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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 350 F4 - 375
    • 369
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[pag 707 (369 F1 /2)]

del predicato e del soggetto se la dialettica si allarga ad abbracciare altri autocoscienti nei cui confronti prima o poi il soggetto, dipendente funzionale dal pensiero, si farà predicato, contraddittorio ad un autocosciente in indipendenza funzionale, ad un soggetto che pure è un indipendente funzionale, in secondo luogo estende il criterio di validità e verità materiali e formali, ossia il diritto di esser principi di dialettiche che in sé e nelle loro conseguenze hanno la liceità di essere costantemente e indifferentemente biffe di qualsivoglia dialettica che goda della stessa liceità, a tutti gli autocoscienti in indipendenza funzionale dal pensiero indipendentemente dalla controprova fondata sull'applicazione del principio di identità e di contraddizione; il pensiero di condizione umana quindi muove dallo stato originario di una distinzione tra l'autocosciente che è in funzione del pensiero stesso e l'autocosciente che è in indipendenza funzionale da esso e insieme di un'attribuzione di validità e verità solo a quest'ultimo; che se poi a ragion sufficiente di questa validità e verità ci si limita a porre soltanto la serie delle dialettiche su fatte per le quali la contraddizione è eliminabile o solo in un rapporto fra due autocoscienti in indipendenza funzionale o solo se principio dell'eliminazione è fatto l'autocosciente in indipendenza funzionale, la distinzione soggetto-oggetto è ridotta alla differenziazione tra dipendenza e indipendenza funzionale dal pensiero di condizione ((umana)), mentre, se per ragion sufficiente si assume l'identità tra gli ontici autocoscienti in indipendenza funzionale e altrettanti ontici in sé, allora la stessa distinzione è ridotta alla differenziazione di natura e di genesi tra l'un autocosciente e l'altro e di verità cognitiva, come riproduttività di ciò che è altro dal pensiero di condizione umana, come unità di quelle funzioni e come sfera degli autocoscienti che sono con quelle funzioni, e di falsità cognitiva, come assenza di tale riproduttività; ma se per oggettività o oggetto o oggettivo è da intendersi solo l'alterità di condizioni di un ontico dai modi che sono delle funzioni del pensiero di condizione umana e degli autocoscienti che sono in dipendenza funzionale da tali funzioni, a parte che l'introduzione di un ontico in sé complica tutte le dialettiche che si fan principio di verità e validità quando non incappa in difficoltà che per me sono delle aporie, la semplice indipendenza funzionale dal pensiero di condizione umana è condizione sufficiente a fondare quell'alterità e quindi a stabilire l'oggettivo o oggettività dell'autocosciente che la possiede in quella parte della sua connotazione che la possiede; pare che qui io non abbia fatto altro che ripetere Kant e la sua identificazione di oggetto e oggettività rispettivamente con l'autocosciente dotato di universalità e necessità e con gli attributi di universalità e necessità in quanto denotanti l'autocosciente; ma la ripetizione è solo apparente, anche se è lecito che la sua teoria abbia esercitato sul mio ragionamento una lontana suggestione; infatti in Kant c'è la preoccupazione di salvaguardare il concetto di verità e validità materiali e formali in una struttura in cui l'ontico in sé in quanto identico a un ontico autocosciente o a una porzione di questo è stata esclusa radicalmente, sicché egli parte da un presupposto che è qui stato escluso, che l'ontità dell'ontico in sé non sia, mentre qui il presupposto è un altro,


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[pag 708 (369 F3 /4)]

