- 715 -
[pag 715 (372 F1 /2)]
denotata
dall'autocoscienza è semplice o gli ontici autocoscienti che, quantunque
complessi per una modalità, denotata da autocoscienza, che si dà per una
dialettica o per più dialettiche tra più ontici, offrono a biffe delle dialettiche
dei semplici e delle relazioni funzionali tra questi a forme delle stesse
dialettiche; il che ci fa urtare contro una serie di difficoltà la cui ontità è
di fatto e di diritto se ha già lasciato le sue chiare impronte da un lato
nelle conseguenze che le dialettiche di un empirismo han dovuto trarne quando,
sotto l'imperio del principio di distinguere ciò che è in funzione delle
condizioni umane del pensiero umano e di identificare il vero e valido solo con
ciò che si sottrae alla dipendenza funzionale da queste, hanno eterogeneizzato
la sensazione come elemento-tipo di ciò che è in indipendenza funzionale dal
pensiero di condizione umana, e i rapporti associativi tra sensazioni che son
sempre di questo e in dipendenza funzionale da questo, dall'altro nelle
conseguenze che i discorsi di Platone trassero da esse, quando sotto l'imperio
dello stesso principio e insieme sotto il giogo del dato di fatto che nessuna
sensazione si dà che sia un assoluto irrelato e che la pretesa di ricondurre i
rapporti tra le sensazioni a dipendenti funzionali dal pensiero di condizione
umana è la stessa cosa che erigere ad unico indipendente funzionale e quindi ad
unica sorgente di conoscenza materialmente e formalmente vera e valida la
sensazione irrelata, fecero della percezione ossia delle molteplici
correlazioni intercorrenti tra le sensazioni delle dipendenti funzionali dal
pensiero ma traenti il loro principio e la loro ragione dall'intuizione
dell'idea e quindi da un indipendente funzionale; sicché il problema è da riprendere
anzitutto da queste difficoltà; in primo luogo, si tratta di stabilire se di
fatto si dia un autocosciente che in ciò che esso è per sé sia un qualitativo
semplice, dal momento che non si dà nessun autocosciente che in quel che esso è
indipendentemente dall'autocoscienza che lo denota non si faccia principio di
più dialettiche ciascuna delle quali non è che l'effetto di uno spostamento
d'attenzione tra differenti denotanti della connotazione che nell'autocosciente
è per l'autocosciente stesso, ossia nessun autocosciente si dà che con siffatta
sua connotazione non sia fatto soggetto di una serie di giudizi ciascuno dei
quali ha a predicato un autocosciente che è altro dal soggetto ed altro dai
predicati degli altri giudizi; la difficoltà è qui frutto dell'aspetto formale
della situazione dialettica, non della conseguenza che se ne dovrebbe trarre
dell'impossibilità di un autocosciente ad esser trattato per semplice quando
sia soggetto di molti predicati eterogenei, perché degli autocoscienti che sono
a qualificazione semplice nella loro connotazione che è per sé è lecito
affermare che i molti predicati sono ciascuno in funzione di uno spostamento
d'attenzione da quella connotazione o ad altre omoformi o al complesso
individuale cui appartiene o a una delle condizioni umane del pensiero eretta
ad ontico autocosciente, ad eccezione di uno e precisamente di quello che è
legittimo predicargli quando la connotazione sia sottratta dalla funzione di
biffa di un qualsivoglia spostamento ed, essendo assunta ad assoluta, sotto un
certo punto di vista è necessariamente fatta soggetto di se stessa sotto un
altro è priva della liceità di farsi soggetto [[nota a matita
dell’autore:”è il caso delle sensazioni semplici ed irriducibili ”]]
di una molteplicità di predicati
- 716 -
[pag
716 (372 F2 /3)]
su ciascuno
dei quali sia lecito operare quel che è operato sulla connotazione stessa, di
ciascuno dei quali cioè sia lecito porre la simultanea funzione di soggetto e
di predicato in un giudizio che ponga il suo soggetto fuori da qualsiasi
spostamento d'attenzione ed estraneo dalla funzione di biffa di qualsiasi
dialettica; quando un autocosciente ha la connotazione di ciò che esso è in sé
e per sé la quale, assunta in assoluta irrelatezza, non offre la liceità di
ricevere altro predicato che se stessa ed è predicabile da molti predicati solo
alla condizione di entrare in rapporto, secondo differenti spostamenti
d'attenzione, con altri autocoscienti, se la posizione di queste relazioni non
altera in nulla la connotazione in quanto in sé e per sé, la quale conserva la
sua modalità ontica inalterata sia che entri in relazione con altro
autocosciente sia che sia posta in assoluta irrelatezza, in questo caso è
lecito affermare che l'atto con cui tale connotazione è fatta biffa di una
dialettica con altro e l'atto con [cui??]la stessa è fatta biffa solo di se
stessa sono entrambi degli autocoscienti in dipendenza funzionale dalle
condizioni umane del pensare e in alcun modo trovano la loro ragione nella
connotazione stessa in quanto assoluto in sé e per sé, con la conseguenza che,
poiché solo per quegli atti che sono per il pensiero e che correlano la
connotazione ad altro autocosciente si danno molteplici predicati alla stessa
connotazione e si verificano un dirompere di essa in una molteplicità di
modalità ontiche, mentre per quell'atto, che pure è per il pensiero, ma che,
correlando la connotazione a se stessa, non ha la liceità di trovare nessun
altro predicato ad esso che non sia se non la connotazione stessa, la
connotazione, che in quanto correlata a se stessa offre per sé e in sé le
ragioni dei suoi predicati, ha a unico predicato legittimo se stessa, è lecito
affermare che siffatta connotazione in sé ha una modalità ontica che è una
qualità semplice e che questa semplicità non è affatto in dipendenza funzionale
dalle condizioni umane del pensare, se l'intervento di queste non altera
l'indivisibilità materiale e l'unicità formale di siffatta qualità; in parole
semplici, è dato il diritto di parlare di autocoscienti intuitivi a
qualificazione una ed unica e questa è il predicato che è legittimo per ogni
autocosciente la cui connotazione, in ciò che essa è per sé, goda di autocrazia
cognitiva, e non sia predicabile da autocoscienti altri da se stessa se non nel
caso in cui quel che essa è per sé è fatto biffa di dialettiche che hanno il
principio di quel che esse sono per sé solo nelle condizioni umane del pensare
e sono in totale ed assoluta dipendenza funzionale da esse, essendo invece
predicabile solo da se stessa quando sia fatta biffa dell'unica dialettica che,
in quanto tale in generale, ha il suo principio nelle condizioni umane del
pensare, ma, in quel che essa è per sé, ossia spostamento d'attenzione tra due
biffe puntualmente e assolutamente sostituibili l'una all'altra, è per quella
connotazione e in dipendenza funzionale solo da essa; ma la vera e concreta
difficoltà si presenta quando si debba prendere atto dell'ontico autocosciente
che di siffatti autocoscienti intuitivi e a modalità qualitativa semplice non
se ne dà alcuno che si dia in assolutezza, pur conservando la propria datità
cognitiva senza cadere nell'immaginativa, mentre tutti sono in relazione
ciascuno con altri, relazione che, se non pregiudica le condizioni necessarie e
sufficienti
|