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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 350 F4 - 375
    • 370
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[pag 710 (370 F2 /3)]

in cui tali verità e validità consisterebbero, della liceità dell'ontico autocosciente di farsi principio di dialettiche che a loro volta è lecito fare principio di altre in un processo che s'arresta o continua in funzione dello stato dialettico complessivo del pensiero di condizione umana, e in secondo luogo dalla illiceità dello stesso ontico autocosciente e delle dialettiche che ne derivano di esser trattato come tale in qualsiasi stato dialettico di un pensiero di condizione umana e dalla necessità in cui tale autocosciente si trova di aver diritto a quella modalità che ne fonda la verità e validità, solo in relazione allo stato dialettico di condizione umana di cui fa parte e che è contrassegnato da questi rapporti spaziali temporali e dialettici e non da altri, l'altro denotato anzitutto dalla modalità della stessa liceità del primo e quindi dalle medesime verità e validità materiali e formali, ma in più denotato dall'ulteriore liceità di mantenere questa modalità in qualsivoglia stato dialettico di un pensiero di condizione umana indipendentemente dai rapporti spaziali temporali e dialettici che lo connotano e che ne fanno questo stato dialettico e non un altro; e tale polarità, di una verità e validità  materiali e formali che chiamiamo semplici, tanto per dar loro un nome, e di una verità e validità materiali e formali che dobbiamo chiamare ad intelligibilità come quelle che trovano il fondamento della loro liceità di darsi in qualsivoglia stato dialettico, nell'immanenza in esse degli attributi di intelligibilità formale, non è lecito respingerla, perché è essa pure un ontico autocosciente che è principio della distinzione tra le dialettiche che sono scienza e quelle che sono soltanto dialettiche, sicché anche sotto questo punto di vista l'obiezione è accolta; ma quel che vogliamo rilevare è che la verità e validità materiali e formali di tale polarità, che è essa pure un autocosciente, e della differenziazione che ne deriva tra autocoscienti che son scienza ed autocoscienti che non lo sono, ossia tra autocoscienti con verità e validità intelligibili e autocoscienti con verità e validità inintelligibili, è vera e valida materialmente e formalmente certo sulla base dell'ontità di autocoscienti intelligibili, e che tuttavia questa ontità non pare un dato tanto immediato e certo se occorrono dialettiche che concludano in autocoscienti i quali siano ragioni sufficienti di tale ontità, e quindi dell'intelligibilità di certi autocoscienti, della loro distinzione dagli inintelligibili e della differenziazione tra scienza e non scienza, sicché delle due l'una o si fa dell'ontità dell'autocosciente intelligibile in generale un dato immediato, nel qual caso la sua ragion sufficiente deve consistere non solo nell'immanenza degli attributi di intelligibilità formale nella connotazione di ciò che un autocosciente è per sé ma anche nell'indipendenza funzionale di questa connotazione dal pensiero di condizione umana, oppure la stessa ontità la si riduce alla conseguenza di una ragione sufficiente che è conclusione di una dialettica o di una serie di dialettiche o di una serie di serie di dialettiche la cui verità e validità materiali e formali, in sé e nella loro conclusione, è e deve essere l'oggettività, ossia o la loro identità o sostituibilità puntuale e perfetta ad ontici autocoscienti di ontici in sé o l'attributo di indipendenza funzionale dal pensiero di condizione umana dell'autocoscienza o degli autocoscienti che son principio


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[pag 711 (370 F3 /4)]

della dialettica o del sistema di dialettiche, nel qual caso, per quanto si è già detto, la ragion sufficiente valida è quest'ultima; la polarità quindi delle verità non cassa il criterio che unico fondamento della verità e validità materiali e formali di un autocosciente in generale è l'indipendenza funzionale di ciò che esso è per sé dalle condizioni del pensiero umano; e d'altra parte, l'indubitabile e primaria polarizzazione dei concetti di verità e validità materiali e formali, a guardare a fondo, non è che un'esigenza di confortare l'attribuzione di verità e validità materiale e formale in genere a un autocosciente in genere, in quanto i due concetti di verità e validità semplice e di verità e validità intelligbile si fanno l'uno non già ragion sufficiente dell'altro, bensì il secondo controprova del primo, nel senso che l'immanenza e diritto di attribuzione del secondo allo stesso autocosciente cui sia stato predicato il primo garantisce ulteriormente questa predicazione, ma non la pone né nell'ontità né nel diritto o legittimità della sua ontità, cosicché una dialettica o serie di dialettiche che sian costruite su tale autocosciente saranno ulteriormente confortate in quel trattamento privilegiato che han ricevuto in seno al corpo intero delle dialettiche di esser principio di altre dialettiche che godon dello stesso diritto, mentre, se all'autocosciente cui è stata predicata la verità e validità semplici, come quello che è stato trovato dotato solo dell'indipendenza funzionale dal pensiero e non della liceità di essere quel che è per un qualsivoglia stato dialettico del pensiero, è quindi stata negata la predicazione dell'intelligibilità, non per questo verrà dal pensiero di condizione umana trattato come un autocosciente che è da privare assolutamente del diritto di farsi principio di una qualsiasi dialettica che sia vera e valida, ma verrà soltanto privato del diritto di porsi per un qualsiasi stato dialettico e di erigersi a principio di dialettiche in un qualsivoglia stato dialettico, e continuerà invece a farsi principio di dialettiche vere e valide fino a tanto che esso si conserva quel che è, cioè un denotato da autocoscienza e un indipendente funzionale dalle condizioni umane del pensare in quello che esso è per sé; aggiungiamo che la prassi delle stesse scienze, ossia le dialettiche che sono ontici autocoscienti veri e validi e che tentano o pretendono di stabilire il diritto alla verità e validità intelligibili o di questo ontico autocosciente o di una sua porzione o delle dialettiche, che hanno a principio l'uno o l'altra, con le loro conseguenze e con le dialettiche che ne derivano, rivela che a un certo momento della storia del pensiero di condizione umana, ossia in un certo stato dialettico del pensiero denotati(o) da certi rapporti temporali, è stato assunto a criterio di distinzione degli autocoscienti che hanno il diritto di farsi principio di tali dialettiche dagli autocoscienti che son privi di tale diritto, non la pretesa necessità di convertibilità o di coimmanenza di certe modalità immanenti nella connotazione di un autocosciente e della sua intelligibilità, o denotazione dagli attributi di intelligibilità pura, ma la modalità della datità o autocrazia cognitiva, e che la sostituzione dell'un criterio all'altro ha ricevuto dalla fecondità e validità dei risultati solo conforto e non ragione, perché di fatto alle sue sorgenti sta la presa di coscienza che quelle necessarie convertibilità e coimmanenza pretendevano




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