- 706 -
[pag 706 (368 F4 / 369 F1)]
fondate però
sul principio dell'impossibilità di fare delle note denotanti ciò che tale
ontico è per sé delle dipendenti funzionali dal pensiero di condizione umana;
e, poiché l'oggettività nella prima posizione era da un lato il segno della
perfetta corrispondenza dell'autocosciente a un ontico in sé e quindi della sua
verità rappresentativa (,)dall'altro il canone della perfetta congruenza di
tutte le dialettiche costruite sulla sua connotazione con i modi materiali e
formali della connotazione in sé come principio della loro liceità e
legittimità, ossia verità, l'annullamento operativo dell'ontico in sé non cassa
quel che di fatto l'oggettività là era ed imponeva, ma ne illumina la sua
sostanziale sostituibilità all'indipendenza funzionale di ciò che
l'autocosciente è in sé dal pensiero di condizione umana; e se questa
indipendenza è l'essenza dell'oggettività, dev'essere anche il segno della
verità dell'autocosciente e il canone della liceità e legittimità, o verità,
delle dialettiche che godano di siffatta congruenza; entrambe le posizioni si
identificano quindi nell'esigenza originaria di distinguere quel che di solito
è chiamato soggetto da quel che di solito è chiamato oggetto ossia le
condizioni umane del pensare e la sfera degli autocoscienti che sono in
dipendenza funzionale da essa da tutto ciò che pur dandosi con siffatte
condizioni non ne dipende funzionalmente, e nel fatto che è all'origine di
quell'esigenza, cioè il costante intervento del pensiero di condizione umana a
generare ontici autocoscienti che sono in totale dipendenza da esso, il che
avrebbe certo lasciato imperturbata la sfera totale degli autocoscienti se non
si fosse verificato e non si verificasse costantemente che le serie dialettiche
che muovono da autocoscienti in dipendenza funzionale dal pensiero di
condizione umana o che utilizzano a loro biffe uno o alcuni di questi
autocoscienti non necessariamente concludono in autocoscienti che si identifichino
con quelli che sono in indipendenza funzionale dallo stesso pensiero o con
porzioni di essi o con le conclusioni delle serie dialettiche che o muovono da
essi o li utilizzano come loro esclusive biffe, con la conseguenza che, dinanzi
al frequente stato di incongruenza tra due autocoscienti eterogenei o due
unificazioni di molti autocoscienti eterogenee e nella condizione coatta di non
avere la liceità di utilizzarli entrambi in forza del principio di
contraddizione che scappa dinanzi alla pretesa che i due eterogenei avanzano di
porsi a predicati legittimi e validi nello stesso tempo e sotto lo stesso
rapporto nonostante la loro eterogeneità, la sfera delle dialettiche, dovendo
scegliere tra i due, anzitutto opta a favore del funzionalmente indipendente dal
pensiero, in forza del principio di identità che è in grado di agire solo se la
contraddizione scoppia quando a un indipendente funzionale vengono predicati i
due contraddittori, nel qual caso l'identità formale del soggetto e del
predicato è fatta ragion sufficiente della legittimità dell'una predicazione e
non dell'altra e quindi della verità e validità materiali e formali dell'un
contradditorio eterogeneo e non dell'altro, mentre se la predcazione
contraddittoria è nei confronti di un autocosciente in dipendenza funzionale
dal pensiero o l'identità formale del soggetto e del predicato decade dalla sua
funzione sufficiente se la dialettica è condotta immediatamente sui tre
autocoscienti, o addirittura si fa ragion sufficiente dell'invalidità della predicazione,
|