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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 350 F4 - 375
    • 358
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[pag 676 (358 F1 /2)]

o presunti intelligibili o parti di presunti intelligibili come materiali componenti un nuovo autocosciente il cui diritto ad essere per il pensiero che lo pensa è il darsi con autocoscienza di tutte le operazioni che lo stesso pensiero ha compiuto per costruirlo; chiamiamo questa capacità immaginazione; la sua caratteristica è di porsi come la sfera di tutti gli autocoscienti che fra tutte le note delle rispettive comprensioni albergano quella di essere biffe di un rapporto autocosciente con il pensiero autocosciente in forza del quale si danno come conseguenze dell'attività costruttrice di esso e hanno la propria ontità o autocoscienza in funzione non solo del darsi con autocoscienza ma dell'esser stati posti con autocoscienza dal pensiero stesso; evidentemente questa liceità che è data al pensiero di condizione umana non ha nulla che fare con l'altra di riprodurre nella loro totale comprensione, qui compresa la denotante dell'autocoscienza, ontici che si sian dati con autocoscienza entro dialettiche od entro intuizioni dialettizzate che sono altre da quelle in cui l'ontico riprodotto compare come biffa, perché qui, per questa liceità, l'ontico riacquista autocoscienza hic et nunc assieme a tutte le modalità materiali e formali e quindi assieme a tutte le funzioni di biffa, compresa quella per cui è biffa di quel certo rapporto di ragion sufficiente che pone il diritto della sua autocoscienza in generale, con cui si è dato con altri atti di autocoscienza, mentre , per l'altra liceità, l'ontico si con autocoscienza hic et nunc ritrovando la ragione di questa nell'atto costruttivo del pensiero e non nell'essersi dato con altri atti di autocoscienza e nell'essersi riprodotto grazie alla liceità di secondo tipo, con la conseguenza che in forza di quest'ultima gli ontici autocoscienti conservano costantemente identità con i precedenti di cui sono riproduzione e accolgono nella loro comprensione anche la denotante che è il segno della loro genesi o, se si vuole, del loro diritto di darsi con autocoscienza in qualsiasi dialettica che voglia utilizzarli; se a questa seconda liceità togliamo il termine di immaginazione con cui a volte è stata chiamata per lasciarle quello di rievocazione, la rievocazione non definisce nessuna delle denotanti della comprensione dell'autocosciente con autocoscienza hic et nunc, ad eccezione di quest'ultima stessa e non gode affatto della funzione di ragione sufficiente dell'autocoscienza in generale dell'ontico stesso; l'immaginazione invece gode di questa funzione e mette necessariamente gli ontici che ne costituiscono la sfera nella condizione di essere costantemente dei soggetti di giudizi il cui predicato è la relatività rispetto al pensiero di condizione umana, ossia la modalità di avere a denotante un'ontità o autocoscienza in generale e hic et nunc che è conseguenza delle operazioni che il pensiero stesso ha compiuto per costruirlo e del fatto che il medesimo pensiero se lo con autocoscienza; che se si obietta che questa modalità è lecito predicarla a tutti gli ontici autocoscienti, preciseremo che il rapporto, con cui essa coincide, tra l'autocoscienza dell'ontico e il pensiero in quanto capace di investire di autocoscienza tutti gli ontici che si danno con autocoscienza, si con autocoscienza in forza dello spostamento d'attenzione immediato dall'ontico immaginario al pensiero di condizione umana e quindi è una denotante della comprensione dell'immaginario che entra con autocoscienza fra tutti gli ontici autocoscienti


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[pag 677 (358 F3 /4)]

grazie a una concentrazione immediata e diretta dell'attenzione sulla ((nella??)) comprensione stessa dell'immaginario, e non è affatto, come succede per gli altri ontici non immaginari, il termine ultimo di una serie dialettica che non muove affatto dalla comprensione dell'ontico, ma da alcuni presupposti avanzati sotto le richieste di giustificare in generale l'autocoscienza degli autocoscienti in generale, tant'è vero che, mentre la genesi immaginaria dell'ontico che è per l'immaginazione è atta a divenire ontico autocosciente in quanto denotante di una comprensione, la stessa genesi operativa o immaginaria di quegli ontici che non sono dell'immaginazione è destinata a restare una denotante che è autocosciente nella comprensione di siffatti ontici in forza della sua predicazione ad essi, ma che la comprensione in sé non offre mai come denotante se non inconsapevole, essendo quindi il principio all'autocoscienza di questa denotante di genesi operativa o immaginaria nell'un caso gli spostamenti d'attenzione operati entro la comprensione stessa dell'ontico, nell'altro caso spostamenti d'attenzione operati fuori dalla comprensione stessa e non operabili mai su di essa se non aposteriori, dopo cioè la predicazione stessa alla comprensione della denotante che avrebbe dovuto ricevere autocoscienza dall'analisi di questa comprensione e non dargliela; sicché, se anche vogliamo ammettere che nessun ontico sia autocosciente se non pel medio di operazioni costruttive del pensiero di condizione umana, abbiamo sempre il diritto di distinguere gli immaginari e la sfera degli immaginari dagli altri autocoscienti e dalle altre sfere, sulla base del fatto che l'atto costruttivo del pensiero è per i primi autocosciente di per sé o immediatamente, all'atto stesso, o successivamente, ma pur sempre in sé e per sé, mentre per gli altri è in sé e per sé immutabilmente inautocosciente e destinato a darsi con autocoscienza per dialettiche che in alcun modo sono operate ((operabili??))immediatamente sulla comprensione di ciascuno degli ontici; con maggior chiarezza e precisione, si afferma che l'immaginario è fonte diretta della predicazione della sua immaginarietà, assolutamente, indipendentemente da qualunque rapporto in cui esso entri con altri autocosciente(i), mentre i non -immaginari non ricevono mai di diritto la predicazione di immaginarietà ossia di essere dei costruiti dal pensiero se son posti fuori da qualsiasi rapporto con altri autocoscienti, e quindi non sono dei predicabili da tale modalità in sé e per sé, ma solo per altro e in altro; alla quale distinzione s'accoppia l'altra, di una relatività assoluta immediata e primaria che è degli immaginari e di una relatività relativa indiretta e secondaria che è di tutti gli autocoscienti in generali(e), con la conseguenza che è conservato inalterato il diritto di contrapporre la sfera dell'immaginazione alla certa ((??resta((nte??)) sfera di autocoscienti come quella che ha la sua genesi dalle operazioni del pensiero stesso che accoglie con autocoscienza sia l'una che l'altra anche dove sia accettato che l'autocosciente in generale ha tale genesi; tanto più che, anche se non si vuole addurre a fondamento di distinzione l'immediatezza della predicazione di relatività per gli uni e la mediatezza di questa predicazione per gli altri, resta sempre un'altra ragione di distinzione, che cioè l'analisi dell'immaginario ne distribuisce l'unità in tante componenti ciascuno dei quali è in sé un autocosciente




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