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Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
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[pag. 115 F1] e di una moltiplicazione riproduttiva per enumerazione; donde la necessaria dialettica dell’organismo nella specie degli schizobii o procarioti, e nella specie dei gametobii o encarioti, realizzante in sé uno dei modi con cui un ontico autonomo può realizzare la propria moltiplicazione per enumerazione; sarebbe qui interessante notare come la riproduzione per gameti sia uno soltanto dei modi sotto cui la moltiplicazione enumerativa è rappresentata per sussunzione sotto il concetto generico di moltiplicazione enumerativa autogenerativa, con la conseguenza che non ci sarebbe da stupirsi se l’ontico fenomenico desse a conoscere in un futuro una specie di encarioti non gametobii; ma la moltiplicazione gametica è concetto incompleto in quanto la sua sussunzione sotto il concetto generico di sinergia binaria genera le rappresentazioni di sinergia binaria pura o assoluta, in cui i sinergici operano in vista dell’unico fine, valendosi esclusivamente di se stessi come di strumenti, e di sinergia binaria strumentata, in cui i sinergici conseguono l’unico fine attraverso il ricorso a uno strumento altro da se stessi; e poiché nel primo caso i sinergici debbono entrare in rapporto in qualunque condizione di spazio e di tempo, mentre nel secondo possono affidare allo strumento collaboratore la funzione di agire indipendentemente dallo spazio e dal tempo, la sinergia binaria assoluta esige la mobilità dei sinergici, mentre l’altra l’esclude, con evidenti conseguenze, che ritroviamo appunto nelle due specie, apoditticamente insorgenti dal generico dell’encoriota, dei vegetali, a predominante condizione cistica e immobile, e degli animali, acistici e locomobili. La stessa biologia ci offre identico quadro nella sfera intelligibile delle cellule ghiandolari, che non possono non articolarsi con le denotazioni che le specificano nelle esocrine e nelle endocrine, le prime delle quali debbono essere rappresentate nelle sussunzioni di olocrine, merocrine, apocrine, e le seconde nelle sussunzioni di nutritive ed onnonogene ((??omogenee??)). Anche in scale dialettiche più semplici si ritrova la medesima necessità nella transizione dal genere alla specie. Una dottrina del diritto assegna al concetto suo primo, il diritto in generale, la connotazione di complesso di norme cogenti; ma la nozione di norma non include, neppure implicitamente, le rappresentazioni della sua spontanea e universale modulazione e della sua riflessa e determinata definizione, le quali insorgono quando viene rapportato al concetto di imperativo in generale; la [pag.115 F2] necessità delle due rapportazioni pone come necessarie le due sussunzioni di un diritto naturale e di un diritto positivo; e neppure attraverso le sovraggiunte denotazioni, la medesima nozione di norma trae dal((la)) propria connotazione i due concetti di obbligatorietà superindividuale estesa ad una sfera dell’agire e di libera facoltà individuale cui la restante sfera dell’agire è affidata, concetti che, insorgendo dalla rapportazione della norma al generico della necessità, appaiono necessariamente connessi a tale nozione e necessariamente articolantesi sulla sua connotazione, con la conseguente transizione di entrambi i concetti di diritto naturale e di diritto positivo nelle due specie di diritto oggettivo e di diritto soggettivo, d’altra parte, la connotazione del diritto positivo oggettivo, come complesso delle norme cogenti e obbliganti riflessamente e determinatamente definite, è incompleta perché nessuna analisi potrà dedurne le rappresentazioni certe che s’affiancano alla denotazione di norma cogente obbligante definita quando sia correlata al concetto del rapporto tra sfera del normativo e sfera del normatizzato, secondo una rapportazione apodittica che desta la rappresentazione di un rapporto tra la normatività della legge e la normazione dell’individuale di un rapporto tra la normatività della legge e la normazione del generale-sociale; l’articolazione delle due rappresentazioni provoca l’apodittica dialettica dal diritto positivo oggettivo alle sue specie del diritto pubblico e del diritto privato, ciascuna delle quali destinata a lasciarsi denotare secondo tante nuove note quante sono le componenti della sfera dell’individuale e di quella del generale-sociale in quante attendenti normatività; donde il necessario sussumersi del diritto costituzionale, del diritto amministrativo, del diritto penale, del diritto processuale, del diritto ecclesiastico, sotto il diritto pubblico in forza della necessaria articolazione rispettivamente dell’ordinamento fondamentale dello stato, dell’espletamento delle funzioni amministrative, dell’esercizio del potere punitivo, dell’amministrazione della giustizia, della relazione tra stato e religioni, in quanto elementi della sfera generale-sociale, e il necessario sussumersi sotto il diritto privato di un diritto civile e di un diritto commerciale, sue specie insorte per la denotazione rispettivamente degli elementi interessanti l’individuo o in sé o nei suoi rapporti con altri stabiliti dai bisogni non economici e degli elementi interessanti l’individuo nei suoi rapporti