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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 151 - 200
    • 151-52
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[pag.151  F3-4 + inizio F1 pag.152 = pag.1 successiva]

[pag 151 F3-4]

la formulazione kantiana del dictum de omni, mentre rileva il diritto che il pensiero ha di affermare parte di un tutto o parte della parte di un tutto o parte della parte della parte di un tutto la connotante che onticamente sia o in una connotazione totale o in una connotazione inerente come connotante in una connotazione totale o in una connotazione che sia connotante in una connotazione a sua volta inerente in una connotazione totale, contemporaneamente pone la necessità del polisillogismo, avente a sua ragione la necessità del sillogismo, la necessità del sillogismo avente a sua ragione la necessità del giudizio, la necessità del giudizio avente a sua ragione la necessità della rappresentazione del concetto legittimitata dalla sua analisi; è naturale che la simultaneità apodittica dei cinque atti, la rappresentazione di un intelligibile, la sua analisi, la sua erezione a soggetto di un giudizio, la sua erezione a soggetto di un sillogismo, la sua erezione a soggetto di un polisillogismo, porti seco come

corollari la apoditticità o della funzione dimostrativa o probativa delle due premesse nei confronti della conclusione del sillogismo o della funzione dimostrativa o probativa della conclusione di un sillogismo nei confronti delle due premesse di un altro sillogismo in cui la conclusione del primo è ripetuta come premessa nel secondo; e così pure è naturale che la simultaneità dei cinque atti dialettici comporti come corollario il rapporto reciproco in cui le varie connotanti riportate l'una all'altra come un contenuto a un contenente, la funzione di principio di intelligibilità che ogni connotante esplica verso la connotazione cui inerisce e quindi l'ordinamento gerarchico da genere a specie in cui le varie connotazioni vanno a inserirsi, ordinamento non univoco, ma equivoco in forza della differente funzione che l'intelligibile, genere di una specie, esplica come generico o come specifico entro la connotazione della sua specie; il pensiero di condizione umana viene allora a trovarsi di fronte a tre suoi modi, l'automatica dialettica del giudizio, del sillogismo, del polisillogismo, la rilevante forza rappresentativa e cognitiva acquistata da un giudizio che sia conclusione di un sillogismo e a maggior ragione di un polisillogismo, l'ordine gerarchico degli intelligibili che necessariamente siano entrati in una catena sillogistica e polisillogistica, e, una volta resosi conto da un lato che il rapporto naturale da principio di esistenza a conseguenti che connette in continuità il primo dei suoi modi al secondo è lecito interpretarlo anche secondo un rapporto di principio e condizione di validità e legittimità a conseguenti e condizionati, dall'altro che, essendo un condizionato la necessaria conseguenza del darsi della sua condizione, è sempre lecito valersi della condizione come di uno strumento artificialmente e volontariamente realizzabile quando si tenda a dar esistenza artificiale e volontaria al suo condizionato, capovolge l'ordine in cui naturalmente stanno i tre modi e fa delle due  automatiche conseguenze, la dimostrazione di un giudizio e la gerarchizzazione degli intelligibili, due fini primari da perseguirsi autonomamente pel medio dell'analisi di un qualsivoglia intelligibile che da atto primario e naturalmente autonomo si fa fine secondario e voluto; ma se è vero che il pensiero di condizione umana ha tutti i diritti di fare ciò, è altrettanto vero che non ha il diritto né di trattare la dimostrazione e la gerarchizzazione degli intelligibili come i fini pei quali esso in quanto contemplatore e analizzatore dei concetti esiste, né tanto meno di fare delle dimostrazione la necessità prima del conoscere e quindi il fine primo in vista del quale esso pensiero si strutturerebbe in intelletto e in ragione; lo stato naturale e primario del pensiero è il polisillogismo e l'evidenza dell'utilità nel polisillogismo implicita, una volta portata alla luce della consapevolezza, fa della dimostrazione, e in linea secondaria della gerarchizzazione dei concetti, un fine primario e autonomo di cui il polisillogismo è semplice strumento;




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