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essendo la
biffa di partenza dei medesimi un necessariamente univoco ed unico nella
funzione formale, ed essendo siffatta funzione operata da un unico ed univoco
formale, e infine essendo la forma di ciascuno dei due spostamenti denotata da
qualcosa d'identico, cioè dall'identica capacità che la condizione e la ragione
posseggono di esser degli unici ed univoci la cui autocoscienza dev'essere data
onde sia data l'autocoscienza del condizionato e della conseguenza; non mi
sfugge che la funzione di condizione necessaria e sufficiente non avrebbe il
diritto di farsi sostituibile di quella di ragion sufficiente, come quella che
si costituisce con una certa modalità ontica in dipendenza funzionale della
quale si dà quell'altra modalità ontica che nel nostro caso è la nota
dell'autocoscienza, mentre la seconda deve costituirsi con un ontico in
dipendenza funzionale dall'ontità e dalle modalità ontiche del quale si danno
l’ontità e modalità ontiche di un intero ontico autocosciente, sicché il
rapporto da condizione necessaria e sufficiente a condizionato si costituisce
sempre secondo dialettiche convertibili simpliciter, mentre l'altro rapporto da
ragion sufficiente a conseguenza è la forma di una dialettica che non è mai
sostituibile con un'altra che di essa è conversione simpliciter; e quindi non
mi sfugge che l'identificazione della modalità ontica dell'autocosciente che è
condizione necessaria e sufficiente della sua autocoscienza, con la ragione di
questa è illegittima in sé, ed è lecita e legittima solo relativamente a certe
istanze di validità e verità materiale e formale delle dialettiche che si
pongono date le modalità ontiche delle dialettiche di un pensiero di condizione
umana, e che coincidono con quei due principi, di cui poco sopra; ma forse sarà
dato elidere anche questa illegittimità se per caso si rivelerà che entrambe le
modalità che son mere condizioni necessarie e sufficienti e quindi meri
convertibili simpliciter con la nota dell'autocoscienza, godono della liceità
di esser trattate come il segno di una ragion sufficiente in sé o
inautocosciente o equivoca per l'equivocità delle dialettiche che l'hanno a
loro biffa termine, e quindi come l'unico ontico autocosciente che si faccia
biffa termine di una
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