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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 350 F4 - 375
    • 366
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[pag 699 (366 F2 /3)]

ontici autocoscienti dotati dei suoi caratteri, ad eccezione, s'intende, di quelli che essi han dovuto assumere a principi della serie dialettica di cui quel possesso è conclusione ultima e che non han la liceità di esser altro da quel che in ognuno degli autocoscienti è in indipendenza funzionale da quelle attività; ci son poi coloro [[nota a matita dell’autore:”Kant e idealisti”]] che negano la sostituibilità di un qualsivoglia ontico autocosciente ((autocoscienza??)) a un ontico in sé in quanto indipendente funzionale da un pensiero di condizione umana e finiscono per fare della conoscenza un'ontità di un ontico che sia con autocoscienza in generale in un pensiero di condizione umana in generale, ma o distinguono gli ontici autocoscienti in cui l'omoforme autocoscienza di tale pensiero denota connotazioni che una volta sola si danno nella materia e nella forma che le costituisce e di cui la denotante aggiunta dell'autocoscienza è la ragione della loro ontità in genere dagli ontici autocoscienti in cui l'omoforme autocoscienza del pensiero di condizione umana denota connotazioni di cui alcune note sono universali e necessarie, e, una volta operata siffatta distinzione la equiparano alla differenza della classe degli ontici autocoscienti che non sono conoscenza dalla classe degli ontici che sono conoscenza, essendo la prima la classe degli inincomunicabili l'altra la classe degli almeno parzialmente intercomunicabili, oppure, lasciate entrambe le distinzioni o differenze, pretendono che non conducano affatto a una gerarchia di valore per la quale gli ontici della prima classe sono degli invalidi mentre quelle dell'altra sono validi, essendo valore equipollente per entrambi il fatto di essere in funzione di un pensiero di condizione umana: ora, sia per gli uni che per gli altri il pensiero di condizione umana di cui parlano dev'essere denotato, al pari di quello di cui parlano i precedenti, da note alcune delle quali godono di autocoscienza per un atto di denotazione immediata mentre le altre si danno con autocoscienza solo previa più serie di certe dialettiche il cui punto d'arrivo è per ciascuna una di siffatte note alle quali la denotazione da parte dell'autocoscienza sopraggiunge solo mediatamente, sicché in essi la locuzione "pensiero di condizione umana " o soggetto o io, come lo chiamano, solo apparentemente è univoca, mentre di fatto è almeno ambigua, in quanto segno di un ontico autocosciente le cui note sono con autocoscienza immediata e segno di un ontico autocosciente le cui note sono alcune ad autocoscienza immediata altre ad autocoscienza mediata; a parte il fatto che è richiesta una ragion sufficiente che legittimi la pretesa dell'identità dei due autocoscienti e a parte il fatto che in quei pensatori la stessa dialettica che conclude nell'illiceità di trattare la conoscenza come sostituibilità di due ontici, l 'uno per un pensiero di condizione umana l'altro per altro da un pensiero di condizione umana, è la stessa che offre siffatta ragione, in entrambi i tipi di interpretazione del conoscere a lato dell'identificazione dei due pensieri è conservata anche la loro distinzione, ed è appunto sulla base di questa che in certi autocoscienti vien separato ciò che è per l'autocosciente per sé da ciò che è per il pensiero di condizione umana nella nostra accezione, e che in forza dell'indipendenza funzionale della prima porzione dalla seconda si procede a montare dialettiche, della cui verità e validità materiali e formali qui non discuto, concludenti nell'ontico autocoscienza


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[pag 700 (366 F3 /4)]

la cui connotazione è che tale porzione è in dipendenza funzionale dal pensiero di condizione umana nella loro accezione, con la conseguenza che, dal momento che quel che essi chiamano soggetto è un pensiero di condizione umana alcune delle cui denotanti sono di per sé inautocoscienti, almeno rispetto all'autocoscienza che è denotante immediata, il loro soggetto, con le sue operazioni e coi suoi prodotti è un ontico in sé in indipendenza funzionale dal pensiero di condizione umana ad autocoscienza immediata; donde deriva che anche per essi conoscere significa la identità o sostituibilità di qualcosa degli ontici che sono autocoscienti per un pensiero di condizione umana con ontici che saranno anche autocoscienti ma non dell'autocoscienza immediata del pensiero di condizione umana, e che quindi, essendo in dipendenza funzionale da un pensiero di condizione umana la cui denotazione con autocoscienza è immediata in una certa situazione e mediata in un'altra, non è identificabile con il pensiero di condizione umana con denotazione immediata di autocosienza ed è altro da esso, sono in sé in quanto in indipendenza funzionale da quest'ultimo; non teniam conto delle complicazioni che questa che è la reale struttura dei trascendentalismi o meramente cognitivi o cognitivo-metafisici congloba, la distinzione cioè dei due pensieri, l'autocoscienza che è immediata per definizione e di diritto e che si fa mediata solo di fatto, il differente funzionamento di un pensiero di condizione umana, alcune delle cui denotanti sono di fatto di autocoscienza solo mediata, che si pone ora con connotazioni variabili coi rapporti spazio-temporali che le denotano assieme all'atto di autocoscienza ora con connotazioni che non risentono di siffatta dipendenza funzionale, ma limitiamoci ad osservare che anche questo modo di veder le cose muove dal presupposto che una serie dialettica che conduca ad ontici autocoscienti veri e validi materialmente e formalmente ha a principi e a biffe porzioni di autocoscienti che sono dell'ontico autocosciente per sé e dal presupposto che la verità e validità materiali e formali di tali conclusioni consista nella stessa proprietà di essere porzioni di ontici autocoscienti che sono di questi in quanto per sé e dal presupposto ancora che tutte queste porzioni siano sostituibili ad ontici che non sono in dipendenza funzionale da quelle altre porzioni che aggiungendosi ad esse costituiscono l'integrità degli ontici autocoscienti e che chiamiamo pensiero di condizione umana, presupposti tutti che fan coincidere quelle porzioni in sé con autocoscienti che sono in sé in quanto in indipendenza funzionale da questo pensiero e che quindi si riducono all'unico presupposto che il conoscere sia l'identificazione o sostituzione perfetta che questo pensiero di condizione umana instaura fra certi suoi ontici autocoscienti e certi altri ontici che esso pone come in sé in quanto indipendenti funzionali da se stesso; infine coloro che[[nota a matita dell’autore:”pragmatisti”]] negano un conoscere come sostituibilità di un autocosciente a un ontico in sé, perché per essi l'autocoscienza è la denotazione di un ontico che è o meglio è capace di essere una modificazione da immettersi nell'ontità in generale ad opera dell'ontico che si vale dell'autocoscienza per valutare la liceità o illiceità e la congruenza o incongruenza della modificazione, non mi pare che nel sottofondo delle cose si discostino molto dall'atteggiamento che di solito è fatto proprio di un pensiero di condizione umana,




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