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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 101 -150
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[pag 129 F1]

la nozione di autotrofo, con le sue note di organismo, denotato dai concetti di protoplasmatico e di alimentantesi, e di fotosintetico, prende a sue le categorie aristoteliche della sostanza e della qualità, secondo una gerarchia, a struttura qualitativa, che dal binomio dei generi sostanza- qualità, sussumenti l’organismo solo per l’immanenza del sostanziale nel protoplasmatico, scende attraverso la specie- genere  dell’organismo, all’autotrofo per immanere in tutta la connotazione di questo non tanto perché essa comprende  note sostanziali e qualitative quanto perché le due categorie continuano a inerire come parti nel tutto del protoplasmatico  nota generica per eccellenza dell’autotrofo; ma il protoplasmatico, analizzato, nei rapporti  con il suo specifico dell’alimentazione  non rivela apriori nessuna traccia  di questa qualità, sicché la sua sussunzione, sotto le due categorie, legittima per quel che riguarda la prima, non appare altrettanto fondata nei confronti della seconda, la qualità, la quale intende sussumere non gli attributi  che nella connotazione del protoplasmatico si articolano nella sua sostanzialità, bensì proprio l’attributo  dell’alimentazione; donde segue che la sovraordinazione del binomio categoriale alla mera specie del protoplasmatico risulta di diritto solo a priori, ed è destituita di diritto se riguardata aposteriori -; nell’impossibilità di ricorrere all’interpretazione quantitativo-aristotelica, perché il ricorso di essa alla nozione di diritto dell’eterogeneità assoluta delle denotazioni della specie e alla nozione di fatto dell’apodittica loro connessione  rompe l’unità delle categorie sussumenti e la trasforma in discrezione, materialmente irrelata e formalmente rapportata per giustapposizione necessaria, è lecito  tornare ad analizzare quella fra le denotazioni della specie che per intuizione immediata pare, per ciò che riguarda la materia e la forma, legittimamente  sussumibile soltanto sotto la categoria che è principio di esistenza e di pensabilità  del binomio categoriale; non tenendo conto del fatto che essa coinvolge pur sempre una connotazione entro cui possono comparire note da sussumersi di necessità sotto l’altra delle due categorie, perché siffatta necessità a null’altro porta se non a un’ulteriore riduzione delle note fino a quella minima complessità di due denotazioni l’una delle quali si identifichi sic et simpliciter con la sussumente di diritto, resta sempre che la denotazione, spogliata di tutte le rappresentazioni che rimandino a categorie differenti, resta di per sé un concetto, che, se formalmente coincide con la categoria che lo sussume, funzionalmente  se ne differenzia sia perché esplica attività ontiche e non

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semplicemente logico-predicative, sia perché deve essere dal pensiero dialetticamente rapportato a tutti gli altri intelligibili secondo relazioni che non sono più soltanto logico-formali, ma sono anche e soprattutto ontiche, nel senso che sono pensate come implicanti modi di rappresentazione materiale che presenti negli altri intelligibili debbono essere pensati presenti anche nella denotazione in rilievo; il concetto, allora, ricondotto a tutti gli intelligibili, rivela affinità con alcuni di questi sia perché compare in essi sia perché in essi sussiste in unità con rappresentazioni che su di esso s’articolano necessariamente; la molteplicità di questi rapporti induce il pensiero a trasferire alla denotazione isolata quel che di generico hanno siffatte rappresentazioni e, con ciò, a pensare la denotazione connotata da questo generico che altrimenti  mai sarebbe stato intravisto  in essa: risultato della dialettica è l’interpretazione della denotazione sia sotto il punto di vista della prima categoria sotto cui è sussunta  sia sotto il punto di vista delle nuove categorie sotto cui dev’essere sussunta, tra le quali compare quella che nel processo iniziale  si legava in binomio all’unica categoria  sussumente di diritto; in tal modo la sussunzione della specie sotto il binomio categoriale è giustificata apriori e a posteriori - sia il concetto X denotato da X1 X2 X3, intelligibili da sussumersi sotto le categorie A, immanente in X1, e B, immanente in X2 e X3, e sia X1 denotato da X’1 e X’2 tali che X’1 = A, le rappresentazioni di A, in quanto =A, e di A, in quanto = X’1, son differenti pel valore solo logico di A = A e pel valore logico-ontico di A = X’1; X’1, in quanto ontico ossia intelligibile  fra intelligibili, è relazionato necessariamente agli intelligibili Y, U, V...N, se non altro perché compare in questi, e, poiché nelle connotazioni Y1 Y2...U1 U2...ecc. di questi, in cui Y1 =X’1 =A, U1 =X’1 =A, ecc., Y2 s’articola necessariamente su Y1, U2 su U1, ecc. essendo Y2 e U2 sussunte sotto altra categoria che può essere B, il rapporto tra X’1 e Y...N impone di trasferire al primo quel che risulta proprio dei secondi e quindi a rappresentarsi il primo come dotato delle proprietà dei secondi, e in particolare del diritto di essere sussunto anche sotto la categoria dei secondi, e con ciò ad averla in sé immanente a lato di A; lo stesso discorso è condotto su X1, astratto da X2, con cui costituisce  il genere di X e si pone a specie  del binomio categoriale A-B: la sussunzione di X1-X2 sotto A-B, è legittima per immediata evidenza solo sotto il punto di vista del rapporto

