Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

IntraText CT - Lettura del testo

  • Prot. 1 - 50
    • 34
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

- 34 -


[pag.34 F1]

ai suoni che ode; e del pari il dubbio non interviene ad impedire l’assenso per quelle immagini che sogniamo in un sogno e la certezza che esse abbiano il diritto di pretendere quel che siamo consapevoli che esse pretendono di essere nell’atto stesso del sogno, ossia nulla più che immagini: e nulla libera l’ossesso dalle sue ossessioni, il visionario dai suoi miraggi, il pazzo dall’intuizione delle sue interiori reazioni abnormi all’intuito, tranne che un intervento, ab intra o ab extra, annullatore o istantaneo o progressivo dell’ossessione della visione dell’intuizione affettiva, perché l’unica autoconsapevolezza con cui esse si presentano dotate e per cui le possiam dire cosciente è l’autoconsapevolezza del loro essere, del loro esistere in quanto esistere, e l’apoditticità di questo è diritto di legittimità della loro pretesa ad essa, così come l’immediatezza ed irriflessività della loro apoditticità esistenziale dona a questo diritto legittimante identiche immediatezza ed irriflessività -; ma la qualificazione dell’immagine conosciuta ed intelletta non solo da parte dell’autoconsapevolezza del suo esistere come immagine ma anche da parte dell’autoconsapevolezza di una certa sua modalità di esistenza assegna all’immagine intellettiva due pretese, la prima delle quali è automaticamente soddisfatta dal porsi dell’intellezione stessa dell’immagine, intellezione che è anch’essa intuizione percettiva e quindi dotata dell’identità tra l’immediatezza ed irriflessività del diritto legittimante la pretesa ad esistere in genere come immagine intuita- sicché si presenterà poi per tutte le immagini cognitive ed intellette quella medesima possibilità di processo cognitivo che si per le intuizioni percettive in genere e che coincide nei risultati con una teoria del conoscere - e l’immediatezza ed irriflessività della sua esistenza in quanto apodittica, la seconda delle quali invece, essendo proclamazione sia di una certa struttura, dualità di unitario e di molteplice in relazione distributiva per connessione di immanenza di ciascun molteplice nell’unitario, sia di un’equivalenza tra sé e la percezione intuitiva di cui la rappresentazione cognitiva sarebbe trasfigurazione, ed essendo quindi autoconsapevolezza di un esistere, di un esistere secondo certi modi, di un esistere di modi che sono di un altro, si vedrà legittimata nel suo diritto a porsi tale da sé stessa per ciò che riguarda l’autoconsapevolezza del suo esistere, che in

[pag.34 F2]

fondo non è che la prima pretesa conglobata nella seconda, da se stessa ancora per ciò che riguarda la consapevolezza del suo modo di esistere, ma da un altro per ciò che riguarda l’autoconsapevolezza dell’esistere secondo modi che sono dell’altro. La intuizione percettiva ritrova nella propria autoconsapevolezza i vari diritti legittimanti tutte le sue pretese; la rappresentazione cognita ed intelletta ritroverà alcuni dei diritti legittimanti alcune delle sue pretese fuori dell’autoconsapevolezza di se stessa, nell’autoconsapevolezza dell’altro e di tutti quei rapporti che distributivamente consentono il confronto tra l’unità, i vari molteplici, la connessione di inerenza tra ciascun molteplice e l’unitario, e il sintetico di quell’altro che è poi la intuizione percettiva di cui la rappresentazione cognita si pone a simmetrico. Questa differenza è il confine che disgiunge la percezione dall’intellezione e che sottopone l’intellezione a quel lavoro di confronto con il percepito che è garanzia della validità della pretesa del cognito di essere equivalente del percepito; siffatto limite è il principio di ragion sufficiente - o che nessuna differenza ci sia tra il principio di ragion sufficiente in sé e il limite-differenza tra i due, sicché quella norma razionale che viene assunta come uno dei  canone primo del pensiero conoscente per intelligibili null’altro sarebbe che una condizione apodittica essenziale a certi stati del pensiero intelligente stesso e non ci sarebbe bisogno di postulare un’innatezza o illuminazione particolari per quei principi supremi senza le quali non ci sarebbe ragion sufficiente per la razionalità effettuale essendo la norma una condizione inerente al fenomenico in quanto cognitivo e intellettivo, o che il rinvio della pretesa seconda della rappresentazione cognitiva all’attuazione del raffronto non riesca a trovar giustificazione di apoditticità al di della sussunzione consapevole della pretesa sotto la norma di ragione la cui indipendenza autosufficiente dal fenomenico postulerebbe l’innatezza o l’illuminazione, trattandosi nel primo caso di una razionalità imperante sul fenomenico con moto dal fenomenico al fenomenico stesso e inducibile da questo con un’analisi che è pensamento della norma di ragione come uno dei principi sommi del conoscere, trattandosi nel secondo caso di una razionalità imperante dall’esterno sul fenomenico e

