- 703 -
[pag 703 (367 F4 / 368 F1)]
costantemente
identiche alla forma e alla materia loro com'è entro la loro stessa
connotazione se si vuole che le dialettiche godano di legittimità e offrano un
conoscere al pari del loro principio; essendo sufficiente per questo che
quell'alterazione che, se non consente la sostituibilità immediata
dell'autocosciente all'ontico in sé, neppure consente di porre quel che
l'ontico autocosciente è in sé in dipendenza funzionale dal pensiero di
condizione umana, venga predicata come costante e uniforme e insieme come
inautocosciente e quindi come esclusa da quelle modalità del pensiero di
condizione umana che son le sole ad escludere, qualora vi intervengano come
condizionatrici, la liceità di trattare l'autocosciente come biffa di una
dialettica che pone il conoscere - il che è quanto mi pare facciano le scienze
della natura nessuna delle quali pretende di trattare gli autocoscienti
fenomenici, un tempo chiamati sensazioni primarie, come biffe di sostituibilità
perfetta con ontici in sé, ma neppure si priva del diritto, in forza di tale
insostituibilità, di valersene come ontici autocoscienti che immessi in
dialettiche privino queste di liceità e di legittimità, cosa questa che ha come
unica ragion sufficiente la costanza ed uniformità dell'alterazione
inautocosciente che l'ontico in sé è ritenuto patire nel farsi ontico per
un'autocoscienza di condizione umana e che, per la sua inautocoscienza che è
principio della sua costanza ed uniformità, è sì ricondotta alle condizioni
umane del pensare, ma non a quelle la cui funzione di indipendenti funzionali
rispetto a quel che l'ontico autocosciente è in sé, costringe questo ad essere
sempre escluso dalla funzione di biffa di una sostituibilità ad un ontico in sé
e quindi dalla classe degli autocoscienti che son conoscenze -; dall'altro lato
la datità di un ontico autocosciente, in quanto indipendenza funzionale di ciò
che l'autocosciente è in sé dalle condizioni umane del pensare, è ragion
sufficiente di una differenziazione tra le dialettiche che pretendono assumere
a proprie biffe e a modalità degli spostamenti d'attenzione che le
costituiscono denotanti materiali e formali di ciò che è l'ontico in sé e che
insieme una volta fattesi ontici autocoscienti rivelano l'impossibilità di
instaurare dialettiche di puntuale e perfetta sostituibilità di ogni biffa alla
denotante materiale di cui la biffa pretende di essere sostituto puntuale e
perfetto e di ogni modalità di spostamento alla denotante formale o funzionale
di cui la modalità pretende di essere sostituto puntuale e perfetto, e le
dialettiche, che costituitesi secondo la stessa pretesa delle prime, una volta
fattesi ontici autocoscienti, rendono lecita la sostituibilità perfetta tra le
biffe e le modalità dei loro spostamenti e le corrispondenti denotanti
materiali e formali-funzionali di ciò che è l'ontico autocosciente per sé, e a
siffatta differenziazione, che non è se non l'inindentità delle prime
dialettiche e l'identità delle seconde con ciò che pretendono di essere, cioè
la traduzione in molteplicità autocosciente della unità autocosciente di ciò
che è l'autocosciente per sé, fa corrispondere l'illiceità e invalidità delle
prime e la liceità e validità legittima delle seconde; d'altro canto, se sotto
il punto di vista del conoscere la sostituibilità dell'ontico autocosciente a
un ontico in sé è la ragione della natura e funzione di conoscente del primo e
se la struttura di questa dialettica di sostituibilità è di fatto la
distinzione entro la prima biffa
|