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del
predicato e del soggetto se la dialettica si allarga ad abbracciare altri
autocoscienti nei cui confronti prima o poi il soggetto, dipendente funzionale
dal pensiero, si farà predicato, contraddittorio ad un autocosciente in
indipendenza funzionale, ad un soggetto che pure è un indipendente funzionale,
in secondo luogo estende il criterio di validità e verità materiali e formali,
ossia il diritto di esser principi di dialettiche che in sé e nelle loro
conseguenze hanno la liceità di essere costantemente e indifferentemente biffe
di qualsivoglia dialettica che goda della stessa liceità, a tutti gli
autocoscienti in indipendenza funzionale dal pensiero indipendentemente dalla
controprova fondata sull'applicazione del principio di identità e di
contraddizione; il pensiero di condizione umana quindi muove dallo stato
originario di una distinzione tra l'autocosciente che è in funzione del
pensiero stesso e l'autocosciente che è in indipendenza funzionale da esso e
insieme di un'attribuzione di validità e verità solo a quest'ultimo; che se poi
a ragion sufficiente di questa validità e verità ci si limita a porre soltanto
la serie delle dialettiche su fatte per le quali la contraddizione è eliminabile
o solo in un rapporto fra due autocoscienti in indipendenza funzionale o solo
se principio dell'eliminazione è fatto l'autocosciente in indipendenza
funzionale, la distinzione soggetto-oggetto è ridotta alla differenziazione tra
dipendenza e indipendenza funzionale dal pensiero di condizione ((umana)),
mentre, se per ragion sufficiente si assume l'identità tra gli ontici
autocoscienti in indipendenza funzionale e altrettanti ontici in sé, allora la
stessa distinzione è ridotta alla differenziazione di natura e di genesi tra
l'un autocosciente e l'altro e di verità cognitiva, come riproduttività di ciò
che è altro dal pensiero di condizione umana, come unità di quelle funzioni e
come sfera degli autocoscienti che sono con quelle funzioni, e di falsità cognitiva,
come assenza di tale riproduttività; ma se per oggettività o oggetto o
oggettivo è da intendersi solo l'alterità di condizioni di un ontico dai modi
che sono delle funzioni del pensiero di condizione umana e degli autocoscienti
che sono in dipendenza funzionale da tali funzioni, a parte che l'introduzione
di un ontico in sé complica tutte le dialettiche che si fan principio di verità
e validità quando non incappa in difficoltà che per me sono delle aporie, la
semplice indipendenza funzionale dal pensiero di condizione umana è condizione
sufficiente a fondare quell'alterità e quindi a stabilire l'oggettivo o
oggettività dell'autocosciente che la possiede in quella parte della sua
connotazione che la possiede; pare che qui io non abbia fatto altro che ripetere
Kant e la sua identificazione di oggetto e oggettività rispettivamente con
l'autocosciente dotato di universalità e necessità e con gli attributi di
universalità e necessità in quanto denotanti l'autocosciente; ma la ripetizione
è solo apparente, anche se è lecito che la sua teoria abbia esercitato sul mio
ragionamento una lontana suggestione; infatti in Kant c'è la preoccupazione di
salvaguardare il concetto di verità e validità materiali e formali in una
struttura in cui l'ontico in sé in quanto identico a un ontico autocosciente o
a una porzione di questo è stata esclusa radicalmente, sicché egli parte da un
presupposto che è qui stato escluso, che l'ontità dell'ontico in sé non sia,
mentre qui il presupposto è un altro,
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che la questione della validità e verità
materiali e formali dell'autocosciente in genere sarebbe altamente desiderabile
che venisse sganciata dalla soluzione dell'altra questione se ci sia o non ci
sia un ontico in sé e che, d'altra parte, è lecita benissimo la disgiunzione
alla condizione che in entrambe le soluzioni si dia un autocosciente che,
comune ad entrambe, sia insieme in entrambe la ragion sufficiente della verità
e validità materiali o formali dell'autocosciente in genere, ragion sufficiente
che nel nostro canone è la mera indipendenza funzionale dal pensiero di
condizione umana, in una teoria realistica è la stessa indipendenza da un lato
come condizione necessaria e sufficiente della validità delle dialettiche che
pongono a conclusione la teoria stessa dall'altro come conseguenza e segno
dell'identità o sostituibilità dell'ontico autocosciente all'ontico in sé; in
Kant poi solo in apparenza l'universalità e necessità di un'autocoscienza sono
equazionabili alla mera indipendenza funzionale dalle condizioni umane del
pensare, dalla soggettività empirica, direbbe lui, perché di fatto sono in sé,
in quanto attributi di una certa denotante dell'ontico autocosciente che li