[pag.34 F3]

di una rappresentazione della norma stessa, in quanto uno tra i principi sommi dell’intelligere, ininferibile dal fenomenico in quanto da essa denotato contingentemente e non necessariamente -. Il passaggio del confine e quindi la trasmutazione dell’immagine da intuito a conosciuto, ossia a quello stato di affermazione per denotazione della specie dal genere, provoca, comunque, l’intervento del principio di ragione, e conduce il pensiero dallo stato cognitivo primo allo stato secondo, ossia al confronto tra il cognito intelletto e l’intuito, al rapporto di comparazione tra l’affermazione, che è connessione per unità sotterranea tra l’unitario e il molteplice in quanto disgiunti, e la percezione sintesi assoluta e insolubile; la comparazione non sarà fine a se stessa e non troverà linea di arresto in una mera descrizione, ma avrà il proprio termine e il proprio esaurimento in una inferenza, che costituisce il terzo stadio del processo cognitivo, la quale è affermazione di presenza nell’intuito percepito dell’intera connotazione del concetto che nell’affermazione, stato primo ed assoluto del processo, fa da soggetto, o almeno di quella parte della sua connotazione che riguarda il concetto-predicato, che cioè può porsi a tutto coabracciante il predicato anche se non s’identifica col tutto in atto della connotazione del soggetto e della sintesi del percepito, essendo siffatta affermazione o acquisizione di conoscenza, cioè di nuovo, nel caso che la connotazione intelligibile del soggetto non sia data, richiedente quindi a sua volta la ripetizione delle fasi discorsive seconda e terza, o semplice verificazione di un già conosciuto, nel caso che già sia posseduta la connotazione parziale o totale per intelligibili del noto. A quest’ultima affermazione, che è momento terzo e non definitivo del cammino imposto dal principio di ragione, viene ricondotto il predicato: l’esserci o non esserci del predicato entro la connotazione di cui la terza affermazione è enunciazione, conducono rispettivamente all’affermazione di presenza o all’affermazione di assenza della nota offerta dal concetto del predicato entro il concetto del soggetto, essendo quest’ ultima affermazione l’essenza della negazione, e quindi fatto ultimo e relativo di un processo di conoscenza che trova alle sue origini ben altro dalla negazione stessa. E’ opportuno

 [pag 34 F4]

a questo punto mettere in rilievo in primo luogo che l’enunciatoaffermazione di assenza” non solo è generico e indeterminato a tal punto da non dar luogo a conoscenza, ma è anche destinato a porre il pensiero in una condizione tautologica quando venga predicato del concetto di negazione per farsene definizione, in secondo luogo che quel passaggio ultimo dalla nozione della connotazione del soggetto della prima proposizione in seguito al confronto con l’intuizione percettiva, all’affermazione, eventuale, di assenza del predicato dalla connotazione ultima, che è negazione del predicato stesso, non è immediato e non affatto all’affermazione eventuale il quarto posto nell’ordine del discorso. L’essenza, di cui abbiamo parlato, è termine positivo determinato in sé come quello che indica uno stato separazione assoluta o totale irrelatezza di una certa esistenza da un ‘altra, ma è termine positivo indeterminato quando si ponga come un indeterminato la cui determinazione è offerta da ciò che nella negazione vede la propria esistenza separata dall’esistenza di qualcosa d’altro; i fattori che entrano in siffatto stato di separazione sono il predicato in quanto concetto a sé stante ed esistente intellettivo in sé; si tratta di vedere se la separazione colpisca i due esistenti immediatamente o mediatamente; a prima vista, appare e tutti siam convinti di vedere disgiungersi l’uno dall’altro il concetto del soggetto e il concetto del predicato e il conseguente erigersi di ciascuno a nozione a se stante irrelata con l’altra; ma le cose non sono tanto semplici; in primo luogo non esiste nessun concetto che sia assolutamente irrelato con un altro: avendo la pazienza di prendere due nozioni del tutto eterogenee, di analizzarle per analizzare poi ciascuna nota sciolta dalla prima analisi dal contesto della connotazione complessiva fino ai termini ultimi elementari, di sussumere negli ordinati rapporti generici i concetti risultanti, si otterranno serie  di triangoli sistemativi di nozioni intellettive, i quali però vedono i loro generi sommi non giustapporsi irrelati ma patire la sussunzione sotto altri generi sovraordinati, che sono o generi sommi di uno o alcuni dei triangoli così costruiti o generi sommi cui si pervenuti nell’analisi di altri concetti, e si vedrà che si deve sempre pervenire a una categoria suprema che denota tutti i generi sommi particolari, la quale con questa sua portata non consente di concepire i due eterogenei e nessuna coppia o delle loro note o delle note delle loro note come due assolutamente irrelati - a parte il fatto




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License