- 676 -
[pag 676 (358 F1 /2)]
o presunti
intelligibili o parti di presunti intelligibili come materiali componenti un
nuovo autocosciente il cui diritto ad essere per il pensiero che lo pensa è il
darsi con autocoscienza di tutte le operazioni che lo stesso pensiero ha
compiuto per costruirlo; chiamiamo questa capacità immaginazione; la sua
caratteristica è di porsi come la sfera di tutti gli autocoscienti che fra
tutte le note delle rispettive comprensioni albergano quella di essere biffe di
un rapporto autocosciente con il pensiero autocosciente in forza del quale si
danno come conseguenze dell'attività costruttrice di esso e hanno la propria
ontità o autocoscienza in funzione non solo del darsi con autocoscienza ma
dell'esser stati posti con autocoscienza dal pensiero stesso; evidentemente
questa liceità che è data al pensiero di condizione umana non ha nulla che fare
con l'altra di riprodurre nella loro totale comprensione, qui compresa la
denotante dell'autocoscienza, ontici che si sian dati con autocoscienza entro
dialettiche od entro intuizioni dialettizzate che sono altre da quelle in cui
l'ontico riprodotto compare come biffa, perché qui, per questa liceità,
l'ontico riacquista autocoscienza hic et nunc assieme a tutte le modalità
materiali e formali e quindi assieme a tutte le funzioni di biffa, compresa
quella per cui è biffa di quel certo rapporto di ragion sufficiente che pone il
diritto della sua autocoscienza in generale, con cui si è dato con altri atti
di autocoscienza, mentre là, per l'altra liceità, l'ontico si dà con
autocoscienza hic et nunc ritrovando la ragione di questa nell'atto costruttivo
del pensiero e non nell'essersi dato con altri atti di autocoscienza e
nell'essersi riprodotto grazie alla liceità di secondo tipo, con la conseguenza
che in forza di quest'ultima gli ontici autocoscienti conservano costantemente
identità con i precedenti di cui sono riproduzione e accolgono nella loro
comprensione anche la denotante che è il segno della loro genesi o, se si
vuole, del loro diritto di darsi con autocoscienza in qualsiasi dialettica che
voglia utilizzarli; se a questa seconda liceità togliamo il termine di
immaginazione con cui a volte è stata chiamata per lasciarle quello di
rievocazione, la rievocazione non definisce nessuna delle denotanti della
comprensione dell'autocosciente con autocoscienza hic et nunc, ad eccezione di
quest'ultima stessa e non gode affatto della funzione di ragione sufficiente
dell'autocoscienza in generale dell'ontico stesso; l'immaginazione invece gode
di questa funzione e mette necessariamente gli ontici che ne costituiscono la
sfera nella condizione di essere costantemente dei soggetti di giudizi il cui
predicato è la relatività rispetto al pensiero di condizione umana, ossia la
modalità di avere a denotante un'ontità o autocoscienza in generale e hic et
nunc che è conseguenza delle operazioni che il pensiero stesso ha compiuto per
costruirlo e del fatto che il medesimo pensiero se lo dà con autocoscienza; che
se si obietta che questa modalità è lecito predicarla a tutti gli ontici autocoscienti,
preciseremo che il rapporto, con cui essa coincide, tra l'autocoscienza
dell'ontico e il pensiero in quanto capace di investire di autocoscienza tutti
gli ontici che si danno con autocoscienza, si dà con autocoscienza in forza
dello spostamento d'attenzione immediato dall'ontico immaginario al pensiero di
condizione umana e quindi è una denotante della comprensione dell'immaginario
che entra con autocoscienza fra tutti gli ontici autocoscienti
- 677 -
[pag
677 (358 F3 /4)]
grazie a una
concentrazione immediata e diretta dell'attenzione sulla ((nella??))
comprensione stessa dell'immaginario, e non è affatto, come succede per gli
altri ontici non immaginari, il termine ultimo di una serie dialettica che non
muove affatto dalla comprensione dell'ontico, ma da alcuni presupposti avanzati
sotto le richieste di giustificare in generale l'autocoscienza degli
autocoscienti in generale, tant'è vero che, mentre la genesi immaginaria
dell'ontico che è per l'immaginazione è atta a divenire ontico autocosciente in
quanto denotante di una comprensione, la stessa genesi operativa o immaginaria
di quegli ontici che non sono dell'immaginazione è destinata a restare una
denotante che è autocosciente nella comprensione di siffatti ontici in forza
della sua predicazione ad essi, ma che la comprensione in sé non offre mai come
denotante se non inconsapevole, essendo quindi il principio all'autocoscienza
di questa denotante di genesi operativa o immaginaria nell'un caso gli
spostamenti d'attenzione operati entro la comprensione stessa dell'ontico,
nell'altro caso spostamenti d'attenzione operati fuori dalla comprensione
stessa e non operabili mai su di essa se non aposteriori, dopo cioè la
predicazione stessa alla comprensione della denotante che avrebbe dovuto
ricevere autocoscienza dall'analisi di questa comprensione e non dargliela;
sicché, se anche vogliamo ammettere che nessun ontico sia autocosciente se non
pel medio di operazioni costruttive del pensiero di condizione umana, abbiamo
sempre il diritto di distinguere gli immaginari e la sfera degli immaginari
dagli altri autocoscienti e dalle altre sfere, sulla base del fatto che l'atto
costruttivo del pensiero è per i primi autocosciente di per sé o
immediatamente, all'atto stesso, o successivamente, ma pur sempre in sé e per
sé, mentre per gli altri è in sé e per sé immutabilmente inautocosciente e
destinato a darsi con autocoscienza per dialettiche che in alcun modo sono
operate ((operabili??))immediatamente sulla comprensione di ciascuno degli
ontici; con maggior chiarezza e precisione, si afferma che l'immaginario è
fonte diretta della predicazione della sua immaginarietà, assolutamente,
indipendentemente da qualunque rapporto in cui esso entri con altri
autocosciente(i), mentre i non -immaginari non ricevono mai di diritto la
predicazione di immaginarietà ossia di essere dei costruiti dal pensiero se son
posti fuori da qualsiasi rapporto con altri autocoscienti, e quindi non sono
dei predicabili da tale modalità in sé e per sé, ma solo per altro e in altro;
alla quale distinzione s'accoppia l'altra, di una relatività assoluta immediata
e primaria che è degli immaginari e di una relatività relativa indiretta e
secondaria che è di tutti gli autocoscienti in generali(e), con la conseguenza
che è conservato inalterato il diritto di contrapporre la sfera
dell'immaginazione alla certa ((??resta((nte??)) sfera di autocoscienti come
quella che ha la sua genesi dalle operazioni del pensiero stesso che accoglie
con autocoscienza sia l'una che l'altra anche là dove sia accettato che
l'autocosciente in generale ha tale genesi; tanto più che, anche se non si
vuole addurre a fondamento di distinzione l'immediatezza della predicazione di
relatività per gli uni e la mediatezza di questa predicazione per gli altri,
resta sempre un'altra ragione di distinzione, che cioè l'analisi
dell'immaginario ne distribuisce l'unità in tante componenti ciascuno dei quali
è in sé un autocosciente
|