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Giordano Bruno Cavagna
(n. 1921 - m.1966)
Metaf. class. e metaf. cristiana

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  • Prot. 201 - 251
    • 204
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[pag 172 (204 F1)]

come succedaneo equivalente alla connotazione intera di ciascuno, e ciò in ottemperanza al criterio di identificare linguaggio e dialettica tra le immagini, con la conseguenza che la rappresentazione della ragione della classe, ossia del genere, accuratamente disgiunta dalla totalità della classe ed eretta a fonte di intelligibilità della medesima in forza della sua estensione e non della sua partecipazione alle connotazioni dei conclassari, si arricchisce della liceità di unirsi a una rappresentazione che ne fissi un modo di esistenza per la qualità e simultaneamente perde quella capacità che pur dovrebbe conservare di legarsi alle rappresentazioni di tutti i modi secondo cui la qualità del generico è atta ad esistere: perciò la logica aristotelica riduce la dialettica tra le classi di una classe e la classe delle classi al giudizio disgiuntivo, che nessuna delle forme delle dialettiche date al pensiero è sufficiente a informare come essenza, e che sembra rispondere meno all'impegno di enucleare le modalità universali e necessarie cui le dialettiche del pensiero di condizione umana sono subordinate che al criterio di mantenersi matematicamente ossequienti a quei principi che si son voluti cogliere inverati nel giudizio categorico, tant'è vero che la conversione del giudizio disgiuntivo mantiene inalterato quel rapporto fra intelligibili consentito dall'essenza del giudizio categorico appunto perché si attua secondo una serie di giudizi categorici ognuno dei quali, assumendo a soggetto uno dei predicati disgiunti, pone la legittima immanenza del soggetto del giudizio disgiuntivo in una delle sue specie e al tempo stesso stabilisce che tale immanenza è in funzione dell'articolazione di una differenza specifica la cui attuazione esclude quella degli specifici ad essa cogeneri e ne è esclusa -il giudizio "A è o B o C" si converte legittimamente nei giudizi categorici "B è A " " C è A " la cui giustapposizione è indice dell'impossibilità che A immanga in B nello stesso modo in cui immane in A in forza della differente attuazione di B1, differenza specifica che potenziale in A si è fatta attuale in B, e di C1, differenza specifica che potenziale in A si è fatta attuale in C, e dell'impossibilità che l'attuazione di B1 e di C1 si dia simultaneamente ed entro la stessa sfera di connotazione -; non altrettanto lecita pare la conversione del giudizio categorico "gli A sono B e C" perché l'inferenza dei due categorici giustapposti B è A e C è B non solo spezza l'unità dell'immanenza di D e C in A ma anche sostituisce alla rappresentazione dei conclassari in A la rappresentazione della ragione della loro cogenerità, il che d'altra parte farebbe anche la conversione in "B e C sono A" la quale per di più priverebbe B e C della funzione di influire sulla qualificazione di A attraverso l'articolazione delle rispettive incopulabili differenze specifiche B1 e C1; ma già il giudizio categorico che è principio di quest'ultima inferenza immediata pone la rappresentazione del suo soggetto libera dall'influenza che su di essa debbono esercitare le differenze specifiche delle classi particolari, e d'altro canto il giudizio disgiuntivo che è principio dell'inferenza aristotelica se non dà adito a dubbi sull’ intelligibilità dei suoi reciproci, ne lascia sussistere in abbondanza sulla sua stessa intelligibilità quando pretenda di assegnare al suo soggetto


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[pag 173 (204 F2/3)]