possiede, nella loro funzione di indici della sinteticità apriori dell'autocosciente
stesso, degli identificabili e sostituibili ad ontici in sé, come quelli che
fanno dell'ontico autocosciente che ne è denotato, in quanto sintesi a priori,
l'identico e il sostituto di quell'ontico che è l'atto hic et nunc del pensiero
conoscente in quanto però altro dal soggetto empirico ossia dal pensiero di
condizione umana, e che quindi è ontico in sé; per il nostro canone metodico
non si introduce nessuna ragione sufficiente che si sovraordini alla mera
indipendenza funzionale di ciò che un autocosciente è in sé dal pensiero di condizione umana, perché questa
indipendenza è l'unico ontico autocosciente che è condizione necessaria e
sufficiente dell'oggettività dell'autocosciente che ne è fornito, e insieme è
la assolutamente prima ragion sufficiente della verità e validità materiali e
formali dell'autocosciente che ne è denotato e delle dialettiche che l'hanno a
loro principio; infine, Kant per dipendenza e indipendenza funzionale dal
pensiero di condizione umana prende rispettivamente l'omogeneità o
l'eterogeneità formale dell'autocosciente in genere rispetto al pensiero e
quindi l'immanenza nell'autocosciente in genere o di note che son tutte
particolari e contingenti o di note almeno alcune delle quali siano universali
e necessarie, e con ciò non intende affatto differenziare autocoscienti a
datità o autocrazia cognitiva ed autocoscienti ad immaginatività, ma si limita
a stabilire da un lato che certi autocoscienti sono omoformi alla sfera degli
autocoscienti che coincidendo col pensiero di condizione umana estende a questo
la molteplicità variabilità individualità empiricità che son conseguenze delle
modalità formali del particolare e del contingente che sono degli uni e
dell'altra (,)dall'altro che entro la stessa sfera di autocoscienti se ne danno
certuni eteroformi perché universali e necessari che non si riesce a far
coincidere col pensiero di condizione umana perché si danno identici per tutti
i pensieri siffatti e perciò vengono a costituire una sfera particolare che è
pensiero in generale e che coincide con l'altro nella sola area o modalità
dell'autocoscienza che è denotante di tutto, donde la suggestione a fare di
quest'autocoscienza qualcosa
[[NOTE al
testo tratte da appunti sparsi ((forse
dà un’idea dell’opera))
Sulla
metafisica
-Condizioni
per una metafisica totale:
a) nulla di
non esperito, b) nulla di ignorato, c) nulla di incongruente, d) nulla di
insostenibile (una legge ad altri fenomeni), e) l'aporia del reale e del
razionale (vedi foglio 24), f) razionalità (reale è razionale)
-----
- Differente
valore, portata, necessità, di una metafisica che muova dalla natura o che
muova dall'etica.
Necessità di una loro unificazione a modalità
relativa.
Segni diacritici nell'introduzione
Necessità di definire ontità, ontico,
ontologico, metafisica pura
--------
-Metafisica
e morale
_______
Difficoltà
della metafisica onnicomprensiva generi e specie in Aristotele e Platone
-------
Punto
importante: indagando sulle ragioni sufficienti e sulla finalità della
negazione è possibile stabilire le condizioni formali generali per una
costruzione di una metafisica e le condizioni formali per stabilire la validità
metafisica di un ente fenomenico e quindi l'uso della metafisica
_________
Note che
l'autore intendeva mettere nell'introduzione
_Chiedere
scusa della monotonia e aridità dello scrivere e giustificarla.
-Chiedere
scusa se non ci si interessa della problematica che appare immediata
(socialità) e ci si interessa di problemi apparentemente astratti e
giustificare
- Diritto
che si ha di usare la logica come se fosse un reale e come se i concetti e
universali fossero esistenti, dal momento che tutte le opere filosofiche, anche
quelle scettiche e empiriste, non possono fare a meno di discorrere e quindi di
usare la logica.
-Differenza
che ho fatto nell'opera tra i periodi il cui soggetto è IO e i periodi il cui
soggetto è NOI
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-Stabilire
quand'è che io uso la prima persona singolare (confessione di una situazione
interiore di cui non sono certo che sia libera da errori e che sia universale
per il pensiero umano)
-Chiedere
scusa per i rimandi a trattazione in un'altra opera (contare i punti)
-Le due
metafisiche (l'ho pensato ieri sera e non mi ricordo più con esattezza) C' è
una metafisica naturale e c'è una metafisica artificiale (?).Non sono sicuro.
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P.S.Ulteriore
informazione sull'entità dell'opera e sul materiale che ne fa parte:
Restano in
mano della vedova, insieme al manoscritto,1172 fogli di quaderno a quadretti
che costituiscono gli appunti di lavoro e che non sono stati dattiloscritti.]]
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