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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 151 - 200
    • 191
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[pag 130 (191 F1 /2)]

e che valga a mediare tra la specie infima e quel suo genere che risulta immediato.

 E' evidentemente lecito al pensiero di condizione umana sia stabilire le condizioni che vincolano la sua dialettica a una logica a polisillogismi finiti o logica classica, tanto per darle un nome, sia ipotizzare le condizioni sovraordinate a una logica a polisillogismi infiniti che chiameremo logica -non classica: la logica classica accetta i dati del pensiero di condizione umana ed erigendoli a condizioni del diritto che le sue forme avanzano di farsi operanti li individua in primo luogo nell'infinità delle specie infime nell'ambito di una classe ossia nella loro sussunzione al genere che è la nota generica su cui si articola l'infinita gamma delle differenze specifiche con la conseguente sintesi di un numero infinito di specie infime -l'enumerazione lecita di tutte le individualità dell'ontico fenomeno che vi si colgono nel passato nel presente nel futuro o che l'immaginazione vi ritrova stabilisce l'infinita loro quantità e l'infinita successione delle differenze specifiche propria di una classe di specie infime, mentre l'illegittimità di tale enumerazione coincide con la scomparsa dall'ontico fenomenico della classe delle specie infime di quel certo genere e la necessità in cui il pensiero di condizione umana viene a trovarsi di conoscere quel genere e di sussumerlo sotto i suoi generi o per induzione dalla ricostruzione di membri della sua classe infima speciale su tracce da essi lasciate nel fenomenico o per deduzione dalla serie sovraordinata dei generi purché sian possedute in uno o in altro modo le differenze specifiche costitutive di quello o di quei generi che alla scomparsa delle loro specie infime son venuti meno nelle loro connotanti specifiche -, in secondo luogo nell'impotenza in cui l'infinità diacronica delle specie infime di una classe e l'infinità diacronica e simultanea di tutte le specie infime di tutte le classi si trovano a trasportare il loro attributo di infinità o diacronica o simultanea a uno qualsivoglia dei livelli generici sovraordinati e in particolare al livello generico assoluto- in questo senso, il pensiero si trova o immagina di trovarsi dinanzi sia a serie di intelligibili cogeneri il cui numero è o immutabile o aumentabile ad arbitrio sia una serie almeno di intelligibili cogeneri il cui numero è o immutabile o aumentabile sino a una soglia invalicabile -, in terzo luogo nel diritto che al pensiero di condizione umana è dato di rappresentarsi nell'ontico intelligibile assoluto, ossia in una razionalità in sé che alla razionalità di condizione umana è data o come possesso in atto o come possesso futuro o come limite, una composizione di sistemi triangolari di ontici intelligibili ciascuno dei quali è infinito nella sua base assoluta o in un certo numero di sue basi relative, ma tutti i quali sono finiti nell'altezza e nel vertice che è uno per tutti o che è mutevole da classi di triangoli a classi di triangoli, e quindi nel diritto che il pensiero ha di rappresentarsi costantemente finita ciascuna delle linee di intelligibilità che corrono dal vertice a uno degli infiniti membri di una delle finite o infinite classi delle specie infime, in quanto luogo nella liceità che al pensiero di condizione umana è data di assumere a termine minore un individuo di una classe infima e a termine maggiore o un generico assoluto


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[pag 131 (191 F2/3)]

o uno specifico necessario di un generico assoluto e di fondare la loro reciproca correlazione su una dialettica le cui trasposizioni discontinue son di numero finito, infine nella composizione a numero finito di note della comprensione di ciascun intelligibile considerato secondo un processo di determinazione a principio assoluto procedente dalla nota generica assoluta e sfociante nella connotazione della specie infima per progressiva articolazione di note specifiche necessarie e conseguente strutturazione di note generiche relative -questa connotazione chiude nella finitezza l'analisi della connotazione di ciascun intelligibile e quindi la costruzione di qualsiasi polisillogismo -.

