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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 151 - 200
    • 194
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[pag 140 (194 F1/2)]

e identifica un qualsivoglia nesso predicativo con un rapporto di inerenza, implicitamente presuppone che il contenente che non è inerente in null'altro da se stesso sia fonte finita e definita della conoscenza delle note che lo denotano, che la prima dialettica consista in una serie di predicazioni a soggetto immutato ciascuna delle quali è il risultato di un atto decompositivo dell'unità del soggetto, e che da questa prima dialettica discenda come azione derivata e perfezionatrice il discorso deduttivo che ricompone in un regolare ordine la serie dei decomposti; che se poi prosegue attribuendo alla dialettica deduttiva l'incapacità di darsi un principio assoluto e quindi di prendere stanza in un polisillogismo che non sia all'infinito, ciò fa solo alla condizione di svincolare la dialettica deduttiva dalle sue dipendenze dal discorso induttivo e di affidargli il compito essenziale di generare intelligibilità via via che da sussumente si procede a sussunto; è vero che a ciò è costretto perché quando si tratta di fondare il diritto che il pensiero umano ha di parlare di una connotazione intelligibile costituita da note universali e necessarie in un rapporto costante e uniforme di determinazione, deve ricorrere a nozioni intelligibili prime e"trascendentali", nel senso classico e non critico del termine, dalla cui intelligenza piove luce di intelligibilità su tutte le rappresentazioni che sotto di esse legittimamente si sussumono, ma è altrettanto vero che tutto ciò può essere fatto a patto di assumere simultaneamente nonostante la loro contraddittorietà i principi del dictum de omni in formulazione compositiva ((??)) ((completiva??)) e i principi della funzione illuminatrice della deduzione fondata esclusivamente o primariamente sulla estensione; in definitiva, la fondazione del dictum de omni sul rapporto fra le comprensioni degli intelligibili esclude qualunque processo all'infinito sia nella determinazione per disarticolazione degli intelligibili sia nella deduzione di predicazione da predicazione, e muovere da siffatta fondazione per giungere all'infinità del polisillogismo è frutto di una contraddizione nei principi e nelle esigenze teleologiche.

 Il dictum de omni fondato sulla comprensione disarticola la connotazione di una specie infima in particolare in un sistema di aggregazioni progressive in cui ad eccezione della connotante generica assoluta che per definizione è posta come inanalizzabile tutte le altre connotanti generiche si riducono in realtà alla determinazione o del generico assoluto o dell'aggregato in atto ad opera di una connotante specifica necessaria assumente a perno della sua articolazione l'intelligibile dato che attende da essa la propria determinazione: la scomposizione operata sotto questo punto di vista riduce l'unitaria sintesi della specie infima a una sorta di gioco di scatole cinesi di cui ogni contenuto trae per dir così dalla differenza specifica il contorno limitante su cui l'ulteriore specifico si distende a costituire l'ulteriore contenente fino all'estrema differenza specifica, quella della specie infima, che circonclude il tutto - anche nella concezione dicotomica della genesi dell'intelligibile la rappresentazione della specie infima disarticolata non cambia di molto -; la dialettica che si snoda sulla falsariga di questa preordinata struttura è tenuta a spostamenti di attenzione


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[pag 141 (194 F2/3)]

