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dopo esser
partita dall'assioma che oggettivo è ciò che è in dipendenza funzionale dal
pensiero e vero e valido è ciò che è oggettivo, deve distinguere tra
l'immediato e l'intuitivo che non alberga dialettiche e lo stesso intuito
immediato in quanto albergante dialettiche, al che riesce col fare delle
dialettiche dei diacronici successivi all'intuizione, e insieme
surrettiziamente deve reintrodurre nell'immediato delle dialettiche altrettanto
intuitive immediate che si faccian medio e principio di verità e validità per
le dialettiche successive, perché infine, dopo aver giocato oscillando da un
principio che deve essere intuitivo e costituito da intuiti che sono
autocoscienti a qualificazione semplice e dialettiche, principio che è
contraddittorio all'assioma e a quel che deve inferirsi all'assioma, ad un
principio che riduce la sua costituzione ad intuiti che son soltanto
autocoscienti a qualificazione semplice e dei quali le dialettiche sono
soltanto diacronici successivi, principio che rimanda all'altro e che è termine
di un necessario spostamento dall'altro in un continuo alternarsi ad altalena,
non ha altro mezzo per garantire l'oggettività delle dialettiche immanenti
nell'intuito se non la loro conseguenza da una ragione che non gode affatto di
intuitività, senza poi tener conto dell'ultima difficoltà che entro lo stesso
complesso intuito entro cui l'immanenza di dialettiche intuitive è un
inintelligibile, devono ammettersi immanenti dialettiche universali e
necessarie e dialettiche che non han questi attributi e che pure godono della
stessa intuitività e immediatezza delle altre, sicché ambigua deve farsi quella
ragione che è principio dell'immanenza immediata di dialettiche entro il
complesso fenomenico, il che, se torna poco agevole alla teoria platonica della
percezione la quale pure ha a sua disposizione la materia e lo spazio che, con
qualche artificio dialettico, si riesce anche a far principi di dialettiche
immediate e prive di intelligibilità pura, diventa impossibile per la kantiana
teoria della sintesi apriori, la cui materia, totalmente inerte, non è certo
principio di nessuna dialettica, con la conseguenza che per entrambe le
dialettiche inintelligbili o prive di universalità e necessità sarebbe logico
dovessero venir tutte ridotte ad autocoscienti ad immaginatività in
autocosciente dipendenza funzionale dal pensiero di condizione umana, il che di
fatto e di diritto è lecito per una parte di siffatte dialettiche ma non per
tutte di cui la restante parte è destinata a rimanere, per questo, senza una
sua ragion sufficiente; e per due ordini di ragioni, per tutta questa serie di
difficoltà e per il fatto in generale che si rifanno al fondamento di un ontico
in sé, rigettiamo le due teorie che avevamo a portata di mano;
una volta
stabilito che l'ontico autocosciente, che è principio e medio di verità e
validità materiale e formale di una dialettica in genere, entro quella modalità
che è di una dialettica di un pensiero di condizione umana per la quale tutte
le sue dialettiche sono in dipendenza funzionale dalle condizioni umane del
pensare in quanto ciascuno è in funzione di uno spostamento d'attenzione che è
appunto una di queste condizioni, non è lecito sia l'autocosciente a
qualificazione semplice il quale si dà sì con autocoscienza ma alla condizione
che esso sia privato di datità come quello che è un astratto e cioè la
conclusione di una serie dialettica che è negazione ed esclusione
dall'autocoscienza di tutte le relazioni
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che
collegano l'autocosciente a tutti gli altri e ne fanno un assoluto alla
condizione che sia privato di intuitività immediata e venga denotato
dall'autocoscienza con un atto dell'immaginazione che lo ripete riprendendolo
dall'intuizione immediata con cui è stato dato ma senza le relazioni di cui è
stato trovato ricco entro l'intuizione, e una volta assodato che è impossibile
erigere a principio e medio di validità e verità di una dialettica un complesso
intuitivo e immediato entro cui si diano le dialettiche con la stessa
intuitività ed immediatezza con cui si danno gli autocoscienti destinati a
divenire ontici a qualificazione semplice per siffatto atto di immaginazione
conseguente a quella serie di dialettiche, perché porre l'ontità in genere di un
complesso che sia costituito di autocoscienti che si fanno a qualificazione
semplice per l'immaginazione e di dialettiche e che insieme goda di datità per
l'intuitività immediata che dovrebbe essergli predicata per farne principio di
validità di dialettiche in genere, altro non è che porre un autocosciente
contraddittorio come quello in cui nulla si dà che sia in dipendenza funzionale
dalle condizioni umane del pensare e in cui insieme si danno quelle dialettiche
[che??]sono in dipendenza funzionale da questa condizione, poiché ciononostante
è dato autocosciente che nella sfera delle dialettiche se ne danno alcune che
di fatto sono poste oggettive e vere valide come quelle che son mediate da un
ontico autocosciente che è di datità in forza della sua intuitiva immediatezza
e, con ciò, è dato autocosciente che la sfera delle dialettiche ha a criterio
di differenziazione delle dialettiche che sono autocoscienti immaginativi e di
quelle che sono autocoscienti cognitivamente autocratici il possesso o
autocoscienza di un ontico autocosciente che è principio di inferenza di queste
ultime, la soluzione dell'aporia che siffatto autocosciente deve essere dotato
di datità in sé e per sé e insieme deve essere complesso per una strutturazione
di cui fan parte relazioni che son dialettiche, le quali, come tali, escludono
la datità dell'autocosciente nella cui strutturazione immangono, è affidata al
metodo che abbiam seguito finora di aderire, con il più critico ossequio al
canone di escludere quanto sia pervaso di immaginatività dalle dialettiche che
si pongono ad autocoscienti ripetenti il gioco degli spostamenti autocoscienti
che si danno primi nel pensiero di condizione umana, al gioco delle dialettiche
di condizione umana, il che altro non è che canone di ripetere con autocoscienza
la stessa serie di dialettiche che già si son date autocoscienti nella sfera
dialettica e di operare la ripetizione in modo tale che la serie delle
dialettiche ripetute abbia il diritto di entrare in una dialettica di identità
o sostituibilità perfetta ed assoluta con la serie delle dialettiche di cui la
prima pretende di essere ripetizione; il nostro discorso non sarà se non
l'enunciazione o comunicazione per segni di questa serie di dialettiche che è
ripetizione, e se troverà come biffa di una delle sue dialettiche un ontico
autocosciente che non sia contraddittorio e che insieme con la sua datità sia
di diritto principio di oggettività e quindi di verità e validità materiali e
formali di alcune delle dialettiche che da esso derivano, sarà data la prova
che quanto spontaneamente ossia in sede di prima istanza il pensiero di
condizione umana opera
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