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in cui tali
verità e validità consisterebbero, della liceità dell'ontico autocosciente di
farsi principio di dialettiche che a loro volta è lecito fare principio di
altre in un processo che s'arresta o continua in funzione dello stato
dialettico complessivo del pensiero di condizione umana, e in secondo luogo
dalla illiceità dello stesso ontico autocosciente e delle dialettiche che ne
derivano di esser trattato come tale in qualsiasi stato dialettico di un
pensiero di condizione umana e dalla necessità in cui tale autocosciente si
trova di aver diritto a quella modalità che ne fonda la verità e validità, solo
in relazione allo stato dialettico di condizione umana di cui fa parte e che è
contrassegnato da questi rapporti spaziali temporali e dialettici e non da
altri, l'altro denotato anzitutto dalla modalità della stessa liceità del primo
e quindi dalle medesime verità e validità materiali e formali, ma in più
denotato dall'ulteriore liceità di mantenere questa modalità in qualsivoglia
stato dialettico di un pensiero di condizione umana indipendentemente dai
rapporti spaziali temporali e dialettici che lo connotano e che ne fanno questo
stato dialettico e non un altro; e tale polarità, di una verità e validità materiali e formali che chiamiamo semplici,
tanto per dar loro un nome, e di una verità e validità materiali e formali che
dobbiamo chiamare ad intelligibilità come quelle che trovano il fondamento
della loro liceità di darsi in qualsivoglia stato dialettico, nell'immanenza in
esse degli attributi di intelligibilità formale, non è lecito respingerla,
perché è essa pure un ontico autocosciente che è principio della distinzione
tra le dialettiche che sono scienza e quelle che sono soltanto dialettiche,
sicché anche sotto questo punto di vista l'obiezione è accolta; ma quel che
vogliamo rilevare è che la verità e validità materiali e formali di tale
polarità, che è essa pure un autocosciente, e della differenziazione che ne
deriva tra autocoscienti che son scienza ed autocoscienti che non lo sono,
ossia tra autocoscienti con verità e validità intelligibili e autocoscienti con
verità e validità inintelligibili, è vera e valida materialmente e formalmente
certo sulla base dell'ontità di autocoscienti intelligibili, e che tuttavia
questa ontità non pare un dato tanto immediato e certo se occorrono dialettiche
che concludano in autocoscienti i quali siano ragioni sufficienti di tale
ontità, e quindi dell'intelligibilità di certi autocoscienti, della loro
distinzione dagli inintelligibili e della differenziazione tra scienza e non
scienza, sicché delle due l'una o si fa dell'ontità dell'autocosciente
intelligibile in generale un dato immediato, nel qual caso la sua ragion
sufficiente deve consistere non solo nell'immanenza degli attributi di
intelligibilità formale nella connotazione di ciò che un autocosciente è per sé
ma anche nell'indipendenza funzionale di questa connotazione dal pensiero di
condizione umana, oppure la stessa ontità la si riduce alla conseguenza di una
ragione sufficiente che è conclusione di una dialettica o di una serie di
dialettiche o di una serie di serie di dialettiche la cui verità e validità
materiali e formali, in sé e nella loro conclusione, è e deve essere
l'oggettività, ossia o la loro identità o sostituibilità puntuale e perfetta ad
ontici autocoscienti di ontici in sé o l'attributo di indipendenza funzionale
dal pensiero di condizione umana dell'autocoscienza o degli autocoscienti che
son principio
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della
dialettica o del sistema di dialettiche, nel qual caso, per quanto si è già
detto, la ragion sufficiente valida è quest'ultima; la polarità quindi delle
verità non cassa il criterio che unico fondamento della verità e validità
materiali e formali di un autocosciente in generale è l'indipendenza funzionale
di ciò che esso è per sé dalle condizioni del pensiero umano; e d'altra parte,
l'indubitabile e primaria polarizzazione dei concetti di verità e validità
materiali e formali, a guardare a fondo, non è che un'esigenza di confortare
l'attribuzione di verità e validità materiale e formale in genere a un
autocosciente in genere, in quanto i due concetti di verità e validità semplice
e di verità e validità intelligbile si fanno l'uno non già ragion sufficiente
dell'altro, bensì il secondo controprova del primo, nel senso che l'immanenza e
diritto di attribuzione del secondo allo stesso autocosciente cui sia stato
predicato il primo garantisce ulteriormente questa predicazione, ma non la pone
né nell'ontità né nel diritto o legittimità della sua ontità, cosicché una
dialettica o serie di dialettiche che sian costruite su tale autocosciente
saranno ulteriormente confortate in quel trattamento privilegiato che han
ricevuto in seno al corpo intero delle dialettiche di esser principio di altre
dialettiche che godon dello stesso diritto, mentre, se all'autocosciente cui è
stata predicata la verità e validità semplici, come quello che è stato trovato
dotato solo dell'indipendenza funzionale dal pensiero e non della liceità di
essere quel che è per un qualsivoglia stato dialettico del pensiero, è quindi
stata negata la predicazione dell'intelligibilità, non per questo verrà dal
pensiero di condizione umana trattato come un autocosciente che è da privare
assolutamente del diritto di farsi principio di una qualsiasi dialettica che
sia vera e valida, ma verrà soltanto privato del diritto di porsi per un
qualsiasi stato dialettico e di erigersi a principio di dialettiche in un
qualsivoglia stato dialettico, e continuerà invece a farsi principio di
dialettiche vere e valide fino a tanto che esso si conserva quel che è, cioè un
denotato da autocoscienza e un indipendente funzionale dalle condizioni umane del
pensare in quello che esso è per sé; aggiungiamo che la prassi delle stesse
scienze, ossia le dialettiche che sono ontici autocoscienti veri e validi e che
tentano o pretendono di stabilire il diritto alla verità e validità
intelligibili o di questo ontico autocosciente o di una sua porzione o delle
dialettiche, che hanno a principio l'uno o l'altra, con le loro conseguenze e
con le dialettiche che ne derivano, rivela che a un certo momento della storia
del pensiero di condizione umana, ossia in un certo stato dialettico del
pensiero denotati(o) da certi rapporti temporali, è stato assunto a criterio di
distinzione degli autocoscienti che hanno il diritto di farsi principio di tali
dialettiche dagli autocoscienti che son privi di tale diritto, non la pretesa
necessità di convertibilità o di coimmanenza di certe modalità immanenti nella
connotazione di un autocosciente e della sua intelligibilità, o denotazione
dagli attributi di intelligibilità pura, ma la modalità della datità o
autocrazia cognitiva, e che la sostituzione dell'un criterio all'altro ha
ricevuto dalla fecondità e validità dei risultati solo conforto e non ragione,
perché di fatto alle sue sorgenti sta la presa di coscienza che quelle
necessarie convertibilità e coimmanenza pretendevano
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