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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 350 F4 - 375
    • 368
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- 704 -


[pag 704 (368 F1 /2)]

di ciò che in essa si per sé e di ciò che in essa si per le condizioni umane del pensare, e insieme la limitazione dell'identità o sostituibilità perfetta e puntuale all'ontico in sé solo della prima porzione della connotazione dell'autocosciente come prima biffa, la ragione della differenziazione delle dialettiche legittime dalle illegittime, operata sotto il punto di vista della datità, è di fatto la congruenza che passa tra le prime, come quelle nella cui connotazione, in quanto ontici autocoscienti, ciò che è per l'ontico autocosciente è per sé è indipendenza funzionale da ciò che è per il pensiero di condizione umana, e la struttura dell'ontico autocosciente di autocrazia cognitiva, con la conseguenza che tra l'assumere un ontico autocosciente come dotato di datità e l'assumere un ontico autocosciente come un fattore o strumento di conoscenza, corre una duplice identità e precisamente il dato che nell'uno e nell'altro caso l'ontico autocosciente deve avere ciò che esso è per sé in indipendenza funzionale dalle condizioni umane del pensare e il dato che nell'uno e nell'altro caso sono legittime e valide tra le dialettiche che hanno a loro principio l'autocosciente solo quelle che lo mantengono a loro falsariga perfetta e che vietano alle condizioni del pensare umano di farsi indipendenti funzionali nei confronti di ciò che esse sono per sé, in quanto di questo unica indipendente funzionale ha la liceità di essere soltanto quello che l'autocosciente principio è per sé; in forza di questa identità, son da ritenersi leciti l'esclusione del concetto di conoscenza come denotante di autocoscienti che si distinguono dagli altri per la loro riproduttività di ontici in sé, e l'introduzione del concetto di datità al posto di quella, non al fine di negare l'ontità di qualsiasi ontico che non sia un autocosciente per un'autocoscienza di condizione umana e quindi per un pensiero di condizione umana, perché evidentemente la differenziazione fra autocoscienti a datità ed autocoscienti ad immaginatività e la limitazione del diritto di farsi principio di dialettiche lecite e legittime solo ai primi, annulla radicalmente qualsivoglia pretesa o teoria che riduca l'ontico all'ontità dell'autocosciente per un pensiero di condizione umana in quanto sottrae radicalmente alle modalità di questo gli autocoscienti che sono leciti e legittimi in quanto principi di dialettiche lecite e legittime, e insieme fa dell'azione condizionatrice e quindi della funzione di indipendenti funzionali di esse il segno  e la ragione dell'illiceità e invalidità dell'autocosciente che sia sua dipendente funzionale in ciò che esso è per sé e delle dialettiche che prendono questo a loro principio, ma al fine di stabilire un principio unico, univoco, intelligibilmente valido in quanto non offendente nessuna delle modalità formali degli intelligibili puri, al dato di fatto, che è presente come autocosciente nella sfera di tutti gli autocoscienti che sono per un pensiero di condizione umana, della distinzione tra lecito e illecito, legittimo e illegittimo, vero e falso, distinzione che la pretesa di fondarla sulla sostituibilità a un ontico in sé, di qualsivoglia natura, rende incerta, equivoca e anche illegittima, in quanto conseguenza di dialettiche dagli identici modi con cui tale pretesa deve, volente o nolente, coincidere; l'assunzione della datità a indice di una distinzione tra vero e falso è solo uno dei tanti segni dell'incapacità del pensiero di condizione umana


- 705 -


[pag 705 (368 F3 /4)]

a soddisfare tutte le esigenze che in esso stesso si danno come ontici autocoscienti ineliminabili, e, se è vero che esclude il ricorso a un ontico autocosciente che sia da un lato biffa di serie dialettiche e sia dall'altro un predicato con la nota dell'ontità in sé, è altrettanto vero che non nega affatto l'ontità di ontici in sé, anzi la pone con maggiore violenza di qualsiasi altro presupposto gnoseologico, ma si limita a porre l'ontico autocosciente dell'ontico in sé sotto il segno della più assoluta delle indeterminatezze e quindi della più piena delle inutilizzabilità agli effetti di dialettiche valide; con tale assunzione l'ontità dell'ontico in sé non è negata, è soltanto esclusa come ontico autocosciente dalla funzione di biffa di serie dialettiche lecite e legittime; ma un'ulteriore considerazione ci conforta nel nostro presupposto: chiunque accetti l'esistenza del mondo, ossia l'ontità di ontici in sé, tra cui son da porsi evidentemente anche tutti i modi della condizione umana compreso lo stesso pensiero, e da essa inferisca una conoscenza che è sostituibilità puntuale agli ontici in sé di ontici autocoscienti, chiama oggetto un ontico in sé e l'insieme degli ontici in sé, ma (,)essendo costretto per instaurare quello dialettica di sostituibilità ad usare come biffa dell'ontico in sé un ontico autocosciente la cui denotante di autocoscienza è sovraggiunta a una sua connotazione che è in tutto e per tutto identica a quella dell'ontico autocosciente che è conoscenza e prima biffa della dialettica tranne che nella nota della liceità dell'autosussistenza che è del secondo e non del primo, si trova nella necessità di predicare di fatto l'attributo di oggetto a quell'autocosciente che ha la nota dell'autosussistenza e di identificare di fatto l'attributo di conoscenza o conoscente con quello di oggettivo o di identico all'oggetto in tutto fuor che in quella nota all'autocosciente che è perfettamente sostituibile al primo; ma si elida la nozione di ontico in sé e le concomitanti dialettica di sostituibilità fra un ontico autocosciente e l'autocosciente rappresentativo dell'ontico in sé e la nota dell'autosussistenza dal primo e la perfetta identità dei due tranne che in quella nota, quel che resta di comune alle due posizioni è l'impossibilità di trattare la connotazione di ciò che è in sé l'ontico autocosciente che è prima biffa secondo un arbitrio del pensiero che non tenga conto della sua struttura e la necessità di assumere tale connotazione sia in sé sia come principio di dialettiche come qualcosa che è immodificabile, derivando necessità e impossibilità alla prima posizione dalla sostituibilità della connotazione alla connotazione dell'autocosciente dell'ontico in sé, derivando le stesse alla seconda posizione dalla sua indipendenza funzionale dalle condizioni umane del pensiero, e imponendosi entrambe le modalità di quell'impossibilità e di quella necessità ad entrambe le posizioni in forza del principio di identità che non consentirebbe di trattare elaborazioni deformatrici di tale connotazione nello stesso modo in cui è trattata la connotazione in sé; e allora, una volta che io ammetta che è difficile assicurare liceità e legittimità alla serie dialettica che conclude nell'autocosciente rappresentativo dell'ontico in sé ossia connotato dall'autosussistenza, e quindi alla dialettica di sostituibilità ad esso dell'ontico autocosciente che è prima biffa, dell'attributo di oggettività non restano che quella necessità e quell'impossibilità,




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