Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

IntraText CT - Lettura del testo

  • Prot. 1 - 50
    • 21
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

- 21 -


[pag.21 F1]    

relazioni tra fenomenico intuito e funzioni soggettive: indicate con a1 a2 a3...an le funzioni soggettive gnoseologicamente valide il fenomenico intuito è assunto come totalmente elaborabile da tutte le funzioni e tale da soddisfare a tutte le esigenze, condizioni, finalità che le funzioni accolgono in sé, oppure è assunto come totalmente elaborabile solo da alcune funzioni o da alcuni momenti di ciascuna funzione tale da lasciare insoddisfatte alcune delle esigenze, condizioni, finalità proprie delle funzioni, oppure è assunto come troppo ampio per poter essere totalmente elaborato dalle funzioni e quindi tale ancora da non riuscire a soddisfare tutte le esigenze, condizioni, finalità proprie delle funzioni, essendo d’altra parte questi ultimi due casi in sostanza equivalenti perché, se una funzione soggettiva è posta gnoseologicamente valida quando i prodotti delle sue elaborazioni si rivelano, ad uno o altro segno o carattere, dotati di veridicità o simmetria rappresentativa o soggettiva col reale in sé o oggettivo, il fatto che tutto il fenomenico venga elaborato senza che il soggetto avverta che tutte le capacità sue gnoseologiche sono esaurite o il fatto che una parte del fenomenico non possa per uno o altro motivo venir elaborato nei meccanismi funzionali significano entrambi la stessa cosa, che il possibile cognitivo di cui la coscienza è capace non raggiunge la perfetta simmetria rappresentativa con l’oggettivo reale, o per eccesso o per difetto; e allora delle due l’una: o il fenomenico intuito ed elaborato si traduce in una conoscenza coestensiva del naturale, o il fenomenico intuito ed elaborato abbraccia zone o non elaborabili o formalmente concrete e materialmente vuote, e, con ciò, equivale a una conoscenza non coestensiva del naturale. Di conseguenza, i due concetti del naturale e del fenomenico debbono essere pensati come autonomi e irriducibili l’uno all’altro - e questo indipendentemente da qualsivoglia deduzione metafisica che attribuisca all’oggetto del primo un certo valore ontico eterogeneo dall’oggetto del secondo o che li giustapponga entrambi sullo stesso livello ontico, indipendentemente cioè da un realismo qual è quello della metafisicaistintiva” o da un fenomenismo alla Hume o alla Kant, e perciò in modo formalmente ineccepibile perché alieno da pericoli di circoli viziosi, o di petizioni di principio, e quindi con una portata universale e puramente razionale; giacché qualunque

[pag. 21 F2]

sia il modo di esistere dell’oggetto corrispondente al concetto di natura, o modo sostanziale o modo di inerenza a un altro sostanziale dotato di questi o di quegli attributi, e in qualunque rapporto debbano essere pensati gli oggetti corrispondenti ai concetti di natura e di fenomeno, o rapporto di coessenzialità o rapporto di coinerenza o rapporto di eterogeneità riducibile o irriducibile, resta pur sempre che il secondo oggetto dovrà pensarsi come inerente al soggetto conoscente e quindi arricchito di tutte le determinazioni di questo, e il concetto di fenomeno sarà allora il concetto di un soggettivo in generale, mentre il primo oggetto dovrà pensarsi come ricco di tutte le determinazioni di un soggetto conoscente e di un soggettivo solo in quanto però le possieda di per sé e indipendentemente dalla sua inerenza al soggetto conoscente che è fatto puramente possibile e non assumibile a ragion sufficiente di siffatte determinazioni: così ad esempio, nella visione kantiana del mondo si insiste nel negare oggettività, come sostanzialità, alla natura e nel fondare la coessenzialità della natura e del fenomeno come quelli che sono tutt’e due rappresentazioni di un conoscente sicché si perviene ad asserire fenomenica la natura e a negare un’eterogeneità dei due e un’eterogeneità dei rispettivi concetti; ma quando si tratta di procedere alla loro assoluta identificazione ciò pare impossibile perché il concetto della natura si rivela essere il concetto di un’entità, inerente fin che si vuole al soggetto conoscente, ma che racchiude le determinazioni tipiche del soggettivo grazie a un’elaborazione che tuttavia è avvenuta fuor della sfera del consapevole e che quindi il soggetto conoscente in quanto fenomenico, ossia intuente se stesso, è costretto a dichiarare possedute dall’entità ((ontità??)) in sé, mentre il concetto del fenomenico si rivela concetto di un ente che pure inerisce al soggetto conoscente  e che si arricchisce di tutte le determinazioni di questo appunto perché il soggetto conoscente, empirico si badi bene, ha la consapevolezza di essere lui ad introdurle nell’ente stesso. Ed è appunto in virtù di questa differenza fondamentale che il concetto del fenomenico si fa più ampio sotto l’aspetto formale di quanto non sia il concetto di natura in quanto questa, anche assunta come fenomenica ossia coessenziale al fenomeno, non pare essere ricca

