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Giordano Bruno Cavagna (n. 1921 - m.1966) Metaf. class. e metaf. cristiana IntraText CT - Lettura del testo |
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Prot. 201 - 251 [pag 163 (201 F2/3)] o B e C sono segni delle rappresentazioni delle specie o sono segni delle differenze specifiche delle specie; nel primo caso la premessa minore o è un giudizio tetico((??)) -esistenziale, per cui “è B" è equivalente a "B è esistente", e allora l'inferenza di un'impossibilità di esistenza ossia di pensabilità di C dall'esistenza o pensabilità di A e di B è illegittima, in quanto la postazione delle due specie in funzione della postazione del genere è simultanea e valida per entrambe, oppure la premessa minore è un giudizio categorico in cui B è predicato ad A, essendo "è B" equivalente a "A è B", e allora la premessa minore è falsa e illegittima perché a nessuna specie è lecito immanere in un genere; che se invece B e C sono segni delle rappresentazioni delle due differenze specifiche, sia che la premessa minore sia un giudizio tetico sia che si ponga come giudizio categorico, l'inferenza è illegittima perché nell'un caso dalla rappresentazione o esistenza di una differenza specifica e del corrispondente genere non è lecito scendere alla negazione delle altre differenze specifiche articolabili sullo stesso genere, nell'altro caso nessuna differenza specifica di specie è predicabile al genere della specie; non resta che mutare l'ipotesi e attribuire ad A la funzione di indice della rappresentazione di una specie sottordinata al genere indicato dallo stesso segno e simultaneamente sottordinata a una delle specie indicate dal predicato, ma in questo caso la forma ipotetica della premessa maggiore è meramente verbale e illegittima dal punto di vista formale, per quanto già altrove si è detto essere un qualsivoglia giudizio categorico irriducibile a un ipotetico per l'impossibilità di inferire dalla mera esistenza di un intelligibile la necessità della sua qualificazione; in altri termini, nella nuova ipotesi il giudizio "se A è è o B o C " è una malformazione del giudizio "uno degli A è o B o C "-; se nessuno dei due nessi che costituiscono la forma del giudizio categorico e del giudizio ipotetico è verificato dal disgiuntivo, non resta che sia data al pensiero una terza forma connettiva peculiare del disgiuntivo in generale: è quel che afferma Kant quando deduce dal giudizio disgiuntivo la categoria di azione e reazione, ossia quando attribuisce all'espressione del giudizio disgiuntivo il ruolo di segno di una dialettica tra soggetto e predicato che è spostamento d'attenzione dal pensamento del primo alla rappresentazione della necessità del pensamento di un solo membro del secondo e insieme spostamento d'attenzione dal pensamento di un solo membro scelto ad arbitrio nella serie del predicato alla rappresentazione della necessità del pensamento del soggetto; in tal modo i rapporti formali di predicazione reciproca degli intelligibili introdurrebbero nella sfera del rappresentato quei principi di connessione che la natura fenomenica materiale attua in sé come criteri primi del suo ordine razionale, il principio di conservazione, il principio di causa, il principio di azione e reazione; ma a guardar bene il giudizio disgiuntivo è ricco di una struttura che non ripete puntualmente la struttura, con tutte le sue modalità, che dovrebbe ritrovarsi nella dialettica dei concetti interpretata alla luce del rapporto di azione e reazione: i concetti del genere e delle specie dovrebbero allacciarsi vicendevolmente in modo tale che la rappresentazione in generale del genere [pag 164 (F2/3 pag 201)] e la rappresentazione delle modalità qualitative del genere in particolare sono ragion sufficiente della rappresentazione generica o della rappresentazione qualificata di una sola tra le specie, e che la rappresentazione in quanto rappresentazione o la rappresentazione articolata nelle denotanti di una sola tra le specie è simultaneamente ragion sufficiente della rappresentazione in genere e della rappresentazione dell'organismo in particolare del genere; ma di fatto il pensiero né attua né ha il diritto di attuare tale rapporto fra un genere e le sue specie, perché da un lato il genere è simultaneamente ragion sufficiente della pensabilità in generale e della pensabilità articolata nelle denotanti di tutte le sue specie, dall'altro il pensamento dal complesso delle specie in generale e in particolare il pensamento di tutte le specie in quanto denotate dalle differenti differenze specifiche è la ragion sufficiente della conoscenza del genere in quanto ontità intelligibile indeterminata che raggiunge lo stato di determinazioni alla condizione di essere pensato nel nesso necessario che lo lega a ciascuna e insieme a tutte le denotanti specifiche che lo definiscono -sia dato il genere A e le sue specie B e C, le cui rispettive connotazioni son da pensarsi come l'articolazione della differenza specifica B1 su A e come l'articolazione della differenza specifica C1 su A; è evidente che la rappresentazione della connotazione di A è ragion sufficiente del diritto e della necessità di rappresentarsi non solo B1 ma anche C1 come articolantisi su di essa onde definirla