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che assegnano al concetto del razionale la funzione
dell’intelligibilità, dobbiamo trovare a sue specie infime tutti gli enti
fenomenici, ossia sensorialmente intuiti, nella cui connotazione compare come
indeterminato definito secondo una o altra differenza specifica il genere del
razionale stesso, e, a lato di essi, il concetto di reale primo ontico, in
quanto, sebbene non sensorialmente intuito, tuttavia dato nella sua denotazione
di esistenza in sé dell’oggetto per esso pensato e nella sua connotazione
generica e indeterminata di razionale non determinabile, almeno apriori, da
questa o quella delle differenze specifiche che connotano gli enti fenomenici;
questa struttura scalare di intelligibili, che dovrà, secondo una o altra
modalità di connessione, venir articolata in un’altra struttura scalare, da
connettersi con un’altra ancora fino ad ottenere una piramide di intelligibili
che dia al pensiero la totalità sistematica di tutti gli universali, al
principio dell’indagine non può pretendere ad altre componenti legittime che
non siano o la categoria del razionale come predicato comune di diritto - sia
che il concetto di razionale venga assunto come genere il più elevato,
relativamente tuttavia ai soli concetti che lo accolgono in sé come genere, nel
qual caso è lecito a) sia pensare un concetto ancor più elevato sussumente
sotto di sé la nozione di razionale b) sia elevarsi ancora per trovare un
ulteriore predicato al concetto sussumente la nozione di razionale c) sia
procedere ancora secondo uno schema formale identico fino al limite posto dal
quadro intero delle nozioni possedute, avendosi così con a) l’articolazione
della struttura scalare razionale entro una struttura scalare più complessa che
rende il razionale con tutte le sue classi cogenere del genere, con tutte le
sue classi, o dei generi, con tutte le loro classi, denotati dalla stessa
nozione predicabile del concetto di razionale, con b) l’articolazione della
struttura scalare abbracciante tutte le classi denotate dal genere di cui il
razionale è specie entro la struttura
in cui son date anche tutte le classi denotate dai concetti cogeneri di questo
genere, con c) l’articolazione della struttura scalare del razionale con la
piramide di tutti i concetti pensati, sia che il concetto di razionale venga
assunto come categoria assoluta e, con ciò, come genere il più elevato di tutte
le classi di tutti i concetti pensati e pensabili, in entrambi i casi il
pensiero può assumere la nozione di razionale come una categoria, o di fatto o
di fatto e di diritto, proprio perché la sua attenzione è per il momento
concentrata tutta sulla problematica del razionale e quindi sulla struttura
gerarchica che abbraccia i concetti denotati dal razionale, siano poi questi
concetti o alcuni fra tutti i concetti pensabili o s’identifichino essi con la
totalità dei concetti
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pensabili-, o i concetti che siano rappresentazioni degli oggetti
intuiti e intuibili o non intuiti o non intuibili, ma tali da essere
argomentati esistenti, e che insieme abbiano a loro genere e a loro denotante
la categoria del razionale; altre componenti non possono venir accolte se non
nella loro semplice possibilità di esistenza, il che non significa già che
abbiano la potenza di darsi e restino in attesa di quei qualsivogliano fattori
che tradurranno la loro potenza all’atto, ma significa soltanto che il pensiero
non solo non possiede ragioni sufficienti per affermare la loro futura
esistenza ossia il loro futuro modo di essere pensati di fatto, ma neppure
possiede ragioni sufficienti per negare sia la prima che il secondo. E questo
porta per effetto la strana situazione di una impossibilità a connotare in un
qualunque modo il reale”ragione”, se non con note qualificative, di portata
puramente negativa, determinanti per quella la conoscibilità non per intuizione
e per questo la funzione di un conoscere non immediato, il che appunto è ciò
che consente di affermare l’esistenza per il pensiero di una categoria non
determinata da nulla se non dalla sua alterità di pensamento dal pensamento
delle nozioni degli oggetti intuiti e intuibili: sorge, allora, qui il problema
di come possa porsi un pensato connotato dalle uniche due note legittime
dell’essere genere di certe nozioni, quelle degli oggetti intuibili e intuiti,
e dell’esistere per il pensiero per ragioni che sono altre da quelle per cui
queste nozioni sono legittimamente pensate, ossia per una funzione cognitiva
non immediata, le quali due note paiono come contraddittorie giacché l’una, la
prima, presuppone una connotazione determinata non negativamente - infatti, la
natura di genere attribuita a un concetto è il semplice modo dell’esistere di
questo come connotazione che è parte della connotazione ben più ricca di quella
o di quelle nozioni che sono sue specie, modo di esistere in funzione del quale
i due possono essere correlati reciprocamente in un rapporto che indichiamo col
segno di rapporto di predicazione o di rapporto da predicato a soggetto tra il
primo e la seconda o le seconde e che di fatto, nella sua realtà, è il
concentrarsi di energia cognitiva su alcune componenti della molteplicità