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di immanenza di A in X1 per l’identità A=X’1, non sotto il punto di vista del rapporto di immanenza di B in X 1, essendo B immanente in X2; ma X1, che per la sua funzione logica è un concetto a se stante, un meramente logico, ma per il rapporto in cui deve porsi con X per esplicare tale funzione, si pone come un ontico, ossia come una rappresentazione materialmente definita, in quanto ontico verrà rapportato con concetti altri da esso in cui compare o in quanto X1 o in quanto tutto di cui son parti X’1 e X’2; l’articolarsi, entro le connotazioni degli intelligibili rapportati, di rappresentazioni, su X1 o su X’1 o su X’2, le quali debbono essere sussunte sotto categorie altre da A, trascina seco il pensamento di X1 in connessione con queste e quindi con B, che tra di esse sicuramente compare, e quindi in unità  di tutto a parte con B, che immanente in X1, sarà un legittimo sussumente di X1; il concetto di autotrofo, denotato dall’organicità e dalla fotosintesi, vede la nota dell’organicità sussunta, sotto il punto di vista qualitativo, sotto le categorie aristoteliche della sostanza e della qualità; di diritto l’organico è sussunto sotto la sostanza  solo in quanto la sua connotazione venga spogliata di tutte le denotazioni, l’irritabilità, l’assimilazione, la riproduzione, la filogenesi, ecc, fino a comprendere solo le note della sostanzialità e del chimismo ad alto potenziale energetico, in modo tale che il nuovo concetto di “ composto chimico di elevata energia”, genere di organismo od organico, è sussunto legittimamente e immediatamente sotto la categoria di sostanza per l’identità fra la rappresentazione di questa in sé e la sua rappresentazione in unità col chimismo; il concetto di sostanza, in quanto denotazione e non categoria, è un ontico intelligibile da ricondursi in rapporto con tutti gli intelligibili  affini della cui connotazione è nota e nella cui connotazione è base di articolazione per le altre denotanti che sono o qualità  o relazioni ecc.; dal complesso di tali rapporti deriva dalle rappresentazioni delle connessioni del sostanziale  con o qualità o quantità o relazioni definite e complete la rappresentazione del sostanziale  in relazione con la qualità in generale; ma la relazione della sostanza in quanto denotante, e la qualità in generale  non può essere pensata se non come immanenza del qualitativo generico nel sostanziale, in quanto nulla di eterogeneo dalla sostanza è presente nella semplice rappresentazione del sostanziale  in quanto denotazione, con la conseguenza, dunque, che il sostanziale

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avente immanente in sé il qualitativo, che potrà essere solo un modo d’essere che per dir così s’estende  per tutta la materialità del sostanziale  e non potrà in alcun modo  incunearsi in esso come una sua parte eterogeneamente distinta dal resto, verrà legittimamente sussunto sotto il binomio categoriale del sostanziale e del qualitativo, e sarà, quindi, legittimata apriori e aposteriori sia la funzione di genere del binomio rispetto alla sua specie di “ composto chimico ad alta energia”, indipendentemente dalla denotazione che non coincide con la sostanza, sia l’unità semplice delle due categorie; se poi il concetto di “ composto chimico ad alta energia”vien rappresentato in unità con le denotazioni  che ne fanno l’intelligibile di “organismo”, un identico discorso giustifica la sussunzione di questo sotto l’unità categoriale sostanza-qualità, perché, quando la qualità sia pensata come genere formalmente  legittimo solo della fotosintesi, il concetto di “organismo”, ricondotto dal punto di vista dell’assimilazione, a tutti gli intelligibili affini risulta come una rappresentazione che deve essere pensata in unità con uno dei modi o qualità dell’assimilazione, modo che non può essere se non immanente, di immanenza coestensiva alla connotazione intera dell’organico; donde la necessaria, e legittima a priori e a posteriori, sussunzione dell’organico sotto l’unità categoriale della sostanza  e della qualità. Se ogni intelligibile  che sia nota della connotazione di un altro intelligibile, è denotato dalla categoria di cui esso è definizione particolare e dalle categorie  di cui sono definizioni particolari le note che ad esso susseguono come specifiche, la prima delle due denotazioni categoriali è completa e sufficiente in quanto costituita dal generico  della categoria integrato dalle specificazioni che dell’intelligibile fanno specie legittima della categoria, le altre, invece, sono insufficienti e incomplete in quanto non fanno altro che ripetere  l’unità, in unico atto rappresentativo, di tutte le categorie, quale già è dato al livello categoriale, lasciando sussistere la concidenza di alcune, lasciate in una rappresentazione generica, con l’unica integralmente definita: in parole più semplici, la o le categorie pensate entro la specie in unità con la categoria da cui la specie è specie per intuizione diretta, restano allo stato generico, e offrono perciò una rappresentazione incompleta che esige integrazione; poiché questa è fornita da quelle denotanti che articolandosi sulla specie la spostano a un livello inferiore rendendola specie di se stessa, è naturale  che le categorie, genericamente predicate alla specie, debbano poi essere anche




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