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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 350 F4 - 375
    • 362
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[pag 688 (362 F2 /3)]

che è il principio vero e valido del diritto del comportamento che il pensiero di condizione umana assume nei confronti dell'autocosciente; la classe delle ragioni sufficienti della denotante di autocoscienza che ho chiamato di impressione fenomenica comprende come conclassari tutte le serie dialettiche che si chiudono all'autocoscienza di un dato pel medio di biffe che sono o alterazioni di organi di senso o alterazioni dello stesso pensiero di condizione umana consenzienti una contiguità immediata del pensiero in quanto attenzione col pensiero in quanto alterazione, qualsiasi poi sia la illazione che venga interposta fra l'ontità delle alterazioni e l'ontità dell'ontico autocosciente; a parte il fatto che anche queste ragioni vengono seconde dopo quella che per prima il pensiero offre quasi spontaneamente a se stesso come principio dell'ontità di un autocosciente in genere, a parte che anche per queste ragioni si un'equivocità provocata dalla loro sostituibilità reciproca in quanto non appena si oltrepassa la serie in rapporto di ragione delle rappresentazioni delle alterazioni e delle rappresentazioni il cui darsi con autocoscienza sarebbe loro conseguenza si pone capo a ragioni delle prime che esigono altre ragioni senza che, almeno per quel che mi pare, si arrivi a una ragione di una delle serie capace di scalzare o invalidare quella delle altre, resta anche qui il fatto che la pretesa di validità di questa o di quella serie s'appella sempre a quella modalità di uno almeno degli autocoscienti che entrano come biffe, la quale in prima istanza è stata assunta come ragione del darsi con autocoscienza dell'uno o degli altri; anche per questa classe si riproduce la confusione o identificazione che l'altra classe fa tra la ragion suffciente dell'autocoscienza di un ontico e la ragion sufficiente delle modalità materiali o formali di cui si fregia l'ontico denotato dall'autocoscienza: i suoi membri in definitiva sono altrettante risposte alla domanda, che cosa debba darsi con ontità onde si dia con autocoscienza entro il pensiero di condizione umana uno di questi ontici che ha oltre all'autocoscienza questi e questi altri modi ontici nella sua connotazione, e ciascuno di essi parte da una teoria presupposta, per la quale il pensiero di condizione umana è la parte di un tutto le modificazioni della quale il pensiero o trae da sé o riceve in sé, denotandole in simultaneità con autocoscienza, ma solo alla condizione di entrare sotto l'azione sollecitatrice o causatrice di un'altra parte dello stesso tutto; ora, non è adeguato svuotare di contenuto questa teoria sulla base del fatto che il tutto finisce per coincidere coll'insieme degli ontici autocoscienti che il pensiero ha a sua disposizione o meglio il cui tutto è il sostituibile al pensiero di condizione umana sicché la parte che sollecita o causa la denotazione con autocoscienza di un ontico entro il pensiero non altro sarebbe che un rapporto di ragione tra ontici autocoscienti, alcuni dei quali son trattati come altro da quel che sono, e non è adeguato perché il pensiero di condizione umana avrebbe il diritto di precludersi la liceità di valersi di sue componenti autocoscienti  come di sostituibili ad ontici in sé se possedesse la condizione, che di diritto e di fatto non ha neppure nel più radicale degli empirismi, di ridurre tutto l'ontico ad ontici autocoscienti porzioni del suo intero e di escludere dall'ontità qualsiasi ontico che fosse altro dagli ontici autocoscienti che lo costituiscono;

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[pag 689 (362 F3 /4)]

anche in siffatto empirismo la nozione di un ontico in sé, simmetrico oppur no di un ontico autocosciente, deve essere immessa nella teoria o rappresentazione complessiva dell'organismo del pensiero di condizione umana, se non altro per rendere ragione di certe note denotanti il concetto di pensiero di condizione umana in quanto percezione unitaria del globo delle percezioni e sensazioni parziali, note fra cui almeno c'è quella della capacità dell'autocoscienza in generale che non è riducibile a mero ontico autocosciente ossia a fenomeno perché in tal caso dovrebbe essere il darsi con autocoscienza per un darsi con autocoscienza il quale non è in sé ma è per un darsi con autocoscienza, ecc.; la nozione di un ontico autocosciente che sia riproduzione o sostituibile simmetrico almeno formale di un ontico in sé, il quale cioè abbia a sua materia l'ontità assolutamente indeterminata di un ontico la cui qualificazione unica è quella di essere in sé e non per la denotante dell'autocoscienza, anche se con la denotante dell'autocoscienza, è lecito escluderla per principio o presupposto, ma è obbligatorio reinserirla surrettiziamente in una qualsivoglia delle dialettiche del nostro pensiero; ma quella teoria presupposta non è in grado di farsi principio di dialettiche che in sé e nei loro punti di arrivo soddisfino totalmente alle condizioni di verità e validità materiale e formale che i modi dell'intelligibilità pura avanzano, e nella realtà dei fatti da essa si scende a molte teorie equipollenti  di un'unica e univoca struttura ontica; e per questo un'indagine che aspiri alla purezza formale con ha la liceità di prenderla in considerazione e deve costringere le dialettiche a chiudersi entro i limiti del pensiero di condizione umana come globo di ontici autocoscienti che null'altro sono se non questo, degli ontici autocoscienti, i quali quindi ciascuno nel proprio isolamento o irrelatezza son tenuti a offrire le ragioni che ad essi son richieste fra cui anche quella dell'autocoscienza che li denota: evidentemente, entro siffatte angustie è impossibile rispondere alla domanda quali mai antecedenti si sian dati ai quali succede necessariamente non solo l'autocoscienza che denota il tutto dell'ontico, ma anche le altre note materiali e formali dell'ontico e il loro arricchirsi di autocoscienza relativamente a questi rapporti temporali e dialettici, ma tuttavia è sempre lecito fornire con garanzie di legittimità certi modi che sono dell'ontico autocosciente e che hanno il diritto di farsi sue denotanti formali e il cui darsi con autocoscienza è simultaneo al darsi con autocoscienza dell'intera connotazione dell'ontico, con la conseguenza che, se per ragione sufficiente è da intendersi un ontico autocosciente la cui autocoscienza con la sua ontità pone necessariamente l'ontità dell'autocoscienza di un altro ontico e l'autocoscienza dei cui modi con la sua ontità pone necessariamente l'ontità dell'autocoscienza dei modi dell'altro ontico, o ((??e??)) se son sufficienti la costante simultaneità dell'autocoscienza di due ontici e la costante autocoscienza di una dialettica tra i due per la quale da un lato  due ontici non hanno la liceità di darsi con autocoscienza l'uno senza l'altra, dall'altro lo spostamento d'attenzione dall'uno all'altro secondo la forma del principio di ragione è unidirezionale  e non convertibile, perché l'ontico che è necessaria biffa di partenza della dialettica sia da trattarsi come ragione dell'altro;




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