costitutiva della o delle nozioni-specie, senza che nessuna delle componenti in
particolare possa apriori aspirare a un maggior diritto o privilegio di
attirare su di sé siffatta concentrazione, essendo di diritto ogni componente
di una nozione un
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noto degno di essere rilevato da una concentrazione di energia
cognitiva e quindi un genere e un predicato di tale nozione -, mentre l’altra è
una connotazione determinata solo negativamente, in sé un concetto-limite, come
direbbe Kant, la cui carestia totale di denotazioni positive svuota di fatto il
concetto di razionale di qualunque conoscenza; ora, sembra che nel rapporto tra
il concetto di razionale e le nozioni che sono specie infime di questo a porre
la legittimità stessa del pensamento del rapporto intervenga la nota che fa del
primo un genere e un predicabile del secondo, la qual nota può sussistere solo
se si pone come parte della connotazione delle specie rivelata e rilevata dalla
concentrazione che su di essa di sé fa l’energia cognitiva, solamente cioè se
l’altra nota connotante il concetto di razionale si ritrova entro la
connotazione delle single specie infime; ma l’altra nota, in dipendenza dalla
quale, è nota puramente negativa, è nota che in sé è concetto-zero, e quindi è
tale da non poter certo essere assunta come compositivo parziale di una connotazione
del tutto positiva sul quale dovrebbe e potrebbe concentrarsi l’attenzione del
pensiero, perché una sintesi di noti non coinvolge un ignoto e quindi tanto
meno si offre all’attenzione del pensiero per quel nulla che non abbraccia;
donde la contraddizione intima a una connotazione, quella del razionale, le cui
due note, quella di generico-predicabile e quella di non-intuito, sono entrambe
legittime perché entrambe dimostrabili, sono l’una in funzione dell’altra
potendosi argomentare che l’essere del generico-predicabile è la semplice
conseguenza dell’essere del non-intuito, e, infine, sono entrambe impossibili
in forza di questo stesso rapporto funzionale che trasferisce il vuoto
cognitivo della seconda alla prima e quindi rende illegittimo il pensamento
della seconda e quel rapporto scalare di intelligibilità che lega il concetto
di razionale alle sue specie infime. In parole povere, sembra che nulla si
possa sapere di certe nostre rappresentazioni se non sono poste in relazione
con un’altra rappresentazione, quella del razionale, che sarebbe un fissare del
raggio emesso dal riflettere concentrante tutta l’attenzione o energia
cognitiva del pensiero su alcune delle componenti le prime rappresentazioni, e
al tempo stesso sembra che questa proiezione illuminante una zona soltanto
parziale sia impossibile perché tale zona è inesistente. Il problema
effettivamente esisterebbe e sarebbe insuperabile e insolubile se tra le due
nozioni dell’intuito-intuibile e dell’
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inintuito-inintuibile passasse una contraddittorietà assolutamente
formale, la contraddittorietà che per Kant lega ogni concetto positivamente
determinate ((??nte, to??)) al suo concetto-limite e che non è se non la
liceità generica, proveniente al pensiero dalla generica funzione della
negazione, di denotare un concetto con la mera negazione di tutte le note
connotanti un qualsivoglia concetto determinato - A e B sono in
contraddittorietà assolutamente formale se B, in quanto non-A, è denotato da un
B1 che è non A1, da un B2 che è non-A2,
da un Bn, che è un non-An,, essendo A1 A2....An
l’esaustiva connotazione di A-; a parte il fatto che è da indagarsi e
riscontrarsi effettivamente presente nel pensiero una siffatta attitudine
generica e categoriale, ossia l’attitudine a procedere alla negazione
indipendentemente da qualsiasi ragion sufficiente, che sia principio della
legittimità del negare, che non possa essere altra dalla mera funzione della
negazione - è da vedersi a fondo se B= non-A in quanto b (=connotazione di B) =
non-a (=connotazione di A), abbia a sua ragion sufficiente solo la funzione
data al pensiero di pensare sempre e costantemente non-A1 essendo
dato A1, non-A2 essendo dato A2, non -An essendo
dato An, oppure non ritrovi nella sua connotazione un Bx
che è una nozione determinata e qualificata positivamente il cui apodittico
pensamento impone al pensiero di analizzarla in sé, di ritrovarla differente da
tutte le note connotanti A e insieme cogenere con esse e quindi tale da dover
essere pensata positivamente come Bx e negativamente come o non-A1
o non-A2 o...non-An, di connotare con essa B, il quale si
porrà come non-A, perché connotato da Bx (= o non-A1 o
non A2 o...non An =Bx1, Bx2...Bxn)
e non perché connotato solo da non-A1, non-A2... non-An
-, a parte il fatto che sia dato al pensiero un concetto che sia solo
concetto-limite e non concetto-nozione di un oggetto, la relazione di
contraddittorietà assolutamente formale tra la nozione di intuito e la nozione
di inintuito sarebbe effettivamente presente al pensiero se questo non
riuscisse a trovare in sé nessun oggetto intuito di cui la nozione di inintuito
non potesse essere rappresentazione; il che non è un giuoco di parole vano e
ciarliero. La nozione di inintuito va determinata con la negazione di tutte le
note
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