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che è il
principio vero e valido del diritto del comportamento che il pensiero di condizione
umana assume nei confronti dell'autocosciente; la classe delle ragioni
sufficienti della denotante di autocoscienza che ho chiamato di impressione
fenomenica comprende come conclassari tutte le serie dialettiche che si
chiudono all'autocoscienza di un dato pel medio di biffe che sono o alterazioni
di organi di senso o alterazioni dello stesso pensiero di condizione umana
consenzienti una contiguità immediata del pensiero in quanto attenzione col
pensiero in quanto alterazione, qualsiasi poi sia la illazione che venga
interposta fra l'ontità delle alterazioni e l'ontità dell'ontico autocosciente;
a parte il fatto che anche queste ragioni vengono seconde dopo quella che per
prima il pensiero offre quasi spontaneamente a se stesso come principio dell'ontità
di un autocosciente in genere, a parte che anche per queste ragioni si dà
un'equivocità provocata dalla loro sostituibilità reciproca in quanto non
appena si oltrepassa la serie in rapporto di ragione delle rappresentazioni
delle alterazioni e delle rappresentazioni il cui darsi con autocoscienza
sarebbe loro conseguenza si pone capo a ragioni delle prime che esigono altre
ragioni senza che, almeno per quel che mi pare, si arrivi a una ragione di una
delle serie capace di scalzare o invalidare quella delle altre, resta anche qui
il fatto che la pretesa di validità di questa o di quella serie s'appella
sempre a quella modalità di uno almeno degli autocoscienti che entrano come
biffe, la quale in prima istanza è stata assunta come ragione del darsi con autocoscienza
dell'uno o degli altri; anche per questa classe si riproduce la confusione o
identificazione che l'altra classe fa tra la ragion suffciente
dell'autocoscienza di un ontico e la ragion sufficiente delle modalità
materiali o formali di cui si fregia l'ontico denotato dall'autocoscienza: i
suoi membri in definitiva sono altrettante risposte alla domanda, che cosa
debba darsi con ontità onde si dia con autocoscienza entro il pensiero di
condizione umana uno di questi ontici che ha oltre all'autocoscienza questi e
questi altri modi ontici nella sua connotazione, e ciascuno di essi parte da
una teoria presupposta, per la quale il pensiero di condizione umana è la parte
di un tutto le modificazioni della quale il pensiero o trae da sé o riceve in
sé, denotandole in simultaneità con autocoscienza, ma solo alla condizione di
entrare sotto l'azione sollecitatrice o causatrice di un'altra parte dello
stesso tutto; ora, non è adeguato svuotare di contenuto questa teoria sulla
base del fatto che il tutto finisce per coincidere coll'insieme degli ontici
autocoscienti che il pensiero ha a sua disposizione o meglio il cui tutto è il
sostituibile al pensiero di condizione umana sicché la parte che sollecita o
causa la denotazione con autocoscienza di un ontico entro il pensiero non altro
sarebbe che un rapporto di ragione tra ontici autocoscienti, alcuni dei quali
son trattati come altro da quel che sono, e non è adeguato perché il pensiero
di condizione umana avrebbe il diritto di precludersi la liceità di valersi di
sue componenti autocoscienti come di
sostituibili ad ontici in sé se possedesse la condizione, che di diritto e di
fatto non ha neppure nel più radicale degli empirismi, di ridurre tutto
l'ontico ad ontici autocoscienti porzioni del suo intero e di escludere
dall'ontità qualsiasi ontico che fosse altro dagli ontici autocoscienti che lo
costituiscono;
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anche in
siffatto empirismo la nozione di un ontico in sé, simmetrico oppur no di un
ontico autocosciente, deve essere immessa nella teoria o rappresentazione
complessiva dell'organismo del pensiero di condizione umana, se non altro per
rendere ragione di certe note denotanti il concetto di pensiero di condizione
umana in quanto percezione unitaria del globo delle percezioni e sensazioni
parziali, note fra cui almeno c'è quella della capacità dell'autocoscienza in
generale che non è riducibile a mero ontico autocosciente ossia a fenomeno
perché in tal caso dovrebbe essere il darsi con autocoscienza per un darsi con
autocoscienza il quale non è in sé ma è per un darsi con autocoscienza, ecc.;
la nozione di un ontico autocosciente che sia riproduzione o sostituibile
simmetrico almeno formale di un ontico in sé, il quale cioè abbia a sua materia
l'ontità assolutamente indeterminata di un ontico la cui qualificazione unica è
quella di essere in sé e non per la denotante dell'autocoscienza, anche se con
la denotante dell'autocoscienza, è lecito escluderla per principio o
presupposto, ma è obbligatorio reinserirla surrettiziamente in una qualsivoglia
delle dialettiche del nostro pensiero; ma quella teoria presupposta non è in
grado di farsi principio di dialettiche che in sé e nei loro punti di arrivo
soddisfino totalmente alle condizioni di verità e validità materiale e formale
che i modi dell'intelligibilità pura avanzano, e nella realtà dei fatti da essa
si scende a molte teorie equipollenti
di un'unica e univoca struttura ontica; e per questo un'indagine che
aspiri alla purezza formale con ha la liceità di prenderla in considerazione e
deve costringere le dialettiche a chiudersi entro i limiti del pensiero di
condizione umana come globo di ontici autocoscienti che null'altro sono se non
questo, degli ontici autocoscienti, i quali quindi ciascuno nel proprio
isolamento o irrelatezza son tenuti a offrire le ragioni che ad essi son
richieste fra cui anche quella dell'autocoscienza che li denota: evidentemente,
entro siffatte angustie è impossibile rispondere alla domanda quali mai
antecedenti si sian dati ai quali succede necessariamente non solo
l'autocoscienza che denota il tutto dell'ontico, ma anche le altre note
materiali e formali dell'ontico e il loro arricchirsi di autocoscienza
relativamente a questi rapporti temporali e dialettici, ma tuttavia è sempre
lecito fornire con garanzie di legittimità certi modi che sono dell'ontico
autocosciente e che hanno il diritto di farsi sue denotanti formali e il cui
darsi con autocoscienza è simultaneo al darsi con autocoscienza dell'intera
connotazione dell'ontico, con la conseguenza che, se per ragione sufficiente è
da intendersi un ontico autocosciente la cui autocoscienza con la sua ontità
pone necessariamente l'ontità dell'autocoscienza di un altro ontico e
l'autocoscienza dei cui modi con la sua ontità pone necessariamente l'ontità
dell'autocoscienza dei modi dell'altro ontico, o ((??e??)) se son sufficienti
la costante simultaneità dell'autocoscienza di due ontici e la costante
autocoscienza di una dialettica tra i due per la quale da un lato due ontici non hanno la liceità di darsi con
autocoscienza l'uno senza l'altra, dall'altro lo spostamento d'attenzione
dall'uno all'altro secondo la forma del principio di ragione è
unidirezionale e non convertibile,
perché l'ontico che è necessaria biffa di partenza della dialettica sia da
trattarsi come ragione dell'altro;
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