 Una logica non-classica è costretta a muovere da condizioni ben diverse e ad attribuire al pensiero di condizione umana stati rappresentativi molto differenti: anzitutto l'infinitezza colpisce tutti i livelli intelligibili, è cioè attributo di tutti i gradi di intelligibilità e di tutte le classi, sicché al pensiero deve essere imposto che data una rassegna infinita di specie infime di una classe, questa deve risultare membro di un numero infinito di classi contigue il cui raggruppamento in membri cogeneri è a sua volta oggetto di un lavoro infinito il cui risultato è l'infinita serie di classi di classi, e così via - ammesso che il processo di classificazione consegua il suo termine, nel senso che l'ontità intelligibile assoluta in cui ogni classe di classe è classe di una serie infinita è rappresentazione in atto di un pensiero di condizione umana, e ammesso quindi che questo pensiero acquisti la capacità di operare sussunzioni esaurienti di ogni intelligibile rappresentato, nessuna delle sussunzioni operate su di un intelligibile è considerata assoluta e definitiva, ma si pone come principio di una nuova serie di sussunzioni ciascun momento della quale è principio di una nuova serie di sussunzioni e così all'infinito; in secondo luogo l'infinita successione sincronica e diacronica delle specie infime e delle loro classi si trasferisce a tutti gli enti sussumenti, con la conseguenza che il concetto formale di genere assoluto e sommo si fa infondato e insussistente e nessun principio assoluto di intelligibilità è dato, ogni classe essendo principio e conseguenza di intelligibilità; ancora, il concetto di sistema triangolare di ontici intelligibili diviene un relativo, in quanto, se un qualsivoglia intelligibile a livello generico una volta fatto vertice del complesso chiude la sfera sussunta entro confini finiti nella base e nell'altezza, l'insufficienza della sua intelligibilità e la sua dipendenza da un ulteriore intelligibile modificano l'area del triangolo di intelligibilità sia nel senso della larghezza che in quello dell'altezza, senza che a questo progressivo allargamento sia mai data tregua, donde segue che un triangolo assoluto di intelligenza non è dato ed ogni triangolo di intelligenza è relativo alle condizioni croniche e attentive del capitale rappresentativo posseduto e trascelto; infine, la connotazione di ogni intellegibile è una composizione all'infinito alla cui analisi fan difetto le nozioni formali assolute di determinato ed indeterminato, di generico e di specifico, perché ogni diminuzione o restrizione o astrazione che dir si voglia di connotazione per privazione del determinante immediato 


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[pag 132 (191 F3/4)]

è separazione di un generico dal suo specifico differenziante, e non è legittimo l'arresto a una nota che sia solo generica o che debba esser trattata come tale e come base fissa di articolazione per tutto lo specifico che alla razionalità è data.

  Queste son le condizioni perché un polisillogismo si faccia processo all'infinito.

  Ma neppure a queste condizioni si verifica quel progresso infinito che Kant e altri ha voluto scorgere nella dialettica polisillogistica, della liceità cioè che ad ogni prosillogismo venga sovraordinato un episillogismo la cui conclusione è la ripetizione di una delle due premesse del sottostante immediato  e una delle cui due premesse è ripetuta nella conclusione di un episillogismo immediato e del pari legittimo: basta chiedersi che cosa significhi la liceità di uno spostamento dialettico ascensivo o discensivo all'infinito, quale risulta come conseguenza necessaria dalle tre suddette condizioni, per rendersi conto che essa non fonda l'infinito processo ascensivo del polisillogismo come lo pensano Kant e altri: una volta fondata la relatività dei concetti di classe di tutte le classi, di triangolo di intelligibilità, di connotazione determinata, è dato il diritto di ritrovare per una specie infima una connotante generica sussumente la nota generica fin allora considerata assoluta, il che, tradotto nel linguaggio strutturale del polisillogismo progressivo, suona che a lato e in concomitanza sincronica con il polisillogismo progressivo già costruito col suo termine maggiore costituito dalla nota finora assunta per assoluta, ha diritto di legittimità un secondo polisillogismo il cui termine maggiore è la nota sussumente il termine maggiore del primo e i cui membri debbono essere aumentati di tante unità quante sono gli intelligibili che si sovraordinano alla prima nota assunta per assoluta, sicché la liceità  di assumere a note relativamente assolute un numero infinito di generici pone la liceità di una rassegna per giustapposizione di un numero infinito di polisillogismi progressivi ciascuno dei quali vede il poprio termine maggiore sostituito da un altro intelligibile e ridotto a medio di un episillogismo  che disterà dal prosillogismo assoluto di tanti membri quanti sono gli intelligibili assunti a sussumerlo;




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