con altri stabiliti dai bisogni economici. Nella quale scalarità dialettica della giurisprudenza è da [pag.115 F3] vedersi una latitudine di definizioni specifiche superiori a quella di fatto accettata dalla dottrina, come quella le cui denotazioni specificanti e funzionalmente dipendenti dalle rappresentazioni dei rapporti tra generico ed intelligibile relazionabile superano numericamente le denotazioni di fatto note e analizzate nell’ontico fenomenico.La fisica, avendo a suo fondamento la rappresentazione dei rapporti quantitativi di ontici fenomenici, è tenuta a statuire anzitutto di quali ontici fenomenici sia tenuta a indagare i rapporti quantitativi e a fissare per ciascuno di essi un comune criterio o canone di valutazione quantitativa, ossia di traduzione della sua quantità da una modalità indefinita ed intuitiva a una modalità definita riflessa, numerica; deve quindi anzitutto connotare questo comune criterio, il che fa mediante l’intelligibile di grandezza fisica, la cui definizione, coincidente con la misura teorizzata da Euclide, consiste nel denotare il concetto di quantità fisica omogenea con i concetti di canone per la definizione dell’uguaglianza o diseguaglianza di quantità fisiche omogenee, di canone per la definizione della somma di due quantità fisiche omogenee, di canone per la definizione dell’unità di misura o campione; ma la connotazione della grandezza fisica come di una quantità fisica omogenea con altre, per la quale è definito secondo un certo canone il criterio sia di stabilirne l’uguaglianza, la disuguaglianza, la somma con un’altra qualsivoglia delle quantità omogenee sia di fissare il rapporto quantitativo, ottenuto con i canoni da applicarsi per l’uguaglianza, per la diseguaglianza, per la somma, di essa o con una delle altre quantità omogenee assunta come campione o con un sottomultiplo o multiplo di questa, non è competa, e la parzialità, inestinguibile con la semplice analisi di uno dei denotanti la connotazione, tocca proprio il generico fondamentale, quello della quantità omogenea con altre; l’omogeneità articolantesi sulla quantità avverte che in questa è da vedersi un ontico qualitativo cui l’attributo di quantitativo spetta sia perché assume le modalità ontiche al cui complesso si dà il nome di quantità indefinita sia perché deve patire le modalità ontiche al cui complesso si dà il nome di misura; benché sia impossibile procedere oltre nell’analisi dell’intelligibile di quantità omogenea, la sua denotazione di ontico qualitativo rimanda alla classe di questi, sicché le rappresentazioni che essa provoca si presentano come altrettante sussunzioni sotto la classe dell’ontico qualificato in generale [pag.115 F4] e con ciò coincidono con gli ontici qualificati noti: spetterà alla fisica in primo luogo scartare tra questi tutti quelli che non accettano le misurazioni della grandezza fisica, in secondo luogo scartare quelli fra i rimasti che non riscontrano in sé le qualità che essa intende conoscere quantitativamente, infine accogliere i residui ciascuno dei quali dovrà essere concepito come una denotazione da articolarsi sul concetto di grandezza fisica; il cosiddetto sistema M.K.S. nasce pertanto dalla sussunzione di intelligibili quantitativi, completi anche nella qualificazione, sotto il generico della mera quantità misurata, la lunghezza, l’intervallo di tempo, la forza e la massa. La prima questione che nasce dallo spontaneo fluire del generico nello speciale si risolve nel senso di una necessità della sussunzione della specie sotto il genere; il che pone la sua intelligibilità. Se il pensiero di condizione umana si riposa o meglio esaurisce ogni sua mobililità dialettica in virtù della liceità di predicare la necessità e ((??a??)) una sua rappresentazione pur che la liceità sgorghi da un rapporto di ragione tra la rappresentazione da elaborare e altra rappresentazione già predicata con la necessità, e siffatta sosta chiama intelligenza della rappresentazione, si afferma che di qualsivoglia dialettica da un intelligibile generico a una sua specie si dà intelligenza e che, per questo, tale dialettica entra di diritto nella sfera del razionale, non solo perché il pensiero ve lo ritrova, ma anche perché è dato dedurre la pretesa che essa adduce di risiedervi secondo uno dei modi che soddisfano i principi di ragione. La seconda questione riguarda la predicazione che alle singole denotazioni presenti in una connotazione deve essere fatta con uno degli intelligibili generici già presenti nel pensiero e si traduce nelle domande equivalenti, se la predicazione di una denotante specifica insorga solo all’atto della denotazione specificante, se cioè tale predicazione sia anteriore o posteriore alla dialettica dal generico allo speciale, e se di tutte le predicazioni spettanti alla connotazione generica e alla denotante specifica non se ne trovino affatto di coincidenti, essendo tutte eterogenee - essendo A e B due intelligibili in rapporto di sussunzione in forza delle loro connotazioni, rispettivamente A1 A2 A3...An per A e A1 A2 A3...An B1 per B, si chiede se ciascuno degli intelligibili T1 T2...Tn, U1 U2..Un, V1 V2...Vn, X1 X2...Xn, rispettivamente predicabili ad A1, A2, A3,...An, sia eterogeneo dagli intelligibili
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