Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
|
|
[pag 121 F1] o che la rappresentazione di una di esse richiama necessariamente la rappresentazione di tutte le altre indipendentemente dalla conoscenza in atto di tutte le categorie o dalla deduzione delle denotazioni peculiari di ciascuna categoria dai vari rapporti in cui la nozione di essere sia stata posta con altri intelligibili, o che siffatta dialettica necessaria e autogenetica dalla rappresentazione di una sussunzione alla rappresentazione delle altre si dà solo per un certo numero di categorie, mentre per le altre non è lecita una loro sussunzione sotto la nozione di essere se non pel medio di una loro sussunzione sotto una delle categorie del numero privilegiato, con la conseguenza, in quest’ultimo caso, che solo alcune delle pretese categorie hanno il diritto di porsi a predicati di tutti i predicati di una classe di intelligibili - nel sistema di categorie dei pitagorici, in cui la nozione di ontico intelligibile ha preso a propria connotazione la rappresentazioni ben materiali del numero, delle 10 o meglio undici coppie di contrari, che dovrebbero porsi a predicati dei predicati di una classe di intelligibili, la quale costituirebbe unità, nonostante l’intrinseca contraddizione che la pervade, in forza della biunivoca necessità esistenziale con cui i contraddittori si vincolano in quanto contrari, non so quale diritto abbiano a porsi come categorie le sette coppie del destro-sinistro, maschio - femmina, quiete-moto, diritto-curvo, luce-tenebre, bene-male, quadrilateri- figure irregolari, che di fatto sono specie di una delle coppie restanti; e, una volta messa da parte la coppia di unità-pluralità come inintelligibile dal punto di vista canonico dell’analisi della nozione di essere-numero, restano come legittime categorie le coppie di pieno-vuoto, determinato-indeterminato, pari-dispari, con le rispettive sussunzioni il pieno.vuto è essere, il determinato-indeterminato è essere, il pari-dispari è essere: ora, se queste sussunzioni stessero fra loro nello stesso rapporto in cui stanno le sussunzioni delle specie al loro genere, dovrebbe esser dato che il pensiero le debba necessariamente pensare tutte o perché son date in atto le tre nozioni di pieno-vuoto, di determinato-indeterminato, di pari-dispari o perché il rapporto tra la nozione di essere-numero con la nozione di struttura in generale di un ontico in generale impone la loro inferenza; di fatto, però, è la stessa attenzione rivolta alla specie sussunta che impone la dialettica necessaria dall’una all’altra sussunzione, in quanto a seconda del punto di vista da cui ci si pone, la complementarità del determinato-indeterminato rispetto al numero-essere coinvolge necessariamente la complementarità, [pag.121 F2] alla stessa nozione, del pieno-vuoto e del pari dispari, se ci si pone dal punto di vista della conoscenza della materia ontica, o dalla complementartà, all’essere-numero, del pieno-vuoto si passa necessariamente alla complementarità del determinato-indeterminato e del pari-dispari, se si riguarda la nozione prima dalla definizione geometrica dell’ontico, o necessaria è la dialettica dalla complementarità del pari-dispari alla complementarità delle altre due categorie, se si parte dal punto di vista della definizione materiale dell’essere; in ogni caso al pensiero non è dato rendere contingente la dialettica dall’una ((all’??))altra sussunzione anche se sposta l’attenzione dalla connotazione del genere a quella delle specie sussunte; nell’elenco di categorie che ci fornisce Aristotele nei passi in cui articola la classe dei sumbebecota nei suoi membri, le ultime sei categorie, a mio vedere, sono altrettante specie della relazione, e, quanto alle prime quattro, una volta sussuntele sotto la nozione dell’essere, le quattro sussunzioni rimandano l’una all’altra con reciproca dialettica necessaria, posta non dal generico essere sussumente né dalla rappresentazione in atto delle quattro categorie, ma dalla stessa connotazione delle quattro differenti denotazioni specifiche e quindi dalle stesse categorie; se ciò è evidente nel triadico sistema categoriale di Spinoza, si rivela solo dopo approfondita indagine nella teoria kantiana: non tenendo conto, qui, della classificazione qudripartita, i dodici complementi delle nozioni di essere, posta, per un’operazione di materializzazione che ricorda il procedimento pitagorico, in equivalenza con l’intelligibile della relazionalità unificatrice in generale o appercezione trascendentale originaria, racchiudono implicitamente una distinzione ontica e qualitativa tra categorie oggettive e soggettive [[Nota a matita dell'autore:” introdurre questo punto là dove si tratta della distinzione tra categoria soggettiva e oggettiva in generale “]] che non vedo come non imponga di ridurre il numero a nove, qualora dell’ordine delle categorie soggettive si intenda fare una teoria riguardante l’ontico in universale - è una delle aporie della descrizione kantiana delle cose -, giacché le categorie della modalità non hanno certo il diritto di sussumere classi di intelligibili apodittici, quali sono le rappresentazioni dei rapporti che debbono essere sussunti sotto uno dei restanti nove predicati; di questi i sei della qualità e della quantità non possono essere rappresentati se non o come sussumenti sotto di sé intelligibili già sussunti sotto una delle categorie della relazione o come predicabili di un intelligibile in quanto però rappresentato da un pensiero di condizione umana, con la conseguenza che si riducono o a specie di una delle categorie della