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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 101 -150
    • 149
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dell’inerenza sua nell’intelligibile comune e all’intelligibile comune in nome della sua inerenza nel soggetto, si dovrà attribuire al predicato la medesima funzione nei confronti del soggetto in forza della sua inerenza nella connotazione di questo; donde risulta che 1) il predicato deve essere pensato come nota immanente nella connotazione del soggetto, 2) di qui si deve procedere a capovolgere la dialettica dal predicato al soggetto come principio di intelligibilità al suo conseguente, 3) essendo il predicato un generico della connotazione del soggetto, la sua estensione, pensata dal punto di vista della sua qualificazione astratta, dovrà essere distinta dalla sua estensione, pensata dal punto di vista della qualificazione che gli proviene dalla sua immanenza come generico nella connotazione del soggetto, 4) essendo la funzione del predicato generica, non ci saranno differenze per l’estensione del soggetto, pensata dal punto di vista del predicato astrattamente qualificato e l’estensione dello stesso soggetto, pensata dal punto di vista del predicato funzionalmente qualificato, coincidendo le due estensioni ed essendo il soggetto totalmente distribuito; ma questi attributi formali che debbono ssere affermati della conclusione in quanto necessariamente dedotti dai rapporti in cui i tre intelligibili si son posti nei primi due giudizi coincidono con quegli attributi formali che la conclusione in sé in quanto indicata dal “nota rei ipsius” della formula kantiana deve verificare nella sua assolutezza, indipendentemente da qualunque sua inferenza necessaria da altro, il che è da un lato la dimostrazione della legittimità del sillogismo dall’altro la prova indiretta che la formulazione kantiana del principio de sillogismo rispecchia quanto di formalmente universale si dà nel sillogismo; è vero che l’analisi si è svolta solo sul sillogismo in Barbara, ma che un discorso analogo risulti dall’indagine dei rapporti in cui i sillogismi a conclusione universale negativa, in Celarent, Cesare e

Camestres, entrano con la formula-principio, è abbastanza evidente; resta, è vero, da condurre lo stesso discorso non solo per tutti i sillogismi a conclusione particolare, ma anche, il che sarebbe ben più interessante, per tutti i sillogismi con predicato o della maggiore o della minore o di entrambe con funzioni di specifico, il che rimandiamo ad altro lavoro; per ora intendo concludere che la formula kantiana del principio è valida alla condizione che non ci si limiti a considerarne

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quel che essa espone alla lettera e che nulla di più è se non la prima dialettica che il pensiero compie per costruire un sillogismo, ma a vedervi sia questa dialettica sia tutte le operazioni e conseguenze che non possono non verificarsi successivamente nel pensiero ogniqualvolta si sia dato il loro primo anello; trovato il principio del sillogismo, è lecito passare all’esame del polisillogismo; se un polisillogismo tende a stabilire in modo assoluto la necessità e quindi l’intelligibilità di un giudizio categorico in generale, i modi in cui può darsi da un lato il giudizio categorico in sé dall’altro lo stesso giudizio in quanto già montato entro una dimostrazione semplice e incompleta costituiscono le condizioni cui il polisillogismo si sottoordina; un giudizio categorico, guardato dal punto di vista aristotelico-kantiano pel quale il soggetto è specie e il predicato è genere, nel senso che il primo è posto come dotato di una comprensione superiore a quella del secondo e di un’estensione minore e il secondo è posto come principio di intelligibilità del primo, con la conseguenza che viene esclusa la liceità di attribuire al principio di intelligibilità una comprensione superiore e quindi l’inerenza della connotazione del soggetto nella connotazione del predicato ed è data solo la liceità di ammettere l’inerenza della connotazione del predicato nella connotazione del soggetto e l’inerenza dell’estensione del soggetto nell’estensione del predicato, è universale affermativo (A) - in questa classe A dei giudizi categorici inscriviamo anche i giudizi categorici singolari con soggetto individuale intelligibile simmetrico di una percezione -, universale negativo (E), particolare affermativo (I), particolare negativo (O); tuttavia, poiché, accettando la formulazione kantiana del dictum de omni, il predicato, connotante della comprensione del soggetto, dev’essere definito anche rispetto alla funzione che in questa comprensione esplica, dovremo distinguere un giudizio universale affermativo con predicato a funzione di generico, un universale affermativo con predicato a funzione di specifico necessario, un universale affermativo con predicato a funzione di specifico contingente, un giudizio universale negativo con predicato a funzione di generico, un universale negativo con predicato a funzione di specifico necessario, un universale negativo con predicato a funzione di specifico contingente, un giudizio particolare affermativo con predicato a funzione di generico, un particolare affermativo con predicato a funzione di specifico necessario, un particolare affermativo con predicato a funzione di specifico contingente, un giudizio particolare negativo con predicato a funzione di generico, un particolare negativo con predicato a funzione di specifico necessario,

