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Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
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[pag 133 (191/192)] qualcosa di simile deve essere detto per il polisillogismo regressivo, al quale non sarà dato né modificare il suo termine minore né ridurre il suo prosillogismo assoluto ad episillogismo relativo, bensì sarà imposto di sostituire al suo termine maggiore la nota assunta come sussumente e di fare del suo episillogismo infimo il prosillogismo di tanti episillogismi quanti sono i nuovi intelligibili assunti a sussumere quello già termine maggiore, sicché neppure qui troviamo un processo di allungamento all'infinito della stessa struttura polisillogistica, essendo solo data una rassegna infinita di polisillogismi regressivi ciascuno dei quali è momento o parte o imperfezione del successivo; ora, lo stesso discorso è da ripetersi quando un qualsivoglia specifico è assunto a termine maggiore. Una logica non classica, dunque, consente l'aumento all'infinito dei membri di un polisillogismo alla condizione che la struttura materiale del modificato muti in funzione del livello di intelligibilità cui si pretende elevare la dialettica. Per un pensiero di condizione umana non è mai dato l'arbitrio di sovraordinare un episillogismo a un prosillogismo assoluto, se non alla duplice condizione che il polisillogismo abbia andamento progressivo e che all'atto stesso della sovraordinazione si proceda alla sua modificazione materiale per sostituzione e a tutti i termini maggiori del predicato del sillogismo che s'intende sovraordinare; che se poi si ripudiano le condizioni rappresentative che rendono lecita questa sostituzione e ci si rifà alle condizioni della logica classica, lasciando alle altre la natura meramente problematica che esse ritraggono dalle operazioni di pensiero che le hanno generate, non pare in nessun modo lecito il processo all'infinito né in ordine alla giustapposizione di polisillogismi validi né tanto meno in ordine all'aumento dei membri dell'univoco polisillogismo valido. Dalle condizioni che una logica classica è tenuta ad accettare risulta un unico e univoco schema formale di polisillogismo progressivo e di polisillogismo regressivo: il primo, da una serie scalare di intelligibili N, N-1, N-2, N-3..... N-N+3, N-N+2, N-N+1, in cui N è generico assoluto e N-N+1 è la specie infima, procede da episillogismo a prosillogismo secondo il ritmo N-N+2 è N, N-N+1 è N-N+2, N-N+1 è N→ N-N+3 è N, N-N+2 è N-N+3. N-N+2 è N →....→ N-2 è N, N-3 è N-2, N-3 è N → N-1 è N, N-2 è N-1, N-2 è N; il secondo della stessa serie scalare, procede secondo il ritmo N-1 è N, N-N+1 è N-1, N-N+1 è N →N-2 è N-1, N-N+1 è N-2, N-N+1 è N-1 → N-3 è N-2, N-N+1 è N-3, N-_N+1 è N-_2 →....→N-N+2 è N-N+3, N-N+1 è N-N+2, N-N+1 è N-N+3; in entrambi gli schemi N che è termine maggiore permane costante in tale funzione, come dimostra sia il fatto che N è termine maggiore di tutti i membri del progressivo sia il fatto che N è l'unico intelligibile del regressivo che abbia funzioni solo di termine maggiore e mai di medio. La stessa logica classica è tenuta a prendere in considerazione anche un altro schema formale dei due polisillogismi, e precisamente da un lato quello schema formale di polisillogismo progressivo nel quale la liceità di predicare il termine maggiore al minore è data dalla predicazione del primo a un intelligibile che è nota del secondo, essendo questa predicazione legittimata dalla predicazione
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