Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

IntraText CT - Lettura del testo

  • Prot. 1 - 50
    • 47
Precedente - Successivo

Clicca qui per attivare i link alle concordanze

- 47 -


[pag.47 F1]

quando si voglia procedere all’equiparazione relativa non sarà lecito affermare che ciò che è in potenza nell’uno sia pure in potenza nell’altro e che ciò che è attuale nell’uno sia pure attuale nell’altro, ma sarà lecito e necessario affermare che ciò che è potenziale per l’uno è attuale per l’altro e ciò che è in atto nell’uno è in potenza nell’altro. Ma sappiamo che la negazione non è che l’esclusione di un rapporto di genere a specie tra due intelligibili e con ciò l’esclusione dell’inerenza di un intelligibile entro l’altro: si deve allora concludere che in una interpretazione di tipo aristotelico dell’intelligibilità in genere a) la negazione è la mera differenza tra l’attuale presente in un intelligibile e l’attuale dato in un altro intelligibile, b) la negazione è l’identità tra ciò che di attuale si dà in un intelligibile e ciò che di potenziale si dà in un altro intelligibile, c) differendo il potenziale dall’attuale solo per la modalità di esistenza e non per l’esistenza, in quanto entrambi sono  ma il primo  per un essere allo stato di indeterminatezza e di indifferenza che impedisce contemplazione e conoscenza a una cognitività di tipo umano che per un classico è cognitività di tipo universale e quindi apoditticamente unica ed univoca, e il secondo per un essere allo stato di determinatezza e di evidenziale differenza, unici modi corrispondenti alle condizioni della cognitività umano-universale e quindi consenzienti la contemplazione e la rappresentazione, la negazione attinge il piano ontologico non per l’essere perché tutto è in tutto, ma per il modo di esistere, d) essendo due i modi di esistere e trattandosi di scegliere tra essi quale sia principio dell’altro nel processo dialettico che conduce alla negazione, non è possibile che l’attuato e attuale sia il primo nella genesi della negazione perché l’atto è l’esistere nella totalità delle determinazioni che un esistere in genere è atto ad assumere per necessità universale e, se la negazione è separazione di determinato da indeterminato, là dove ci sia atto e solo atto non ci sarà neppure separazione, bensì è necessario che la negazione abbia a sua ragione il potenziale come quello che elide da sé la determinazione e quindi l’evidenziale cognizione, sicché negazione e potenza divengono equivalenti, equivalendo ogni negazione ad una predicazione di potenzialità al negato, e) essendo potenziale e negativo equivalenti formali ed identici

[pag 47 F 2]

essenziali, si ha massimo di negazione nel genere sommo, minimo di negazione in ciascuna specie infima, zero di negazione nella totalità delle specie infime, giacché 1) il genere sommo è in potenza tutto ciò che di essere si squaderna nell’universo ad eccezione di quel minimo di atto che deve conservarsi ineluttabilmente ed eternamente in atto onde si abbia quel minimo di essere determinato e causatore che consente l’essere come esistere, 2)ogni specie infima realizza in sé quanto di più attualmente esistenziale si dà come causatole da un ‘attualità generica, 3) la totalità delle specie infime costituisce la totalità della causabilità dell’attualità generica, totalità che fa tutt’uno con la totalità dell’universo in quanto determinato. Concludiamo, allora, opponendo recisamente l’interpretazione aristotelica alla platonica: una teoria metafisica di tipo aristotelico, come quella che pone a proprio distintivo formale un nesso relazionale tra principio di intelligibilità e determinazioni che ne conseguono che è di omogeneità ontica sia per ciò che riguarda il rapporto tra principio e determinazioni nella loro totalità sia per ciò che riguarda il rapporto tra principio e ciascuna determinazione astrattamente presa - l’essere del principio in quanto sfera di reale in genere nulla di più né di meno né di diverso è dall’essere che ritroviamo o nella sfera di tutte le determinazioni derivate dal principio o nella sfera parziale di ogni singola determinazione - e che è insieme di eterogeneità nelle modalità dell’ontità sia rispetto al rapporto tra principio e complesso intero delle determinazioni sia rispetto al rapporto tra principio e una determinazione astrattamente presa - l’essere del principio, in quanto modulato secondo le apodittiche differenziazioni che l’essere stesso in genere emana da sé, possiede solo quelle differenziazioni prime che debbono affettare l’essere onde questo possa porsi a principio di se stesso in quanto determinato, mentre da un lato l’essere dell’intera sfera delle determinazioni promananti dal principio è ricco di tutte le differenziazioni apodittiche dell’essere in genere, e dall’altro l’essere di una singola determinazione è variegato da quelle differenziazioni che sono uno dei molteplici effetti della causalità di cui la differenziazione originaria e genericissima è capace -, limita la negazione al livello di tutti gli esistenti ad eccezione dell’esistente di massima determinazione, e con ciò capovolge la situazione qual era stata prospettata dalla