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un particolare negativo con predicato a funzione di specifico contingente - indichiamo i giudizi con le rispettive sigle di A G, A S, A s, E G, E S, E s, I G, I S, I s, O G, O S, O s -; poiché in forza della subalternazione la verità dei giudizi AG, A S, E G, E S, è prova immediata della verità dei loro rispettivi subalternati I S, I S, O G, O S, mentre la verità dei giudizi As, Es, è prova dei rispettivi subalternati Is, Os, nel caso soltanto che il predicato a funzione di specifico contingente sia un accidente delle connotanti generiche del soggetto, non però nel caso che sia un accidente delle connotanti specifiche, i giudizi che attendono dimostrazione sono soltanto otto: A G, A S, A s, E G, E S, E s, I s, O s, in quanto gli altri quattro traggono la loro validità da un raziocinio immediato; gli otto giudizi ricevono una prima parziale dimostrazione da un sillogismo, e precisamente il giudizio A G da un sillogismo in Barbara - l’unico di tutti i modi sillogistici che abbia a conclusione un giudizio universale affermativo, il che deve valere anche pei giudizi A S ed A s, sicché si dovrà distinguere un sillogismo in Barbara con predicato a funzione di generico, un sillogismo in Barbara con predicato a funzione di specifico necessario, un sillogismo in Barbara con predicato a funzione di specifico contingente, sillogismi che ci sia lecito indicare con le sigle B G, B S, B s -, il giudizio E G da un sillogismo o in Celarent o in Cesare o in Camestres - poiché quel che vale per E G deve valere anche per E S e per E s, si avranno sillogismi in Celarent, in Cesare, in Camestres, ciascuno con predicato a funzione di generico o con predicato a funzione di specifico necessario o con predicato a funzione di specifico  contingente rispettivamente destinati a dimostrare la validità dei giudizi E G, E S, E s, sillogismi che ci sia lecito indicare con le sigle CtG, Ct S, Cts, per il modo Celarent, CeG, CeS, Ces per il modo Cesare, CsG, CsS, Css per il modo Camestres -, il giudizio Is da un sillogismo o in Darii o in Darapti o in Disamis o in Datisi - sillogismi che indicheremo rispettivamente con le sigle Ds, Das, Dis, Dts, il giudizio Ds da un sillogismo o in Ferio o in Festino o in Baroco o in Felapton o in Bocardo o in Ferison - sillogismi che indicheremo rispettivamente con le sigle Fs, Fes, Bas, Fls, Bos, Frs -; un sillogismo BS ha a predicato o la connotante specifica necessaria o il generico immanente nella connotazione di questa connotante -il sillogismo BS è costruito secondo lo schema Mè P, S è M, S è P, in

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cui P è connotante specifica necessaria immanente nella connotazione di S oppure P è connotante generica immanente nella connotante specifica necessaria a sua volta inerente nella connotazione di S -: nel primo caso l’unica premessa maggiore lecita o è un giudizio disgiuntivo che ha come soggetto l’intelligibile a quantità o distribuzione totale di cui il predicato è la suddivisione, ossia a soggetto si ha un genere distribuito in tutte le sue specie indicate dal predicato, e allora la premessa minore è un giudizio universale negativo, col che il sillogismo non è in Barbara sia perché la minore non é A sia perché la maggiore non è un giudizio categorico che ponga una delle condizioni che devono essere verificate per l’applicazione del dictum de omni - se la conclusione del preteso giudizio in Barbara è S è P, con P connotante specifica necessaria della connotazione di S, una premessa maggiore lecita è M è o A o B...o P, donde risulta che la premessa minore deve essere il giudizio negativo S non è né A né B né...o S è un M che non è né A né B né...-, oppure è un giudizio il cui soggetto enuncia o alcune delle connotanti universali o ((??e??)) necessarie che il predicato comprende nella totalità della propria connotazione, nel qual caso la premessa minore verifica l’immanenza nella connotazione del soggetto delle connotanti erette a medio e l’intero sillogismo ha un mero valore classificatorio e non dimostrativo e in realtà rimanda a un sillogismo in Barbara il cui P è connotante generica della connotante specifica necessaria di S - dato l’intelligibile X connotato da X1 X2...Xn e connotante specifico dell’intelligibile Y, si costruisce il sillogismo in Barbara  X1 è X (M è P), Y è X1 (S é M), Y è X (S è P), in cui X (P) è connotante specifica necessaria di Y (S), nel quale però l’immanenza di X1 (M) in Y (S) fonda il diritto di identificare le due classi di Y(S) e di X (P), non la necessità dell’immanenza di X (P) in Y (S), la quale è presupposta sulla base della necessità che dovunque si dia X1 si ((??sia??)) dia anche X2 X3...Xn, sicché il sillogismo rimanda per la sua intelligibilità al sillogismo X è X1 (M è P), Y è X (S è M), Y è X1 (S è P), in cui X1 (P) è genere e generico di X (M) immanente come specifico in Y(S) -, o la totalità delle connotanti universali e necessarie la cui unità costituisce l’intelligibile del predicato, nel qual caso il sillogismo non verifica la necessità della conclusione,




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