che vanno dal contenente al contenuto e a predicazioni dell'aggregato immanente con funzioni di predicato all'aggregato circoncludente con funzioni di soggetto il cui risultato agli effetti dell'intelligibilità sta nella constatazione della o delle specificazioni che l'immanente aggregato di note riceve via via che dalla rappresentazione del predicato ci si sposta verso quella del soggetto; è allora evidente che o tale dialettica muove dal tutto del predicato al tutto del soggetto, nel qual caso la differenza tra i due ridotta all'unica nota specifica necessaria o all'unico complesso specifico necessario stabilisce il diritto di accettare l'immanenza immediata immanenza del predicato nel soggetto e costringe l'attenzione, quando il predicato e il soggetto da cui si muove siano rispettivamente il generico assoluto e il generico relativo costruito su questo per l'articolazione di un solo specifico necessario, e quando sottostia al principio di muovere da tale giudizio ad altri giudizi in cui la relazione del predicato col soggetto non muti, a spostarsi da un nesso di predicazione in cui è dato un soggetto con un predicato a un nesso di predicazione in cui il precedente soggetto si fa predicato dell'intelligibile che dal predicato stesso muove per aggregazione di un solo e nuovo specifico necessario, fino a giungere a quel soggetto che non è predicato di null'altro che di se stesso, oppure procede alla predicazione di un immanente a un circoncludente il cui specifico necessario non è la differenza specifica immediatamente articolata sul predicato, nel qual caso, se il predicato non è il generico assoluto e il soggetto non è lo specifico necessario, l'attenzione che voglia ripercorrere ordinatamente la connotazione disarticolata è tenuta a rilevare l'immanenza del predicato in ciascuno dei circoncludenti che a lor volta immangono nel circoncludente assunto a primo soggetto e insieme ad estendersi a quelle zone della comprensione escluse dalla prima predicazione con una serie di predicazioni che si connettono secondo il modulo della prima dialettica procedendo a fare del primo predicato e degli ulteriori predicati altrettanti soggetti fino al toccare il generico assoluto e del primo soggetto e degli ulteriori soggetti altrettanti predicati fino a toccare la specie infima, mentre, se soggetto e predicato coincidono rispettivamente con la specie infima dal generico assoluto, l'attenzione esaurisce il suo compito con la serie delle predicazioni successive che ritrovano l'immanenza del primo predicato in ciascuno degli intelligibili che lo circoncludono, fino alla specie infima - data la comprensione ({[(A) B] C} D) di N, nella quale B= A+A1, C=B+B1, D=C+C1, N=D+D1 essendo A1 B1 C1 D1 specifici necessari, la dialettica che ricostruisce analiticamente la connotazione secondo nessi immediati procede secondo la serie B è A, C è B, D è C, N è D, la dialettica che ricostruisce per analisi la connotazione secondo nessi non immediati e con un principio che ignora A e N procede secondo la serie D è B perché D è C e C è B, B è A, N è D, la dialettica che ricompone per analisi la connotazione secondo il nesso il meno immediato possibile procede secondo la serie N è A in quanto B è A, C è B, D è C, N è D -; la prima dialettica non è tenuta a dimostrare nessuna delle biffe del suo percorso trovandosi la fonte di validità


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[pag 142 (194 F3/4)]

dell'intera traiettoria con le sue tappe nella stessa disarticolata connotazione e dovunque essa compaia elenca i suoi giudizi nella duplice serie o ascendente o discendente senza che ogni giudizio ritrovi la propria ragione in un altro; il che è quanto risulta dalla serie delle premesse maggiori e dalla prima minore del polisillogismo regressivo e dalla serie delle premesse minori e dalla prima maggiore del progressivo - data la comprensione ({[(A) B] C } D) dell'intelligibile N le due dialettiche B è A, C è B, D è C, N è D e N è D, D è C, C è B, B è A mutuano la ragione di sé stesse e di ciascuna delle loro biffe dalla comprensione stessa, sicché nessun giudizio di ciascuna della successioni è ragione o conseguenza di altro giudizio, e con tale relativa indipendenza dall'argomentazione si inseriscono rispettivamente nel polisillogismo progressivo o nel regressivo -; ma l'altra dialettica, e in particolare quella che muove dalla predicazione del generico assoluto alla specie infima, deve fondare il diritto con cui ha affermato l'immanenza del predicato nel soggetto per due motivi; l'uno è per dir così geometrico-architettonico in quanto, se il soggetto è l'articolazione di uno specifico necessario in un aggregato a funzione indeterminato-generica e se la predicazione è il rilievo dato a quest'ultimo aggregato come al punto di articolazione dello specifico, la predicazione di un aggregato  che non è punto di articolazione dello specifico costitutivo del soggetto al soggetto stesso è legittima solo o alla condizione che si descriva la funzione di punto di articolazione del predicato per uno specifico necessario che col generico assoluto si fa punto di articolazione per un nuovo specifico necessario che in sintesi col nuovo punto di articolazione si fa punto di articolazione per un terzo specifico fin che non si giunga a quell'estremo punto di articolazione cui s'aggrega lo specifico necessario che è differenza specifica del soggetto, o alla condizione che si descriva l'articolazione della differenza specifica del soggetto sul suo punto di applicazione immediata e l'articolazione della differenza specifica di questo sul suo punto di applicazione immediato, e così via fino a giungere a quell'autosussistente punto di articolazione che è il generico assoluto; l'altro motivo è qualitativo e materiale in quanto, se il soggetto è in genere la conseguenza ontica dell'acquisizione di un modo d'essere qualitativo da parte di un altro modo che privato non gode di altra esistenza che non sia quella meramente problematica della rappresentazione, e se la predicazione è il rilievo dato al modo d'essere onticamente insufficiente e raggiungente la pienezza ontica nella sintesi, col modo d'essere completativo ((contemplativa??)) entro la connotazione del soggetto, muovere dalla predicazione del generico assoluto a una specie infima equivale a pretendere che il  modo d'essere completativo tipico del soggetto sia il complementare naturale del predicato, il che è vero alla condizione tuttavia o che lo specifico del soggetto sia colto come complementare di un certo modo il cui specifico è complemento di un altro modo, e così via fino a cogliere quello specifico che completando il generico assoluto costituisce con esso ((??)) il secondo modo d'essere insufficiente, o che il generico assoluto sia rappresentato come quel modo d'essere




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