[pag.21 F3]

di tutte le determinazioni soggettive possibili, ad esempio non è mai sdoppiabile in una rappresentazione attuale e sensorialmente intuita e in una rappresentazione attuale ed intuita indipendentemente da quelle rappresentazioni fenomeniche che chiamiamo modificazioni sensoriali e il cui esercizio funzionale sulla conoscenza immediata fa di questa un sensorialmente intuito. Se allora i nostri tre concetti si son ridotti nel loro essere formale a due, il concetto di reale in quanto principio e natura e il concetto di fenomeno, la cui riduzione reciproca è per quanto si è detto impossibile, non essendo lecito riportare il concetto di reale all’altro come quello che è un ente il cui essere è apoditticamente indipendente dal conoscere, non essendo lecito riportare il concetto di fenomeno all’altro come quello che è apoditticamente dipendente dall’essere, le loro combinazioni possibili  saranno due, e la polarità dipenderà da ciò che distingue il fenomenico dal reale; l’eccedenza formale del fenomenico sul reale in nulla incide sulla differenza cognitiva, in quanto il fenomenico è un reale che è in un reale altro e per un reale altro con la conseguenza che quanto di più il fenomenico racchiude in sé non è attributo della sua essenza, ma è un modo derivato dall’essenza del conoscente in cui immane e quindi nulla ha che fare col fenomenico stesso e con il tesoro cognitivo che esso essenzialmente racchiude in sé; tutt’al più quel di più formale che ritroviamo nel fenomenico esigerà una spiegazione che potrà o non essere fornita, ma che coinvolgerà il soggetto conoscente di cui si dovrà dire perché sia atto ad immaginare, a fantasticare, a pragmaticizzare, ecc., e al massimo toccherà il fenomenico per stabilire se e in che misura sia atto a divenire oggetto di siffatte funzioni: l’eccedenza formale è fatto di struttura del fenomenico e non riguarda la carica di “energiacognitiva che esso porta con sé. E poiché il fenomenico è ciò che media i due fatti reali del principio e della natura in sé, da un lato, e del soggetto conoscente e agente, dall’altro, in quanto momento del primo e della seconda, e poiché tale funzione di medio esplica con la carica cognitiva che reca in sé, sarà questa carica a determinare la possibile combinazione dei due concetti: si è già visto che

[pag 21 F 4]

la portata cognitiva del fenomenico è pensabile o come atta ad esaurire la natura e quindi il reale o come destinata a rimanere costantemente al di sotto di tale esigenza. Donde la possibile combinazione formale dei tre concetti: il concetto del principio ontico trae la sua connotazione da un concetto di natura il quale risulta totalmente intelligibile per la portata cognitiva esauriente del concetto del fenomenico, pensato come totalmente elaborabile dalle funzioni cognitive del soggetto e totalmente soddisfacente le esigenze di queste sì che nel fenomenico, in quanto rappresentazione per intuizione della natura, nulla resta di oscuro e di inintelligibile e dal fenomenico nulla è lasciato inintelligibile in ciò che le facoltà cognitive in sé e nell’elaborazione del fenomenico debbono pensare esistente nella natura; oppure il concetto della natura, nell’atto stesso in cui il pensiero si accinge a valersene per connotare qualitativamente il concetto del principio, risulta essere a connotazione non totalmente adeguata dal concetto del fenomenico, il quale, postosi come oggetto delle funzioni elaboratrici del pensiero pensante a modalità umane, non è riuscito a soddisfare totalmente le esigenze di queste o perché ha manifestato in sé spazi irriducibili a intelligibilità qualunque modo di qualunque facoltà si utilizzi, o perché non riesce a offrire note di conoscenza per quegli aspetti che le facoltà, muovendo o da sé o dall’elaborazione del fenomenico stesso, dichiarano presenti necessariamente nella natura, o per entrambi i motivi; da un lato abbiamo il concetto di principio ontico dalla connotazione totalmente esaurita dalla connotazione del concetto di natura che il concetto di fenomenico offre interamente nota e intelligibile, e quindi abbiamo l’identità qualitativa e quantitativa delle tre connotazioni con la conseguente liceità di una predicazione esaustiva del naturale-fenomenico al metafisico; dal lato opposto, in assoluta contrarietà o contradditorietà formale e reale, troviamo il concetto di principio ontico la cui connotazione non viene se non parzialmente coperta dalla connotazione del concetto di natura la quale a sua volta eccede il fenomenico, sicché le tre connotazioni restano qualitativamente




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License