relazione o a classi di fenomeni [pag.121 F3] puramente soggettivi; poiché la reciprocità non è che un modo particolare della relazione causale, della quale completa, sotto un aspetto, l’insufficienza cognitiva, pare che si abbia il diritto di parlare di due categorie kantiane, secondo una riduzione che alcuni logici, il Masci ad esempio, han fatto con più o meno evidente elaborazione della teoria di Kant; si sussumano ora le due categorie sotto il loro generico e si considerino i due giudizi “la sostanza, nelle sue due note della sussistenza e dell’inerenza, è un rapporto trascendentale “ e “la causa, nelle sue due note della causalità e della dipendenza, è un rapporto trascendentale “; è naturale che se si presuppongono o il dato a priori dell’inferenza delle due denotazioni specifiche - da un lato della reciprocità e quindi simultaneità in sintesi dell’esistenza in sé e per sé e dell’esistenza in altro e per altro, dall’altro della reciprocità e simultaneità in sintesi dell’entrare nell’esistenza in indipendenza funzionale e dell’entrare nell’esistenza in dipendenza funzionale,- rispettivamente dal rapporto con cui l’intelligibile del trascendentale in generale viene abbracciato o coll’esistere o col divenire, oppure il dato aposteriore della sussumibilità di tutti gli intelligibili sotto i due predicati della sostanza e della causa i quali non possono avere altro predicato che la nozione di trascendentale, è naturale, si ripete, che, presupposto ciò, il pensiero debba necessariamente spostare dialetticamente la sua attenzione dall’una all’altra sussunzione; ma i due presupposti non sono l’univoca condizione della transizione dialettica; è sufficiente, infatti, che il pensiero sposti la sua analisi sulle due categorie sussunte, ignorando sia l’analisi del sussumente che i risultati di tutte le operazioni in cui sussumenti sono le categorie, perché il pensiero si veda costretto alla necessaria dialettica dalla prima sussunzione alla seconda e viceversa, perché cioè non possa verificarsi che sia pensata la sostanza come relazione trascendentale senza che simultaneamente venga pensata, sempre come relazione trascendentale, la causa -; questo carattere che la serie delle categorie presenta, di porre la necessità della rappresentazione della sussunzione sotto il genere di tutte le altre non appena sia posta siffatta sussunzione per una sola di esse e di dedurre tale necessità dai sussunti stessi in quanto sussunti e non dal sussumente né dai sussunti in quanto a loro volta sussumenti di altri intelligibili, comporta che la totale serie delle categorie ritragga apodissi da sé e non da altro, al contrario di quanto si dà per una serie di specie la cui totalità è apodittica [pag.121 F4] per altro e non per sé; di qui, il primo dubbio legittimo che le categorie stiano tra loro come specie cogeneri e rivestano nei confronti della nozione dell’ontico intelligibile in generale la funzione di specie. Ma un altro aspetto caratteristico è di una serie categoriale in genere: o che sia presupposta nota la totalità delle categorie che la compongono o che sia presupposto che una parte delle categorie è ignota, è sempre lecito al pensiero giustapporre alla serie delle sussunzioni, corrispondenti ad altrettante predicazioni della nozione di essere a ciascuna delle categorie, una sussunzione negativa la cui predicazione è dalla nozione di essere a un intelligibile, espresso con la negazione di tutte le categorie già sussunte e costituito o da un concetto zero, nella presunzione di ignoranza di una parte delle categorie (a), o dal o dai concetti categoriali non precedentemente sussunti, nella presunzione di conoscenza di tutte le categorie (b); data la presunzione (a), il complesso delle sussunzioni affermative e negative non è tale da lasciar indifferente il pensiero che estenda la sua attenzione all’intero quadro o che elida la sussunzione negativa per riservare la sua attenzione alle sole sussunzioni positive: in quest’ultimo caso, infatti, uno stato di insoddisfazione e di inintelligibilità invade il pensiero e lo costringe non solo a mantenere nella considerazione cognitiva anche il momento negativo, ma ad estendere l’indagine onde sostituire al contraddittorio per negazione, formaliter, il contraddittorio positivo, materialiter; la ragione di ciò è offerta da quel che si verifica se, posta la presunzione (b) e ridotta uno o più sussunzioni positive alla forma negativa, il pensiero elide il contraddittorio negativo: non solo il generico sussumente patisce una decurtazione cognitiva e cade in uno stato di parzialità insoddisfacente, bensì anche tutti i sussunti, le categorie stesse, che pel mancato riferimento di una o alcune al vertice della loro classe vedono la loro connotazione sfumare in una deficienza gnoseologica; poiché si è detto che nel quadro relazionale di un complesso totale di specie cogeneri sussunte sotto il loro genere, l’assenza di una o più sussunzioni, espressa con una predicazione in cui compare negazione, non pregiudica l’intelligibilità delle altre, sia nel caso che la sussunzione negativa sia accolta o lasciata cadere dalla considerazione, e tutt’al più offende l’intelligibilità un((in??)) atto del genere, qualora si depenni dalla considerazione una sussunzione negativa solo formaliter, nasce un altro dubbio legittimo che di fronte alle categorie allineate sotto la nozione dell’ontico intelligibile ci sentiamo come dinanzi a specie di un genere, dal momento che l’esclusione di sussunzioni negative lede l’intelligibilità in generale
|
Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License |