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di ciò che
in essa si dà per sé e di ciò che in essa si dà per le condizioni umane del
pensare, e insieme la limitazione dell'identità o sostituibilità perfetta e
puntuale all'ontico in sé solo della prima porzione della connotazione
dell'autocosciente come prima biffa, la ragione della differenziazione delle
dialettiche legittime dalle illegittime, operata sotto il punto di vista della
datità, è di fatto la congruenza che passa tra le prime, come quelle nella cui
connotazione, in quanto ontici autocoscienti, ciò che è per l'ontico
autocosciente è per sé è indipendenza funzionale da ciò che è per il pensiero
di condizione umana, e la struttura dell'ontico autocosciente di autocrazia
cognitiva, con la conseguenza che tra l'assumere un ontico autocosciente come
dotato di datità e l'assumere un ontico autocosciente come un fattore o
strumento di conoscenza, corre una duplice identità e precisamente il dato che
nell'uno e nell'altro caso l'ontico autocosciente deve avere ciò che esso è per
sé in indipendenza funzionale dalle condizioni umane del pensare e il dato che
nell'uno e nell'altro caso sono legittime e valide tra le dialettiche che hanno
a loro principio l'autocosciente solo quelle che lo mantengono a loro falsariga
perfetta e che vietano alle condizioni del pensare umano di farsi indipendenti
funzionali nei confronti di ciò che esse sono per sé, in quanto di questo unica
indipendente funzionale ha la liceità di essere soltanto quello che
l'autocosciente principio è per sé; in forza di questa identità, son da
ritenersi leciti l'esclusione del concetto di conoscenza come denotante di
autocoscienti che si distinguono dagli altri per la loro riproduttività di
ontici in sé, e l'introduzione del concetto di datità al posto di quella, non
al fine di negare l'ontità di qualsiasi ontico che non sia un autocosciente per
un'autocoscienza di condizione umana e quindi per un pensiero di condizione
umana, perché evidentemente la differenziazione fra autocoscienti a datità ed
autocoscienti ad immaginatività e la limitazione del diritto di farsi principio
di dialettiche lecite e legittime solo ai primi, annulla radicalmente qualsivoglia
pretesa o teoria che riduca l'ontico all'ontità dell'autocosciente per un
pensiero di condizione umana in quanto sottrae radicalmente alle modalità di
questo gli autocoscienti che sono leciti e legittimi in quanto principi di
dialettiche lecite e legittime, e insieme fa dell'azione condizionatrice e
quindi della funzione di indipendenti funzionali di esse il segno e la ragione dell'illiceità e invalidità
dell'autocosciente che sia sua dipendente funzionale in ciò che esso è per sé e
delle dialettiche che prendono questo a loro principio, ma al fine di stabilire
un principio unico, univoco, intelligibilmente valido in quanto non offendente
nessuna delle modalità formali degli intelligibili puri, al dato di fatto, che
è presente come autocosciente nella sfera di tutti gli autocoscienti che sono
per un pensiero di condizione umana, della distinzione tra lecito e illecito,
legittimo e illegittimo, vero e falso, distinzione che la pretesa di fondarla
sulla sostituibilità a un ontico in sé, di qualsivoglia natura, rende incerta,
equivoca e anche illegittima, in quanto conseguenza di dialettiche dagli
identici modi con cui tale pretesa deve, volente o nolente, coincidere;
l'assunzione della datità a indice di una distinzione tra vero e falso è solo
uno dei tanti segni dell'incapacità del pensiero di condizione umana
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a soddisfare
tutte le esigenze che in esso stesso si danno come ontici autocoscienti
ineliminabili, e, se è vero che esclude il ricorso a un ontico autocosciente
che sia da un lato biffa di serie dialettiche e sia dall'altro un predicato con
la nota dell'ontità in sé, è altrettanto vero che non nega affatto l'ontità di
ontici in sé, anzi la pone con maggiore violenza di qualsiasi altro presupposto
gnoseologico, ma si limita a porre l'ontico autocosciente dell'ontico in sé
sotto il segno della più assoluta delle indeterminatezze e quindi della più
piena delle inutilizzabilità agli effetti di dialettiche valide; con tale
assunzione l'ontità dell'ontico in sé non è negata, è soltanto esclusa come
ontico autocosciente dalla funzione di biffa di serie dialettiche lecite e
legittime; ma un'ulteriore considerazione ci conforta nel nostro presupposto:
chiunque accetti l'esistenza del mondo, ossia l'ontità di ontici in sé, tra cui
son da porsi evidentemente anche tutti i modi della condizione umana compreso
lo stesso pensiero, e da essa inferisca una conoscenza che è sostituibilità
puntuale agli ontici in sé di ontici autocoscienti, chiama oggetto un ontico in
sé e l'insieme degli ontici in sé, ma (,)essendo costretto per instaurare
quello dialettica di sostituibilità ad usare come biffa dell'ontico in sé un
ontico autocosciente la cui denotante di autocoscienza è sovraggiunta a una sua
connotazione che è in tutto e per tutto identica a quella dell'ontico
autocosciente che è conoscenza e prima biffa della dialettica tranne che nella
nota della liceità dell'autosussistenza che è del secondo e non del primo, si
trova nella necessità di predicare di fatto l'attributo di oggetto a quell'autocosciente
che ha la nota dell'autosussistenza e di identificare di fatto l'attributo di
conoscenza o conoscente con quello di oggettivo o di identico all'oggetto in
tutto fuor che in quella nota all'autocosciente che è perfettamente
sostituibile al primo; ma si elida la nozione di ontico in sé e le concomitanti
dialettica di sostituibilità fra un ontico autocosciente e l'autocosciente
rappresentativo dell'ontico in sé e la nota dell'autosussistenza dal primo e la
perfetta identità dei due tranne che in quella nota, quel che resta di comune
alle due posizioni è l'impossibilità di trattare la connotazione di ciò che è
in sé l'ontico autocosciente che è prima biffa secondo un arbitrio del pensiero
che non tenga conto della sua struttura e la necessità di assumere tale
connotazione sia in sé sia come principio di dialettiche come qualcosa che è
immodificabile, derivando necessità e impossibilità alla prima posizione dalla
sostituibilità della connotazione alla connotazione dell'autocosciente
dell'ontico in sé, derivando le stesse alla seconda posizione dalla sua
indipendenza funzionale dalle condizioni umane del pensiero, e imponendosi
entrambe le modalità di quell'impossibilità e di quella necessità ad entrambe
le posizioni in forza del principio di identità che non consentirebbe di
trattare elaborazioni deformatrici di tale connotazione nello stesso modo in
cui è trattata la connotazione in sé; e allora, una volta che io ammetta che è
difficile assicurare liceità e legittimità alla serie dialettica che conclude
nell'autocosciente rappresentativo dell'ontico in sé ossia connotato
dall'autosussistenza, e quindi alla dialettica di sostituibilità ad esso
dell'ontico autocosciente che è prima biffa, dell'attributo di oggettività non
restano che quella necessità e quell'impossibilità,
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