la natura assoluta di genere, e perciò ci pare che l'obiezione sia da lasciarsi tranquillamente cadere; piuttosto, una particolare esame riteniamo debba rivolgersi alle difficoltà che la conversione di un giudizio categorico del tipo "gli A sono B e C ", in cui B e C sono classi della classe A palesa quando la si guardi dal punto di vista della distribuzione del soggetto e del predicato e dal punto di vista della rappresentazione esattamente corrispondente ai termini costituenti il giudizio e il suo reciproco; la logica classica vuole che nel giudizio categorico universale affermativo la distribuzione sia data per il soggetto ma non per il predicato e che la conversione del giudizio categorico universale affermativo sia legittima solo nella direzione di un giudizio categorico particolare affermativo, il che è da intendersi nel senso che in un giudizio di tipo A il soggetto sia da assumersi nella sua intera estensione, e il predicato solo relativamente a quella porzione della sua estensione che coincide con quella del soggetto, con la conseguenza che essendo la sfera di coincidenza delle due estensioni considerate nel giudizio meno diffusa dell'area spettante al predicato in quanto intelligibile assunto in sé fuori da qualsiasi rapporto quando questo intelligibile sia assunto a soggetto della predicazione del soggetto del giudizio A la sua estensione debba essere ridotta a quella sua porzione o sfera particolare congruente col predicato; che il gioco fra i concetti dei due giudizi reciproci sia riducibile alla mera loro qualità formale dell'estensione è un dato molto meno perspicuo ed evidente di quel che la logica classica vorrebbe far credere: se ci chiediamo che cosa significhi distribuzione del soggetto e assenza di distribuzione del predicato in un giudizio di tipo A, si deve rispondere che in esso il pensiero si rappresenta l'intelligibile soggetto sia in sé come un ontico la cui connotazione è in sé ed è quel che è sia nel rapporto di immanenza in tute le connotazioni di cui entra a far parte come nota, con la conseguenza che l'immanenza del predicato nel soggetto è affermata valida sia che il soggetto sia rappresentato come un ontico rappresentabile in sé fuor di qualsivoglia relazione che non sia quella della predicazione, sia che il soggetto venga rappresentato come denotante la serie intera degli intelligibili alla cui connotazione partecipa come nota, mentre il predicato vien rappresentato solo in sé in quanto intelligibile che dotato di una certa connotazione immane in tutte le connotazioni la cui rappresentazione si pone come soggetto, sicché dalla rappresentazione del predicato viene inclusa la sua immanenza solo negli intelligibili del soggetto, la quale tuttavia, dato il rapporto di specie a genere che vincola il soggetto al predicato e data l'apoditticità della pluralità delle specie di un genere, non coinciderà mai con l'immanenza nella connotazione di tutti gli intelligibili cui appartiene come nota; donde segue che l'erezione del predicato al soggetto in quanto s'accompagna sempre alla rappresentazione degli intelligibili di cui il soggetto è nota, deve accompagnarsi a quella limitazione degli intelligibili denotati dal soggetto che rende lecita l'affermazione dell'immanenza in essi della specie eretta a predicato; per quanto si cerchi di eludere l'intervento della comprensione a condizionare l'intelligibilità dell'estensione,


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[pag 174 (204 F3/4)]

la distribuzione, ossia la validità di qualsivoglia predicazione a un intelligibile sia per l'intelligibile che per i conclassari della sua classe che lo hanno a predicato, si pone come lecita e legittima alla condizione di rappresentarsi simultaneamente l'intelligibile in sé e nella sua immanenza in tutti gli intelligibili della sua classe, il che non è dato se l'attenzione prima ancora di spostarsi sull'azione di intelligibilità dell'intelligibile distribuito non si posa sulle connotazioni e comprensioni degli intelligibili conclassari e dell'intelligibile che è fondamento della loro cogenerità; che se poi si considerano gli effetti dell'assenza di distribuzione del predicato nel giudizio di tipo A, il fatto cioè che tale intelligibile si sottragga a una valutazione dal punto di vista dell'estensione finché ha funzione di predicato del giudizio di tipo A mentre necessariamente entra sotto una valutazione che deve tener conto della sua estensione non appena acquista funzioni di soggetto, è dato notare che la differente condizione in cui viene a trovarsi lo stesso intelligibile a seconda che sia predicato  o soggetto dipende in particolare dallo stato in cui tutti gli intelligibili vengono a trovarsi quando son fatti soggetti e in generale dallo stato in cui tutti gli intelligibili si trovano quando son rappresentati nella loro pura funzione di intelligibili, e questa osservazione è forse in grado di illuminarci circa quella dotazione di distribuzione del soggetto e di sottrazione di distribuzione al predicato che la logica classe ((classica??)) pone come canone del giudizio di tipo A; rappresentarsi un intelligibile nella sua funzione di intelligibile, ossia riconoscergli l'attributo di intelligibile significa pensarlo dotato di tale funzione in sé, indipendentemente da ogni rapporto di cui entri a far parte e quindi rappresentarselo così sia in sé con la sua connotazione avulsa dai rapporti con cui entra sia in tutti i rapporti in cui entra fra i quali stanno evidentemente tutti i rapporti di immanenza nelle connotazioni di cui è genere; ogniqualvolta esso sarà assunto in tale ruolo sempre alla rappresentazione della sua comprensione andrà vincolata quella della sua estensione ossia dell'immanenza nelle comprensioni delle sue specie, con la conseguenza che delle due l'una o nell'atto in cui viene assunto come intelligibile la sua comprensione è conosciuta in modo congruente con la sua estensione e in questo caso il suo pensamento sotto i due punti di vista è lasciato intatto, o nello stesso atto la sua comprensione è conosciuta in modo incongruente con la sua estensione e in questo caso il suo pensamento sotto l'estensione deve venir differenziato in modo da riacquistare congruenza con il suo pensamento sotto la comprensione; è evidente che l'attribuzione a un intelligibile della funzione di soggetto sottopone la sua rappresentazione al condizionamento della predicazione, sicché se questa è tale da lasciar in perfetta congruenza il punto di vista della comprensione e quello dell'estensione la rappresentazione del soggetto è posta nella totalità della sua comprensione e della sua estensione, se invece è tale da rendere incongruenti estensione e ((??o??)) comprensione è necessario modificare il pensamento del soggetto sotto il punto di vista dell'estensione fin che sia raggiunta la congruenza perfetta tra la rappresentazione del soggetto




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