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a una loro
validità e verità materiali e formali in nome di una pretesa indipendenza
funzionale dalla connotazione autocosciente in cui si davano dalle condizioni
umane del pensare e che insieme questa connotazione non verificava
l'indipendenza, ma anzi si dava come immaginativa, con la conseguenza che
dell'antico criterio che poneva a principio della verità e validità materiali e
formali con intelligibilità l'indipendenza funzionale dal pensiero di ciò che
l'autocoscienza è per sé, il nuovo criterio altro non faceva che conservarne il
principio e ripudiarne l'inesatta applicazione o inferenza per sostituirvi una
puntuale inferenza; col che la nuova scienza pone ad ontico autocosciente primo
non l'immanenza dell'intelligibilità, ma la datità con eventuale immanenza di
intelligibili;
una volta
identificata l'oggettività con la datità e una volta posta questa a principio
della verità e validità, materiali e formali, semplici o intelligibili in
funzione della inintelligibilità o intelligibilità che connotano
l'autocosciente ad autocrazia cognitiva, assieme alla sua datità, si tratta di
vedere quali fra tutti gli autocoscienti siano sicuramente con datità: in
pratica, fino a questo momento noi abbiamo costantemente distinto gli
autocoscienti in genere nei due modi o tipi delle dialettiche e degli ontici
autocoscienti che non han che fare con una dialettica; per i primi son da
intendersi sia quelli la cui ontità ha a sua condizione necessaria e
sufficiente non solo la denotante dell'autocoscienza ma anche una
concentrazione d'attenzione che prende corpo in uno spostamento d'attenzione o
in più spostamenti d'attenzione sia quelli la cui ontità vien sottratta allo o
agli spostamenti d'attenzione che li costituiscono solo nel caso che
l'autocoscienza entri a denotare il segno che grazie a un particolare
spostamento d'attenzione è stato fatto indice della loro struttura, ma che, non
appena l'autocoscienza esiga di farsi denotante non del loro segno ma delle
effettive denotanti ontiche nei cui confronti il segno esplica la sua funzione
riacquistano l'ontità di ontici che sono in grazia di autocoscienza e di
spostamenti d'attenzione, il che null'altro vuol dire se non a) che alcuni
degli autocoscienti sono costituiti da due o più autocoscienti dall'uno
all'altro dei quali si sposta l'attenzione con un atto che pone con
autocoscienza uno o più relazioni riducentisi alle funzioni reciproche tra gli
autocoscienti che son biffe degli spostamenti e che è ragione del darsi con
autocoscienza di quel che chiamiamo conclusione della dialettica e che è o lo
stesso complesso delle biffe con le loro funzioni reciproche e con gli
spostamenti
d'attenzione
che fanno di queste degli autocoscienti o una dialettica, che è porzione del
tutto dialettico che è sua ragione, tra una delle biffe del tutto e una o più
altre dello stesso tutto, b) che tutti gli autocoscienti che sono del tutto
dialettico da un lato hanno la condizione necessaria e sufficiente della loro
ontità ossia della loro autocoscienza nell'appartenenza al tutto ossia nel
darsi con autocoscienza solo mantenendosi componenti e immanenti dei vari
giuochi di spostamenti d'attenzione, dall'altro hanno ciascuno la liceità di
farsi biffe di una dialettica di sostituibilità perfetta con un ontico
autocosciente la cui materia è un autocosciente che non è per una dialettica o
un insieme di siffatti autocoscienti e la cui funzione o rapporto formale con
la biffa di cui è sostituto perfetto è di sostituire la propria materia
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come
connotazione denotata dall'autocoscienza a tutto ciò che nel suo sostituto si
dà con autocoscienza, con la conseguenza di dotare il pensiero della liceità di
valersi dell'autocosciente la cui ontità richiede l'attività e il tempo degli
spostamenti d'attenzione che la condizionano senza impiegare né l'una né
l'altro, compiendo solo l'atto di denotare la materia del sostituente
d'autocoscienza - il che non è da parte nostra presa di posizione nella
questione della spontaneità o convenzionalità del segno o sostituente a favore
dell'una o dell'altra, ma è mera presa di consapevolezza della naturalità o
originarietà della dialettica di sostituzione che fa di quella materia che non
è per una dialettica il sostituente di una materia che è per dialettiche, e
insieme della originarietà, o indipendenza funzionale dalle condizioni umane
del pensare della connotazione di ciò che nell'autocosciente segno è per sé, o
della convenzionalità o immaginatività, o dipendenza funzionale da tali
condizioni di tale connotazione, che è di questo o quel segno -, c) che la
sostituzione del segno a ciò che è per spostamenti d'attenzione, se è uno
strumento di economia, non annulla la struttura ontica del sostituito, in
quanto il segno non ha la liceità di riempire la propria materia della materia
di tutte le denotanti di ciò di cui è sostituente, con la conseguenza che, ad
ogni esigenza che nello stato dialettico del pensiero insorge di denotare con
autocoscienza questa materia, l'autocoscienza è tenuta a spostarsi da quell'
ontico-segno che non richiede spostamenti d'attenzione all'autocosciente di cui
l'ontico è segno a ricostituirsi a denotante di tutto ciò che in esso si dà con
e per gli spostamenti dialettici; ora, la modalità caratteristica di questi
autocoscienti che sono dialettiche è che, una volta distinte in essi le due
porzioni, di quel che essi sono per sé e dell'autocoscienza che denota ciò che
essi sono per sé, non è mai lecito predicare la prima dell'indipendenza dalle
condizioni umane del pensare in quanto evidentemente la connotazione di ciò che
essi sono per sé è costantemente in funzione almeno della capacità di spostare
l'attenzione e non si dà con autocoscienza se non alla condizione che
l'autocoscienza si faccia denotante dello o degli spostamenti d'attenzione che
sono da un lato alcune delle note della connotazione e dall'altro principio di
quelle note che denotano altre della stessa connotazione con la modalità di
questa o di quella funzione; che se ciò esclude dalla proprietà dell'autocrazia
cognitiva tutto ciò che è dialettica o che è per una dialettica, non esclude
tuttavia la liceità di predicare ad una dialettica o a ciò che è per essa la
datità, ma fa della predicazione un momento o porzione di un'ulteriore
dialettica i cui spostamenti d'attenzione abbiano a loro biffe sia la datità,
sia la dialettica o ciò che è per essa, sia un ontico autocosciente cui la
predicazione di datità spetti indipendentemente da una dialettica e abbiano a
loro porzione la conclusione che in forza del rapporto di sostituibilità che
connette la dialettica o ciò che è per essa all'ontico autocosciente che è di
datità per sé e non per una dialettica (,)l'ontico della datità entra in
relazione di sostituibilità con una denotante della connotazione di ciò che la
dialettica o ciò che è per essa sono per sé; e tutto questo comporta che la
datità del dialettico in generale sia un ontico autocosciente mediato e come
tale relativo e secondario, inetto a farsi principio di qualsivoglia dialettica
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