[pag. 47 F 3]

metafisica platonica; infatti, per siffatta metafisica aristotelica il negativo affetta assolutamente il principio di intelligibilità e tutto ciò che ne promana fin che le determinazioni generate dal principio non siano pervenute a quel massimo di differenziazioni in cui è escluso ogni indeterminato; quivi il negativo scompare in assoluto e resta solo in relativo ossia limitatamente al rapporto in cui una porzione del totalmente determinato  può essere fatto entrare o con i livelli di minor determinazione o con la restante parte del totalmente determinato o con altre porzioni di quest’ultima restante parte; d’altra parte il totalmente determinato avrebbe unità assoluta in sé all’una di queste tre condizioni, o che in ognuna delle sue parti fosse dato in completa differenziazione la totalità dell’essere con tutte le differenziazioni di cui l’essere in genere è sorgente attitudinale - in questo caso il totalmente determinato si presenterebbe come una sorta di molteplicità di enti ciascuno dei quali è la riproduzione perfetta di tutti gli altri singolarmente presi, sicché basterebbe uno solo degli enti componenti il totalmente determinato per avere in essere il totalmente determinato stesso, e potrebbe benissimo annullarsi l’intero totalmente determinato tranne uno solo dei suoi componenti senza che nessuna differenza o deficienza provenisse da ciò all’essere - o che ognuna delle parti del totalmente determinato fosse una porzione atta a relazionarsi col suo tutto come un organo al tutto di un organismo - in questo caso il corpo dell’intero determinato dovrebbe presentarsi come un tutto ricco esso solo di tutte le possibili e necessarie sue funzioni, inescludibili al suo esistere, tutte ripartite tra le varie parti in modo tale che nessuna potesse assumere neppure potenzialmente le funzioni delle altre se non alla condizione di perdere la propria e di diventare quell’altra parte di cui assumere le funzioni, e inoltre in modo tale che ciascuna fosse necessaria all’esistenza del tutto - o, infine che ciascuna parte ritrovasse entro il tutto stesso del totalmente determinato la propria ragion sufficiente in modo tale che essa non potesse esistere fuori del tutto di cui partecipa - in questo caso ogni parte dovrebbe trovare la propria connotazione correlata alla connotazione complessiva del totalmente determinato secondo il rapporto di genere a specie, secondo un rapporto cioè per il quale il totalmente determinato verrebbe ad essere una determinazione della parte stessa, o secondo il rapporto di specie a genere, secondo un rapporto cioè per il quale il totalmente determinato verrebbe assunto

[pag. 47 F4]

dalla parte come un qualcosa che essa deve arricchire di particolari differenziazioni e senza il quale essa non potrebbe esistere come quella che, in sé, ricca solo delle sue differenziazioni, ha bisogno di esso per applicargliele -; ma nessuna di queste tre condizioni può darsi in una metafisica di tipo aristotelico: non si dà in essa l’identità assoluta delle porzioni costitutive il totalmente determinato, perché ciascuna di esse è lo sbocco di un canale intellettivo irripetibile sicché ha in sé allo stato di atto tutto ciò che di potenziale si dà nelle restanti parti, e perché, se è vero che tutte le porzioni sono necessarie per il totalmente determinato, questa necessità è in funzione dell’intelligibilità di esso non dell’esistenza di esso, in funzione cioè del compito che è demandato al totalmente determinato di elevare al livello dell’esistenza la gamma intera delle differenziazioni dell’essere, non in funzione di un’autonomia dell’esistenza del totalmente determinato; di qui deriva, che ogni porzione del totalmente determinato agli effetti dell’esistere è autonoma  dalla restante zona complanare e per esistere non ha bisogno di questa così come questa non dipende per l’esistenza da essa, sicché la scomparsa di una zona del totalmente determinato significa una deficienza di ragion sufficienti di esistere per le differenziazioni corrispondenti a tale zona, non per le restanti differenziazioni, e viceversa; la scomparsa dei dinosauri è impoverimento nell’esistere della totalità delle possibili differenziazioni ontiche, ma non è scomparsa di ragion sufficiente per l’esistere delle restanti differenziazioni ontiche -; ma neppure la seconda delle condizioni, quella di una struttura organicistica del totalmente determinato  si verifica, giacché, se è vero che ogni porzione di questo è un necessario per l’esistenza della totalità delle differenziazioni, è altrettanto vero che siffatta necessità riguarda la totalità delle differenziazioni non già in quanto in atto, bensì in quanto in potenza, il che significa che, se un’unica finalità di esistenza è data a tutto l’universo determinato, tale finalità consiste non nell’esistenza dell’universo stesso, nel qual caso la scomparsa di una singola porzione segnerebbe la fine di tutto l’universo ma nell’esistenza di tutte le differenziazioni ontiche, scopo questo che nulla ha che fare con l’esistenza in sé del totalmente determinato - in altre




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License