o completarla nei suoi aspetti deficitari, ed è anche evidente che la rappresentazione simultanea sia di B1 che di C1 è la ragion sufficiente del diritto e della necessità di rappresentarsi A come la connotazione che deve essere data al pensiero onde B1 e C1 siano pensati nella loro funzione di denotanti specifiche, sicché nulla impedisce di concepire la dialettica fra A e B-C come un giuoco alterno di inferenze di necessità di B-C da A e di A da B-C; ma nulla, sotto questo punto di vista, consente di limitare a una sola delle specie, o a B o a C, il ruolo simultaneo di ragion sufficiente e di conseguente nei confronti di A, perché se le differenze specifiche articolabili su A sono due, non si vede motivo per cui la postazione di A lasci adito all'inferenza o di B1 o di C1 e quindi o di B o di C e per cui la postazione o del solo B1 o del solo C1 e quindi o del solo B o del solo C lasci adito all'inferenza di A; l'interpretazione kantiana della categoria o forma pura del giudizio disgiuntivo non regge neppure al confronto della teoria rigorosamente aristotelica degli intelligibili: se per una logica aristotelica ogni intelligibile è, in quanto rappresentazione, una sfera di attualità immersa in una materia rappresentativa allo stato potenziale, le rappresentazioni che son specie infime si opporranno alle altre in virtù di un grado minimo di potenziale e di un grado massimo di attuato e i generi si opporranno alle specie per un grado superiore di potenziale rappresentativo una parte del quale si dà in atto nelle specie; nei confronti del loro genere un complesso di specie costituiscono, allora, il principio attivo che ha promosso il movimento dalla ((della??))sfera potenziale del genere all'atto, e questa loro funzione detengono sia singolarmente prese, ciascuna in discrezione [pag 165 ( 201 F3/4)] e separazione dalle cogeneri, sia nel loro insieme, ciascuna in unità con le altre, mentre il genere si pone come lo strumento per la attuazione delle varie differenze specifiche delle sue specie e quindi delle specie stesse, e in quanto strumento acquista anche la portata di principio di esistenza per tutte le specie con le loro differenze specifiche, come quello che con la propria parzialità e insufficienza promuove l'attuazione sia di ciascuna differenza specifica che per dir così la completa sotto un punto di vista, sia di tutte le differenze specifiche che ne soddisfano la completezza sotto tutti i possibili punti di vista da cui la sua ontica deficienza viene riguardata; ma anche in questi termini rigorosamente aristotelici il rapporto di azione e reazione denota il generico rapporto fra un genere e tutte le sue specie prese in blocco, ma a nulla serve per l'intellezione di quel nesso fra un genere e le sue specie che è del giudizio disgiuntivo -; se dunque neppure l'interpretazione formale kantiana rende conto del giudizio disgiuntivo il cui soggetto sia, per ipotesi, la rappresentazione di un genere, non resta che o formulare una quarta interpretazione che non riduca il nesso fra una delle specie e il suo genere a immanenza o a effetto o azione subita e compiuta al tempo stesso; ma debbo confessare che la mia immaginazione non riesce a trovare una categoria per un tale rapporto di predicazione la quale accolga una rappresentazione che non sia né di immanenza di una parte in un tutto autosussistente né di apodittica connessione univoca di causa ad effetto né di apodittica connessione biunivoca fra due enti l'uno dei quali è causa di certi modi dell'altro e insieme è effetto, in certi suoi modi propri, dell'altro, perché si tratterrebbe sempre di stabilire l'essenza di un rapporto fra un ontico o un altro che vien scelto fra più ontici differenti in modo esclusivo e insieme indeterminato; fin che si rimane da un punto di vista aristotelico, la pretesa di trattare il soggetto del giudizio disgiuntivo come la rappresentazione di un genere non rende conto dell'intera natura del disgiuntivo stesso, ossia della dialettica che lo costituisce, perché è evidente che non si ha nessun diritto di escludere dalle attitudini proprie di una sfera intelligibile a entrare in necessaria connessione con un certo numero di ontici intelligibili non immanenti in essa tutte le attitudini stesse ad eccezione di una scelta a piacere: una volta che si escludono la liceità di trattare le specie o, il che è lo stesso, le corrispettive differenze specifiche come note immanenti in atto nel genere, e il diritto di pensare una specie soltanto come il necessario conseguente del genere, il rapporto genere-specie non lascia altra via se non o quella dell'accordo o congruenza o concordanza di tipo lockiano il quale accordo però non si ha ragione di ritenere valido per una coppia solo del genere o di una sua specie e non per le altre, o quella della partecipazione, nel senso o di un'appartenenza delle specie al genere per quanto questo ha di potenziale o di un'appartenenza del genere alla specie per quanto questa ha di attuato, la quale appartenenza però non si vede perché debba essere negata a tutte le specie tranne una, quella arbitrariamente prescelta, o quella della dipendenza, nel senso di un condizionamento o dal genere alla specie o dalla specie al genere
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