 che la questione della validità e verità materiali e formali dell'autocosciente in genere sarebbe altamente desiderabile che venisse sganciata dalla soluzione dell'altra questione se ci sia o non ci sia un ontico in sé e che, d'altra parte, è lecita benissimo la disgiunzione alla condizione che in entrambe le soluzioni si dia un autocosciente che, comune ad entrambe, sia insieme in entrambe la ragion sufficiente della verità e validità materiali o formali dell'autocosciente in genere, ragion sufficiente che nel nostro canone è la mera indipendenza funzionale dal pensiero di condizione umana, in una teoria realistica è la stessa indipendenza da un lato come condizione necessaria e sufficiente della validità delle dialettiche che pongono a conclusione la teoria stessa dall'altro come conseguenza e segno dell'identità o sostituibilità dell'ontico autocosciente all'ontico in sé; in Kant poi solo in apparenza l'universalità e necessità di un'autocoscienza sono equazionabili alla mera indipendenza funzionale dalle condizioni umane del pensare, dalla soggettività empirica, direbbe lui, perché di fatto sono in sé, in quanto attributi di una certa denotante dell'ontico autocosciente che li possiede, nella loro funzione di indici della sinteticità apriori dell'autocosciente stesso, degli identificabili e sostituibili ad ontici in sé, come quelli che fanno dell'ontico autocosciente che ne è denotato, in quanto sintesi a priori, l'identico e il sostituto di quell'ontico che è l'atto hic et nunc del pensiero conoscente in quanto però altro dal soggetto empirico ossia dal pensiero di condizione umana, e che quindi è ontico in sé; per il nostro canone metodico non si introduce nessuna ragione sufficiente che si sovraordini alla mera indipendenza funzionale di ciò che un autocosciente  è in sé dal pensiero di condizione umana, perché questa indipendenza è l'unico ontico autocosciente che è condizione necessaria e sufficiente dell'oggettività dell'autocosciente che ne è fornito, e insieme è la assolutamente prima ragion sufficiente della verità e validità materiali e formali dell'autocosciente che ne è denotato e delle dialettiche che l'hanno a loro principio; infine, Kant per dipendenza e indipendenza funzionale dal pensiero di condizione umana prende rispettivamente l'omogeneità o l'eterogeneità formale dell'autocosciente in genere rispetto al pensiero e quindi l'immanenza nell'autocosciente in genere o di note che son tutte particolari e contingenti o di note almeno alcune delle quali siano universali e necessarie, e con ciò non intende affatto differenziare autocoscienti a datità o autocrazia cognitiva ed autocoscienti ad immaginatività, ma si limita a stabilire da un lato che certi autocoscienti sono omoformi alla sfera degli autocoscienti che coincidendo col pensiero di condizione umana estende a questo la molteplicità variabilità individualità empiricità che son conseguenze delle modalità formali del particolare e del contingente che sono degli uni e dell'altra (,)dall'altro che entro la stessa sfera di autocoscienti se ne danno certuni eteroformi perché universali e necessari che non si riesce a far coincidere col pensiero di condizione umana perché si danno identici per tutti i pensieri siffatti e perciò vengono a costituire una sfera particolare che è pensiero in generale e che coincide con l'altro nella sola area o modalità dell'autocoscienza che è denotante di tutto, donde la suggestione a fare di quest'autocoscienza qualcosa

[[NOTE al testo tratte da appunti sparsi  ((forse un’idea dell’opera))

 

Sulla metafisica

 

-Condizioni per una metafisica totale:

a) nulla di non esperito, b) nulla di ignorato, c) nulla di incongruente, d) nulla di insostenibile (una legge ad altri fenomeni), e) l'aporia del reale e del razionale (vedi foglio 24), f) razionalità (reale è razionale)

 

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- Differente valore, portata, necessità, di una metafisica che muova dalla natura o che muova dall'etica.

 Necessità di una loro unificazione a modalità relativa.

 Segni diacritici nell'introduzione

 Necessità di definire ontità, ontico, ontologico, metafisica pura

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-Metafisica e morale

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Difficoltà della metafisica onnicomprensiva generi e specie in Aristotele e Platone

 

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Punto importante: indagando sulle ragioni sufficienti e sulla finalità della negazione è possibile stabilire le condizioni formali generali per una costruzione di una metafisica e le condizioni formali per stabilire la validità metafisica di un ente fenomenico e quindi l'uso della metafisica

 

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Note che l'autore intendeva mettere nell'introduzione

 

_Chiedere scusa della monotonia e aridità dello scrivere e giustificarla.

 

-Chiedere scusa se non ci si interessa della problematica che appare immediata (socialità) e ci si interessa di problemi apparentemente astratti e giustificare

 

- Diritto che si ha di usare la logica come se fosse un reale e come se i concetti e universali fossero esistenti, dal momento che tutte le opere filosofiche, anche quelle scettiche e empiriste, non possono fare a meno di discorrere e quindi di usare la logica.

 

-Differenza che ho fatto nell'opera tra i periodi il cui soggetto è IO e i periodi il cui soggetto è NOI

 

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-Stabilire quand'è che io uso la prima persona singolare (confessione di una situazione interiore di cui non sono certo che sia libera da errori e che sia universale per il pensiero umano)

 

-Chiedere scusa per i rimandi a trattazione in un'altra opera (contare i punti)

-Le due metafisiche (l'ho pensato ieri sera e non mi ricordo più con esattezza) C' è una metafisica naturale e c'è una metafisica artificiale (?).Non sono sicuro.

 

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P.S.Ulteriore informazione sull'entità dell'opera e sul materiale che ne fa parte:

 

Restano in mano della vedova, insieme al manoscritto,1172 fogli di quaderno a quadretti che costituiscono gli appunti di lavoro e che non sono stati dattiloscritti.]]

 




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