dal momento che
l'intelligibile materiale e formale in nulla ha la liceità di appellarsi al
giudizio di intelligibilità a forma perfetta per argomentarne il proprio
diritto all'ontità per il pensiero ossia ad essere per un pensiero di
condizione umana che lo pensi, ma tutt'al più gli è lecito rifarsi a tale
giudizio per farlo principio del suo darsi con autocoscienza non però in quanto
autocosciente in generale, bensì solo in quanto autocosciente con
intelligibilità, e, d'altro canto, poiché il pensiero di condizione umana non
ha la liceità di accogliere alcun autocosciente come materialmente e
formalmente valido e vero se non in conformità con le esigenze del principio di
ragione le quali si sovraordinano anche a quella denotante formale,
l'autocoscienza, che in fondo è l'ontità per un pensiero relativamente al quale
l'ontità di qualsiasi cosa, che ne dipenda per la propria ontità, coincide con
quelle sue modalità che chiamiamo autocoscienza, l'intelligibile materiale e
formale deve render ragione del suo darsi con autocoscienza in generale; ora,
mi pare che le ragioni in forza delle quali un ontico ha il diritto di darsi
con autocoscienza sono in un pensiero di condizione umana due e soltanto due e
che quindi questo pensiero non sia in grado di accogliere un ontico nella veste
di legittimo relativamente al suo esser denotato dall'autocoscienza in generale
se non in quanto conseguenza di una di tali due ragioni; il pensiero di
condizione umana è in grado di utilizzare ontici autocoscienti che sono parti
di complessi simultanei di sensoriali
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